Da qualche tempo diversi utenti statunitensi lamentano la sparizione di prodotti Nintendo, una delle software house più note del mondo videoludico, dagli scaffali virtuali del colosso dell’e-commerce Amazon. Secondo Bloomberg sarebbe la conseguenza di un dissidio carsico, sui prezzi, tra le due parti. Ma andiamo con ordine.
COSA E’ SUCCESSO TRA AMAZON E NINTENDO
In un periodo particolarmente delicato per la Casa di Kyoto, che ha appena lanciato – con successo, pare: i primi dati di vendita parlano di 5 milioni di unità a livello globale tra il 5 e il 30 giugno 2025, diventando la sua piattaforma più venduta al debutto – la sua nuova console, Switch 2, con prezzi straordinariamente difformi tra il mercato nipponico (49.980 yen, circa 312 euro) e quello occidentale (469 euro), Nintendo secondo la ricostruzione di Bloomberg avrebbe individuato su Amazon venditori terzi che proponevano i suoi prodotti a prezzi inferiori a quelli ufficiali.
UN MERCATO PARALLELO, ALLA LUCE DEL SOLE?
Con ogni probabilità si tratta di acquisti fatti nell’area del Sud Est Asiatico, dove hardware e software costano meno per allinearsi a un diverso potere d’acquisto dei consumatori, rivenduti però anche in Occidente con la creazione, perciò, di un vero e proprio mercato parallelo concorrenziale rispetto a quello ufficiale. Un fatto intollerabile per Nintendo che da parte sua mai come in occasione del debutto mondiale di Switch 2 ha voluto controllare che i prezzi si allineassero a quanto stabilito internamente.
In patria aveva anche preso accordi con canali come Rakuten Rakuma, Mercari e Yahoo! Auction, chiedendo agli e-commerce di controllare gli account che avrebbero provato ad acquistare più copie della medesima console per evitare un fenomeno opposto, ovvero quello del bagarinaggio che, com’è noto, tende invece a gonfiare i prezzi dei prodotti con scarsa disponibilità iniziale.
LA CONTROPROPOSTA RIGETTATA
Tornando alla querelle tra Nintendo e Amazon, secondo Bloomberg il gigante americano dello shopping online si sarebbe rifiutato di intervenire sulle politiche dei prezzi dei singoli rivenditori terzi offrendosi al più di allegare alle diverse pagine etichette con lo scopo di garantire o meno l’autenticità della provenienza dei prodotti: una controproposta ritenuta insufficiente da Nintendo, che mirava a far cessare la rivendita con sconti non approvati.
Da qui la decisione, sicuramente coraggiosa, del produttore nipponico di ritirare i suoi videogiochi e le sue console dall’e-commerce statunitense. Interpellata da Bloomberg, Amazon si è limitata a parlare di informazioni “inesatte”, senza però smentire o fornire ulteriori dettagli. Labbra cucite anche da Kyoto: “Non esiste alcun dato del genere. Non divulghiamo dettagli su trattative o contratti con i rivenditori”, ha dichiarato un portavoce di Nintendo.
SWITCH 2 COMUNQUE NON SMETTE DI CORRERE
Peraltro, nelle ultime ore la notizia del traguardo già raggiunto di 5 milioni di Switch 2 piazzate in soli 25 giorni dal lancio ha fornito una nuova e probabilmente più interessante chiave di lettura alla presunta rottura tra Amazon e Nintendo col costruttore nipponico che sarebbe riuscito a dimostrare l’attrattività della sua nuova console – capace di infrangere persino i record di vendita della macchina che l’ha preceduta – anche senza passare dai propri canali ufficiali sull’e-commerce più noto al mondo.
Nintendo, sottolineano da Bloomberg, “non è certo il primo marchio a scontrarsi con Amazon sul comportamento dei commercianti terzi sul marketplace dell’azienda. I grandi marchi affermano da tempo che Amazon deve fare di più per controllare i venditori indipendenti e contrastare le contraffazioni”. Il dissidio comunque potrebbe non durare a lungo, riportano sempre da Bloomberg, in quanto Donkey Kong Bananza (videogioco su cui Nintendo punta molto per spingere ulteriormente le vendite di Switch 2), previsto per il prossimo 17 luglio, sarebbe pre-ordinabile anche sull’e-commerce fondato da Jeff Bezos.