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Vi spiego pregi e rischi della fattura elettronica

L'articolo di Marino Longoni, condirettore del quotidiano Italia Oggi

Nessuna speranza di proroga dell’entrata in vigore dell’obbligo di fatturazione elettronica, previsto per il 1° gennaio 2019 (anche perché il governo ha messo a bilancio per il 2019 circa 2 miliardi di maggiori entrate legate al nuovo adempimento), ma riduzione sostanziale del numero delle partite Iva interessate, grazie all’esonero dei contribuenti che rientreranno nel regime dei minimi/forfettari, che dal 1° gennaio si allarga a chi ha fatturato inferiore a 65 mila euro, cioè il 78% delle partite Iva, anche se non è detto che tutti coloro che ne hanno diritto presenteranno l’opzione per il regime agevolato.

I DUE SCHIERAMENTI SULLA FATTURA ELETTRONICA

Si tratta comunque di un punto di svolta, rispetto al quale è difficile prevedere gli sviluppi a medio e lungo termine. Attualmente sembrano contrapporsi due schieramenti, da una parte i timorosi, dall’altra gli entusiasti. I primi sono preoccupati dei numerosi problemi tecnici che ancora non sono stati risolti e che potrebbero complicare la gestione dell’adempimento nei primi mesi del nuovo anno. Ma probabilmente il timore più grande è quello di perdere una parte dei propri clienti che, attraverso la digitalizzazione, potrebbe affrancarsi dalla necessità dell’assistenza professionale.

IL RUOLO DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE

Già il decreto legislativo n. 127 del 2015 all’articolo 4 disponeva che l’Agenzia delle entrate mettesse a disposizione dei contribuenti in contabilità semplificata un programma di assistenza attraverso la dichiarazione precompilata e l’esonero dall’obbligo di tenuta dei registri Iva. E più volte l’ex direttore dell’Agenzia, Ernesto Maria Ruffini, ha dichiarato l’intenzione dell’Agenzia di procedere sulla strada della precompilata per le imprese di minori dimensioni.

PERCHE’ I COMMERCIALISTI SONO PREOCCUPATI

Ma i pericoli non vengono certamente solo da questo lato: nel mondo della consulenza aziendale si stanno affacciando soggetti di grandi dimensioni come Amazon o come alcune banche, che potrebbero essere in grado di offrire prestazioni standardizzate ma a prezzi tendenti allo zero, anche perché il vero business, per società di questo tipo, è quello di acquisire e poi gestire grandi quantità di dati, quelli dei clienti, appunto. E poi c’è il timore che una qualche forma di concorrenza o di distrazione della clientela possa venire dalle stesse società di software dalle quali i professionisti si trovano a essere sempre più dipendenti.

CHI SONO GLI ENTUSIASTI

Poi c’è la schiera degli entusiasti, più propensa a valutare i possibili benefici della fatturazione elettronica, piuttosto dei costi o dei rischi. Secondo uno studio della Commissione europea se l’obbligo fosse introdotto in tutta la Ue si potrebbero risparmiare in cinque anni qualcosa come 300 miliardi di euro.

POTENZIALITA’ E SFIDE DELLA FATTURA ELETTRONICA

Si tratta perciò di un’operazione che mette l’Italia tra i paesi all’avanguardia (anche se la fatturazione elettronica è in realtà già presente in molti paesi dell’America latina) e offre la possibilità di migliorare la competitività del sistema paese nei confronti dei suoi concorrenti diretti. Se è vero, infatti, che la gestione di questo nuovo adempimento comporta degli oneri iniziali sia per le imprese sia per i professionisti, è evidente che entrambe queste realtà beneficeranno presto di una riduzione di costi indotta dalla stessa procedura. Basti pensare ai risparmi di carta, toner, tempi di digitalizzazione.

IL VERO VANTAGGIO

Ma il vero vantaggio dovrebbe essere quello di una standardizzazione dei processi, che metterà in rete le imprese e faciliterà la circolazione e l’accesso a dati estremamente importanti per le decisioni del management. Dati che dovrebbero consentire un notevole miglioramento nella consulenza strategica, ma anche nell’attività di controllo da parte di Agenzia delle entrate e Guardia di finanza.

BENEFICI PER LA LOTTA ALL’EVASIONE?

Anche se è difficile aspettarsi risultati clamorosi nella lotta all’evasione, perché chi faceva il nero prima, continuerà probabilmente a farlo anche dopo. Anzi è possibile che il tetto dei 65 mila euro previsto per il regime dei minimi/forfettari, conveniente sotto molti aspetti, sia rispettato da numerosi contribuenti grazie al taglio di una fetta di ricavi, che verranno fatti scivolare nel sommerso.

LO SCENARIO PER LA CONSULENZA AZIENDALE

In ogni caso non c’è dubbio che il mercato della consulenza aziendale subirà nei prossimi mesi/anni una scossa, negativa in termini quantitativi, perché in un modo o nell’altro molti professionisti, Caaf, associazioni di imprese perderanno una fetta della clientela. Positiva in termini qualitativi perché la digitalizzazione e la conseguente disponibilità di dati più numerosi e più precisi renderanno più economica e rapida la gestione di numerosi adempimenti e miglioreranno i servizi di consulenza aziendale di alto livello.

 

Articolo pubblicato su ItaliaOggi

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