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Tutte le perplessità sull’Ipo di WeWork

L'articolo di Giusy Caretto

Dopo indiscrezioni, attese e nuovi investimenti, WeWork ha ufficializzato il suo sbarco a Wall Street, che potrebbe avvenire non prima di settembre. I conti della società, però, mostrano luci ed ombre. Andiamo per gradi.

LA PRESENTAZIONE DEI DOCUMENTI

Fondata da Adam Neumann (ceo) e Miguel McKelvey  nel 2010, WeWork è una società americana che fornisce spazi di lavoro condivisi. La sue sede è a SoHo, a New York, ma in poco tempo ha allargato il suo business in tutto il mondo ed è sbarcato in Italia nel 2018.

L’azienda ha presentato, mercoledì 14 agosto, i documenti per il suo collocamento azionario iniziale a Wall Street, ufficializzando le numerose indiscrezioni sull’Ipo.

I NUMERI DI WEWORK

In 9 anni di vita, l’azienda è diventata un unicorno americano e ha raggiunto una valutazione di 47 miliardi di dollari a gennaio, grazie ad un round di finanziamenti (WeWork ha raccolto 8,4 miliardi dalla fondazione).

WEWORK IN PERDITA

Numeri altissimi, che però devono fare i conti anche con importanti perdite. Come emerge dal prospetto presentato alle autorità per avviare l’Ipo, la società ha una perdita di 900 milioni nei primi sei mesi di quest’anno, nonostante abbia registrato ricavi per 1,54 miliardi di dollari.

Le perdite sono più alte del 25% rispetto a quelle dello scorso anno (anno chiuso con perdite pari a 1,9 miliardi di dollari).

ANALISTI SCETTICI

Perdite che gli analisti guardano con sospetto. Un debutto in Borsa di successo “sarebbe una dolce vittoria per l’azienda”, scrive Axios.

LA SOCIETA’ PROVA AD ALLARGARE IL BUSINESS

E mentre WeWork guarda all’Ipo, il suo amministratore delegato Adam Neumann, pensa ad allargare il business aziendale, occupandosi di co-housing, di cibo (naturale), di scuole e di piscine (con le onde). WeWork ha anche cambiato nome in WeCompany.

Alcuni azionisti, però, sostengono che questi investimenti siano legati agli interessi personali del quarantenne Neumann.

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