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Svizzera

Niente più crittografia e navigazione in incognito in Svizzera?

In Svizzera sono allo studio importanti modifiche alla legge sulla sorveglianza digitale. Se la normativa venisse approvata, i fornitori di servizi di reti private virtuali (Vpn) e di app di messaggistica crittografate pensano che sarebbe impossibile continuare a operare nel Paese.

Non è la prima volta che in Svizzera vengono alimentate polemiche sull’eccessivo controllo del governo sulle attività Web degli internauti locali. Ma adesso il Paese potrebbe essere il primo nel cuore dell’Europa a dire addio a crittografie e navigazioni in incognito.

LA LEGGE SVIZZERA CONTRO VPN E CHAT CRITTOGRAFATE

Sono per lo meno queste, secondo i detrattori dell’emendamento, le conseguenze principali delle modifiche in studio alla legge sulla sorveglianza. Modifiche destinate a far confluire nel novero dei soggetti tenuti alla condivisione dei dati con le autorità anche i fornitori di servizi di reti private virtuali (Vpn), le app di messaggistica e i social network, allargando dunque notevolmente la casistica che al momento riguarda solo i gestori delle reti mobili e dei servizi Internet (Isp).

LE ACCUSE DEI GESTORI DEI SERVIZI

La modifica normativa, spiegano i sostenitori, mira a dare maggiori ‘armi’ nelle mani degli inquirenti per garantire alla giustizia chi commette reati online o nel mondo fisico ma nasconde su Internet parte delle prove a proprio carico. Attività al momento agevolate dai vari sistemi che blindano la privacy di chi naviga rendendo la vita difficile agli investigatori. “Il monitoraggio delle telecomunicazioni non può funzionare senza la collaborazione delle aziende del settore”, fanno sapere dalla Svizzera.

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Tuttavia, secondo i principali gestori delle Vpn – servizio che basa la propria ragion d’essere sulla creazione di una connessione sicura e crittografata tra il dispositivo usato per la connessione e la Rete garantendo una riservatezza superiore allo standard – la nuova norma che mira a collegare gli indirizzi Ip alle identità degli internauti e imponendo di condividere la destinazione dei messaggi veicolati via Web costringerà le aziende a rivoluzionare il modo in cui gestiscono la loro tecnologia di crittografia e le loro politiche sulla privacy per garantire l’anonimato dei loro utenti.

 

In molte parti del mondo le Vpn vengono sfruttate da internauti e associazioni non governative per aggirare i blocchi territoriali volti a un controllo delle informazioni visibili sui device locali. Per questo i fornitori di tali servizi, come NymVpn e Proton sul versante delle reti virtuali e l’app di messaggistica crittografata Threeema, hanno già fatto sapere che, laddove la nuova legge dovesse passare, per loro sarebbe impossibile continuare. “Con questa revisione si cerca di attuare qualcosa che è stato ritenuto illegale nell’UE e negli Stati Uniti. L’unico paese in Europa con una legge più o meno equivalente è la Russia” ha denunciato Andy Yen, fondatore e Ceo di Proton, in una recente intervista all’emittente elvetica Radio Télévision Suisse, meglio nota come Rts.

LA SVIZZERA NON AMA PIÙ LA RISERVATEZZA DEI CLIENTI DELLE PROPRIE AZIENDE?

Del resto un’azienda hi-tech come Proton ha fondato tutto sulla tradizionale riservatezza elvetica, decidendo di costituirsi a Ginevra. Sul sito del fornitore di Vpn si legge, tra i punti di forza del gruppo: “Secondo la legge svizzera, non abbiamo obblighi di conservazione dei dati e non possiamo essere obbligati a registrare la tua attività online. La Svizzera non aderisce ad accordi di sorveglianza come i 5 Eyes o i 14 Eyes e, secondo la legge svizzera, gli ordini di bavaglio non sono consentiti”.

Ecco perché Andy Yen ora sostiene che se questa norma venisse approvata, “Penso che non avremmo altra scelta che lasciare la Svizzera. La legge diventerebbe quasi identica a quella oggi in vigore in Russia. È una situazione insostenibile. Saremmo un’azienda meno riservata in Svizzera rispetto a Google con sede negli Stati Uniti. Quindi è impossibile per il nostro modello di business”. Parallelamente la nota testata canadese Vice, edita da Vice Media, ha pubblicato un articolo di sostegno a Proton che si conclude però con un discutibile banner pubblicitario attraverso il quale si invitano i propri lettori a iscriversi al servizio di Vpn dell’azienda elvetica.

L’articolo di Vice sulla nuova legge svizzera si chiude con un banner pubblicitario di Proton

IL PRECEDENTE

Al netto di alcuni scivoloni mediatici è comunque palese la volontà, da parte dei fornitori interessati dalle possibili restrizioni, di far valicare le Alpi alla news suscitando clamore internazionale così da spingere il legislatore elvetico a più miti consigli, minacciando la possibile fuga di imprese hi-tech dal territorio svizzero. A inizio 2024, il sito Republik.ch aveva invece denunciato il fatto che il Servizio delle attività informative della Confederazione, ovvero l’intelligence elvetica, avrebbe avuto accesso ai messaggi telefonici e alle e-mail della popolazione immagazzinando molte più informazioni di quelle concesse dalla nuova legge sull’intelligence. La Sic aveva negato tali accuse.

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