Il 30 luglio 1966 a Wembley l’Inghilterra vince la sua unica Coppa del Mondo, allora denominata Coppa Rimet. Nonostante quella finale contro la Germania Ovest sia una delle più belle di sempre dei mondiali di calcio, resta nella memoria collettiva per la rete fantasma più famosa della storia.
Al minuto 101 del secondo tempo supplementare, l’inglese Geoff Hurst segna il 3 a 2 che porta in vantaggio l’Inghilterra determinando il corso della partita che si conclude 4-2 con un’altra rete sempre di Hurst, autore di una tripletta. Ma quella rete al minuto 101 entra nella leggenda per essere il gol fantasma per eccellenza: un tiro di destro da dentro l’area di rigore che colpisce la traversa e poi la linea di fondo. Dopo un iniziale tentennamento e un consulto con il guardalinee, l’arbitro convalida il goal tra le veementi proteste dei calciatori tedeschi. Le immagini, tutte poco nitide sia per la tecnologia del tempo sia per la presenza dello sfortunato portiere tedesco Tilkowski che si trova proprio davanti al punto in cui la palla tocca la linea, non sono mai riuscite a chiarire se quella palla sia entrata o meno. Probabilmente no. Del resto, per essere considerata rete, è indispensabile che l’intera palla abbia oltrepassato la linea.
Il 27 giugno 2010 si consuma la vendetta tedesca. Ai Mondiali in Sud Africa, negli ottavi di finale si affrontano di nuovo i tedeschi contro i favoriti inglesi. Quando ancora il risultato era sullo 0-0 non viene vista una rete evidente di Frank Lampard: la palla colpisce la traversa e dopo, diversamente dal 1966, oltrepassa evidentemente la linea ma nessuno della terna arbitrale se ne accorge. Alla fine la Germania vince per 4-1.
Questi due casi non sono gli unici ma forse i più celebri. In particolare il secondo a cui si sono associate molte altre situazioni dubbie nei campionati nazionali – con le corrispondenti polemiche post-partita – ha portato all’introduzione graduale e costante di numerosi strumenti tecnologici in un settore, come quello del calcio, tendenzialmente restìo ad accettare l’applicazione della tecnologia nelle regole del gioco. Soltanto nel 2012, infatti, l’International Football Association Board (IFAB), l’organo che stabilisce a livello internazionale le modifiche delle regole del gioco del calcio, ha approvato la cosiddetta Goal-Line Technology che alla fine dello stesso anno fu riconosciuta anche dalla Fifa. La prima grande competizione internazionale con la Goal-Line Technology sono stati, infatti, i Mondiali di calcio del 2014 in Brasile, anticipati dalla minore Confederation Cup del 2013. La Premier League la introdusse nella stagione del 2013-14, la Serie A italiana e la Bundesliga tedesca soltanto dalla stagione 2015-16.
La Goal-Line Technology consta di due sistemi che, per ironia della storia, sono stati inventanti in Germania e in Inghilterra. Il primo è il Goal-Ref, progettato dall’istituto tedesco Fraunhofer, prevede l’installazione di un chip nel pallone che interagisce con un campo elettromagnetico nel momento in cui la palla varca interamente la linea di porta, comunicando così all’arbitro l’effettivo oltrepassamento totale della linea. Il secondo è il celebre occhio-di-falco utilizzato da molto prima del calcio anche nel tennis. Lo Hawk-eye System è stato progettato dagli ingegneri inglesi del Roke Manor Research e utilizza un sistema complesso di telecamere ad alta velocità.
L’utilizzo della Goal-Line Technology porta con sé due problemi. Il primo è legato ai costi. Si tratta di un sistema economicamente oneroso, basti pensare che, solo per l’occhio di falco, sono necessarie sette telecamere ad altissima tecnologia per ognuna delle due porte del campo da calcio. L’insostenibilità economica è il motivo per cui ancora oggi non è applicato nelle serie minori. Solo per la Serie A nel 2021, l’utilizzo della Goal-Line Technology ha avuto un costo di 2,2 milioni di euro a stagione (fonte: Milano Finanza).
Il secondo problema è dato dalla probabilità di errore. Un margine piccolissimo di errore, eppure sufficiente a porre dei dubbi. I casi sono veramente pochi ma significativi. Il caso più eclatante è avvenuto il 17 giugno del 2012 in Aston Villa-Sheffield United. Agli ospiti non viene dato un goal, nonostante la palla avesse evidentemente superamento la linea di porta. L’occhio-di-falco, al tempo l’unico dei due sistemi ancora utilizzato, non ha funzionato in quanto come poi è stato rilevato dagli stessi responsabili del sistema si era creata una situazione del tutto anomala in cui la visuale di tutte le telecamere erano ostruita dal portiere, dal palo e dai giocatori.
Insieme alla Goal-Line Technology, l’altro importante strumento di applicazione della tecnologia al calcio è stato il Video Assistant Referee (VAR), ovvero la possibilità di esaminare situazioni dubbie grazie all’ausilio di filmati da parte di due arbitri in sala VAR. L’Ifab ha approvato il VAR nel marzo del 2016 ed è stato utilizzato prima negli Stati Uniti d’America e successivamente nella Coppa del Mondo per club nel 2016 e nel campionato del mondo del 2018 in Russia. La serie A italiana ha introdotto il VAR nel campionato 2017-’18, in Premier League nel 2018-’19 e in Champions League nel 2019-’20.
L’utilizzo del VAR è stato controverso sin dall’inizio. Spesso liquidato nel dibattito pubblico come moviola in campo, richiamando, soprattutto in Italia, le infinite discussioni delle trasmissioni televisive sulla moviola post-partita, il VAR, in realtà, è un sistema più complesso che può essere applicato solo a situazioni specifiche come l’assegnazione di una rete o di un calcio di rigore, in caso di espulsione diretta (non per somma di ammonizioni) oppure in caso di scambio di identità. Il suo stesso utilizzo resta tuttavia divisivo e non sempre fatto con coerenza e uniformità di giudizio. I casi sono numerosi e proprio la Serie A nella stagione in corso ha visto spesso polemiche per un non ricorso al VAR da parte dell’arbitro in diverse situazioni dubbie tra quelle sopra richiamate. Il VAR, inoltre, come la Goal-Line Technology ha costi notevoli. Alla Serie A il VAR è costato 986 mila euro all’anno (fonte: Milano Finanza).
L’introduzione della tecnologia nel calcio è stata molto tardiva e non priva di resistenze per il timore di depotenziare il margine di decisione dell’arbitro. Il calcio, inoltre, sin dal 1863, anno in cui la Football Association stabilì le regole del gioco in Inghilterra, è cambiato molto ma l’errore arbitrale resta una peculiarità di questo sport. La tecnologia ha contribuito a ridurre drasticamente gli errori e reso il calcio uno sport più equo. Non si può negare che uno dei motivi che ha reso indispensabile l’uso della tecnologia sia stato anche il crescente giro di affari intorno ai grandi eventi sportivi in cui un errore arbitrale, che può essere decisivo per l’esito di una partita, significa far vincere o perdere diversi milioni di euro a una società.
È altresì vero che l’ulteriore applicazione della tecnologia al calcio è un processo inevitabile e rientra in uno degli obiettivi della Vision 2020-23 della Fifa. Il 6 ottobre del 2022 l’Ifab ha iniziato a discutere una serie di possibili nuove applicazioni. Tra i temi affrontati c’è proprio l’utilizzo del VAR al fine di permettere un utilizzo a un numero maggiore di competizioni e l’introduzione del fuorigioco semi-automatico, un sistema che aiuterebbe gli arbitri a determinare le situazioni di fuorigioco in modo rapido e con un margine di errore inferiore. Già introdotto nei mondiali in Qatar, è stato utilizzato in Seria A dalla ripresa del campionato nel gennaio 2023.
L’altro tema trattato è stato quello di individuare sistemi che possano evitare le perdite di tempo. Per scongiurare i recuperi extra-large visti al Mondiale in Qatar, l’Ifab ha iniziato a studiare opzioni per ridurre le perdite di tempo, probabilmente in funzione di introdurre il tempo effettivo. Infine, per garantire maggior rispetto nei confronti dell’arbitro si stanno studiano soluzioni per installare delle telecamere indossate dagli arbitri che possano registrare eventuali insulti o dichiarazioni lesive.