La Commissione di Ursula von der Leyen nega che la decisione annunciata il 23 aprile di sanzionare Apple e Meta per violazione del Digital Markets Act abbia qualcosa a che fare con il tentativo di convincere Donald Trump a fare retromarcia sulla sua guerra commerciale contro l’Ue.
“Si tratta di applicare la legge, non di negoziati commerciali. Sono due questioni completamente separate”, ha detto ieri la portavoce della Commissione. Ma la tempistica e l’ammontare delle multe non lasciano spazio a grandi dubbi. La decisione, che la vicepresidente responsabile Teresa Ribera aveva promesso per la fine di marzo, arriva con quasi un mese di ritardo. Le sanzioni sono ben al di sotto della soglia massima prevista dal DMA del 10 per cento di fatturato globale annuo. Apple ha ricevuto una multa di 500 milioni di euro, inferiore alla sanzione di 1,8 miliardi di euro che era stato imposto dall’Antitrust dell’Ue alla stessa società in un caso simile. Meta si è vista affibbiare una multa di appena 200 milioni di euro. “Noccioline”, ci ha detto un esperto del settore. Un portavoce della Commissione ha spiegato che la multa è stata calcolata in modo “proporzionato” sulla base di diversi fattori: durata, gravità, ripetizione dell’infrazione. La Commissione ha applicato anche un altro fattore attenuante per abbassare la sanzione: è la prima volta che il DMA viene applicato.
PERCHÉ APPLE HA VIOLATO IL DMA
Secondo la Commissione, Apple ha impedito agli sviluppatori di informare liberamente gli utenti su offerte alternative fuori dal suo App Store, violando l’obbligo di consentire il cosiddetto “steering” (indirizzare verso altri servizi) previsto dal Digital Markets Act per impedire situazioni di monopolio. Le restrizioni tecniche e commerciali imposte da Apple non permettono agli sviluppatori di promuovere offerte più convenienti o di indirizzare gli utenti verso acquisti esterni. Apple applica anche una compensazione troppo alta per la messa in contatto tra lo sviluppatore e l’utente finale. Oltre a imporre la multa da 500 milioni di euro, la Commissione ha ordinato alla società di rimuovere le restrizioni e di non reiterare comportamenti simili. La scadenza è fissata a 60 giorni. In caso di mancato rispetto Apple rischia una penalità giornaliera pari al 5 per cento del suo fatturato medio giornaliero globale. Ieri la Commissione ha anche annunciato una decisione favorevole ad Apple, chiudendo la procedura che aveva avviato ai sensi del DMA dopo che la società ha introdotto la possibilità per gli utenti di disinstallare alcune app del suo ecosistema e di scegliere liberamente altre app e la personalizzazione di diversi parametri.
PERCHÉ META HA VIOLATO IL DMA
Secondo la Commissione, Meta ha violato le regole del DMA con il suo modello “consent or pay” (consenti o paga), introdotto nel novembre 2023, che obbligava gli utenti a scegliere tra dare il consenso alla combinazione dei dati personali per la pubblicità personalizzata oppure il pagamento di un abbonamento per un servizio senza pubblicità. La Commissione ritiene che questo modello non offra agli utenti un’alternativa equivalente che consenta di usare meno dati personali come richiesto dal DMA. A novembre 2024 Meta ha introdotto una nuova opzione pubblicitaria con minore utilizzo di dati personali, che è attualmente in fase di valutazione da parte della Commissione, ma è riservata a un numero molto limitato di utenti. E’ sulla base di questo nuovo modello che la Commissione valuterà il rispetto da parte di eta dell’ordine di mettere fine alla violazione del DMA entro 60 giorni. Le discussioni sono in corso. La Commissione ieri ha anche preso una decisione favorevole a Meta, annunciando che Facebook Marketplace non è più considerato come rilevante ai fini del DMA perché il numero di utenti business nel 2024 è sceso sotto la soglia dei 10 mila.
LA RISPOSTA TRUMPIANA DI META ALLE MULTE DELL’UE
“La Commissione europea sta cercando di penalizzare le aziende americane di successo, mentre consente alle imprese cinesi ed europee di operare secondo standard diversi. Non si tratta solo di una multa; il fatto che la Commissione ci costringa a cambiare il nostro modello di business equivale, di fatto, a imporre a Meta un dazio da miliardi di dollari, obbligandoci a offrire un servizio di livello inferiore”, ha detto ieri Joel Kaplan, Chief global affairs officer di Meta, dopo che la sua società si è vista infliggere una multa da 200 milioni di euro. I toni sono trumpiani. Il colosso di Mark Zuckerberg vuole spingere Trump a rafforzare la sua guerra commerciale contro l’Ue? La reazione di Apple è meno trumpiana, ma altrettanto dura. Le decisioni di ieri “sono l’ennesimo esempio di come la Commissione europea stia ingiustamente prendendo di mira Apple con una serie di decisioni che ledono la privacy e la sicurezza dei nostri utenti, danneggiano i prodotti e ci costringono a distribuire gratuitamente la nostra tecnologia”, ha detto un portavoce di Apple.
(Estratto dal Mattinale Europeo)