Il presidente ucraino Zelensky invoca sanzioni più severe per fermare il flusso di componenti utilizzati nei missili russi.
Microchip occidentali e altri componenti provenienti in gran parte dalla Cina sono utilizzati per fabbricare missili da crociera e balistici russi lanciati contro l’Ucraina. È quanto sostiene Kiev in un rapporto riservato agli ambasciatori a Kiev dei Paesi del G7. Il documento, visionato dal Guardian, invita le principali economie mondiali a “fare pressioni sui paesi che non agiscono con decisione”, senza nominare direttamente Pechino, oltre a un appello a rafforzare ulteriormente i controlli sulle esportazioni.
La Russia, dice Kiev, “si è adattata alle sanzioni” e quest’anno produrrà 1.061 missili, più del doppio dei 512 prodotti dai produttori di armi del paese nel 2022, il primo anno dall’invasione dell’Ucraina. Il documento sostiene che, con l’aiuto della Cina e di altri, componenti occidentali sono rivenute nei missili da crociera Kh-101 e Kalibr, nonché nei missili balistici ipersonici Iskander e Kinzhal.
Che la Russia stesse importando tecnologia militare occidentale, aggirando le sanzioni, non è una novità. Lo scorso aprile il New York Times rivelava che funzionari di Usa e Ue avevano notato un’ondata di chip e altri componenti elettronici venduti alla Russia attraverso l’Armenia, il Kazakistan e altri paesi.
Tutti i dettagli.
I MISSILI RUSSI
L’Ucraina stima che 1.734 vittime civili – morti e feriti – siano state causate dai soli attacchi missilistici dall’inizio dell’invasione russa su vasta scala nel febbraio 2022. Secondo Kiev, Mosca ha lanciato 6.000 missili che hanno colpito 3.387 obiettivi civili.
Se le sanzioni occidentali hanno impattato la capacità della Russia di fabbricare armi, il paese ha ancora accesso a molti componenti elettronici.
CON COMPONENTI OCCIDENTALI
L’analisi dei frammenti missilistici di Kiev rivela che la Russia utilizza una serie di microprocessori, principalmente di aziende statunitensi, forniti per scopi civili ma poi riesportati a Mosca attraverso paesi terzi.
In particolare, il documento rivela che i funzionari ucraini ha rilevato i chip delle americane Integrated Device Technology e Altera in un missile da crociera Kh-101, mentre il missile 3M-14 Kalibr contiene i processori di Texas Instruments e Cypress Semiconductor. I missili Iskander e Kinzhal dispongono entrambi di microchip della statunintese Xilinx, aggiunge il documento.
“Anche altri materiali trovati nei resti dei missili russi in Ucraina sono prodotti da Paesi democratici: vengono dalla giapponese Hitachi Chemical, dalla tedesca Roda Computer o dalla britannica Harwin” ha aggiunto il Corriere della Sera.
L’80% DEI COMPONENTI DEI MISSILI RUSSI PROVIENE DALLA CINA
La ricerca ucraina stima che l’80% dei componenti missilistici russi in valore provenga dalla Cina a gennaio e febbraio, anche se non è chiaro come sia stato ottenuto questo calcolo, sottolinea il Guardian. La Tailandia è il secondo maggiore esportatore, con il 5,5%, mentre altri paesi significativi includono Turchia, Maldive e Emirati Arabi Uniti.
Secondo il New York Times, dopo essere diminuite bruscamente subito dopo l’invasione ucraina, le importazioni di chip della Russia sono risalite, in particolare dalla Cina. Le importazioni tra ottobre e gennaio sono state pari o superiori al 50% dei livelli medi prebellici ogni mese, secondo il monitoraggio del think tank Silverado Policy Accelerator
I commercio illecito di chip si sta rivelando difficile da controllare data l’ubiquità dei semiconduttori. Le aziende hanno spedito 1,15 trilioni di chip ai clienti in tutto il mondo nel 2021, aggiungendosi a un’enorme scorta mondiale. E la Cina, che non fa parte del regime delle sanzioni, sta pompando chip sempre più sofisticati.
Secondo i funzionari statunitensi ed europei la Russia starebbe ottenendo merci americane ed europee dirottandole attraverso l’Armenia, il Kazakistan e altri paesi dell’Asia centrale.
Un documento contrassegnato dal sigillo del Bureau of Industry and Security degli Stati Uniti afferma che nel 2022 l’Armenia ha importato il 515% in più di chip e processori dagli Stati Uniti e il 212% in più dall’Unione Europea rispetto al 2021. L’Armenia ha quindi esportato il 97% di questi stessi prodotti in Russia, secondo il documento ripreso dal Times.
L’AUSPICIO DI KIEV
Alla luce di questi dati, Kiev sta facendo pressioni affinché i membri del G7 implementino sanzioni più severe a tutte le società di produzione missilistica russa e a rafforzare i controlli sugli utenti finali, per evitare che i componenti esportati per scopi civili finiscano in missili o altri kit militari.