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App Immuni

Vi racconto come vivacchia l’app Immuni

L'articolo di Riccardo Luna per Italian.tech

 

Mentre aspettiamo di capire se dovremo fare il tampone anche da vaccinati e se ci aspettano altre restrizioni, può essere istruttivo dare un’occhiata alla classifica della app più scaricate.

Al primo posto, da mesi, c’è VerificaC19, l’app del ministero della Salute per controllare i Green Pass. Ma subito dopo, davanti a TikTok, YouTube e WhatsApp, c’è Immuni. Vi ricordate Immuni? La app per il tracciamento dei contagi che all’inizio della pandemia venne lanciata con grandi aspettative per contenere il virus e poi praticamente abbandonata. Il problema era che funzionava, ma quando il bluetooth del telefonino registrava un contatto con una persona positiva al virus, non accadeva nulla; anzi non accadeva nulla neanche se scoprivi di essere positivo, perché i medici non registravano il dato sulla app. Un flop organizzativo e non tecnologico, nonostante ai tempi oltre 10 milioni di persone avessero installato l’app.

Quando si capì cosa era necessario fare (un call center dedicato e migliaia di persone dedicate a tracciare i contatti dei positivi), era troppo tardi: i casi erano così tanti che sarebbe stato impossibile registrarli. Immuni era insomma morta e sepolta. Poi è arrivato il Green Pass e con esso la scelta di usare anche Immuni per poterlo ricevere. Risultato: Immuni da mesi è tra le app più scaricate, anche se per una funzione diversa da quella dichiarata, cioè “Notificare gli utenti potenzialmente contagiati il prima possibile, anche quando sono asintomatici”.

Se Immuni funzionasse, se l’avessimo fatta funzionare, se ci avessimo creduto, oggi non parleremmo di tamponi anche per i vaccinati. Perché è andata così? Non è un tema di diffidenza digitale, lo dimostra il successo del Green Pass. Ma il Green Pass richiede uno sforzo al cittadino (vaccinarsi), Immuni lo richiedeva allo Stato (allestire una struttura per tenere traccia dei contagi).

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