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La strategia di Adobe per sfamare la sua IA e sopravvivere al fotoritocco intelligente

Vendereste foto di mani e piedi per soldi? No, non andranno su OnlyFans. È la curiosa richiesta fatta alla propria utenza da una delle maggiori software house statunitensi: così Adobe ha deciso di accelerare il passo e addestrare le sue IA.

Non bastasse Canva, che coi suoi tool per impaginare e fare grafiche ha iniziato a erodere piccole quote di mercato a chi, sulle suite di grafica professionale ha fondato un impero (la stessa Canva ha appena acquisito Affinity, serie di programmi per la creatività e la progettazione che possono essere considerati alternativi a Illustrator, Photoshop e InDesign), ora a impensierire Adobe ci si è messa anche l’intelligenza artificiale, ovvero l’IA.

PERCHE’ ADOBE TEME L’IA

Chiunque, grazie agli algoritmi intelligenti, può fin d’ora ritoccare foto e video, come pure montare frame in sequenza. Azioni che solo fino a 12 mesi fa richiedevano l’acquisto di programmi come Photoshop e Premiere di Adobe. Ma soprattutto richiedevano tanta, tantissima esperienza, dato che quei programmi sono professionali, utilizzati dai più grandi registi e montatori.

Il core business di Adobe (capitalizzazione di mercato: 216,96 miliardi) non sarà insomma intaccato né da Canva né dall’IA, ma certamente si tratta di innovazioni in grado di sottrarle quella platea di grafici e artisti “della domenica” che potrebbero lasciarsi distrarre da soluzioni più immediate e soprattutto economiche.

LA RINCORSA

Ecco perché anche Adobe si sta frettolosamente mettendo in scia alle più grandi software house che stanno spalando miliardi nella fornace dell’IA. E lo fa declinando le nuove tecnologie negli ambiti che conosce meglio, a iniziare dai file in formato Pdf.

A metà febbraio ha lanciato un assistente di intelligenza artificiale per Acrobat Reader in grado di produrre sintesi e rispondere a domande su Pdf e altri documenti. Attualmente in versione beta, sarà successivamente il fulcro di un piano di abbonamento.

ADOBE COMPRA VIDEO PER SFAMARE LA SUA IA

E poi naturalmente c’è il settore del fotoritocco e del video-editing. Le IA, lo sappiamo bene, per addestrarsi devono divorare più materiale possibile ma questo comporta rischi non indifferenti sul fronte dei diritti d’autore.

Un rischio che sta alla base dell’accordo multimilionario tra Apple e Shutterstock, tra le maggiori librerie di fotografie e video. Cupertino sborserà una cifra non dichiarata (voci di corridoio parlano di qualcosa compreso tra i 25 e i 50 milioni di dollari) per sfruttare quei contenuti per allenare la sua intelligenza artificiale.

QUANTO SI GUADAGNA VENDENDO AD ADOBE I PROPRI VIDEO?

Adobe per la propria IA ha scelto un’altra strada: secondo quanto riportato da Bloomberg, la software house statunitense sta contattando la propria utenza al fine di offrirle fino a 120 dollari per video molto banali, che ritraggano persone che compiono azioni quotidiane come camminare, fare sport o parlare direttamente in camera.

Secondo il quotidiano economico, “il pagamento per tali clip ammonta, in media, a circa 2,62 dollari per minuto di video inviato, anche se potrebbe arrivare fino a circa 7,25 dollari”. L’azienda finora ha acquistato le immagini esternamente pagandole, sempre in base a quanto riporta Bloomberg, tra i 6 e i 16 centesimi di dollaro.

ADOBE VUOLE FOTO DI MANI E PIEDI…

Fa sorridere il fatto che tra le richieste ci siano “semplici riprese anatomiche di piedi, mani o occhi”, che non è per soddisfare qualche strano feticismo ma per aiutare l’intelligenza artificiale a realizzare controparti virtuali di essere umani realmente affini a quelli reali.

Attualmente, infatti, è possibile comprendere se un prodotto è realizzato con l’intelligenza artificiale focalizzando la propria attenzione sugli occhi, spesso senz’anima, del soggetto ritratto, oppure sulle mani o sui piedi, che talvolta presentano più dita del dovuto o posizioni anomale. Il “tallone di Achille” dell’IA sono alcune parti anatomiche che ha maggior difficoltà a riprodurre: ecco perché Adobe ha diramato questa bizzarra richiesta al popolo del Web.

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