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A che punto è la sovranità digitale dell’Ue?

Mosse, polemiche, dissidi e scenari sulla sovranità digitale Ue. Estratto di un approfondimento di Christian Spillmann tratto dal Mattinale Europeo.

Il “Chips Act”, la normativa europea sui semiconduttori, è in fase di attuazione. L’Ue deve mobilitare 43 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati entro il 2030 per raddoppiare al 20 per cento la quota di mercato dell’Ue nella produzione mondiale di chip, i microprocessori, questi circuiti integrati fabbricati con semiconduttori, principalmente il silicio, che sono il cervello di computer e smartphone. E un “Chips Act 2” è in preparazione per lo sviluppo di un chip AI.

I PROBLEMI DEL CHIPS ACT

Ma bisogna passare dalla ricerca, punto di forza dell’Ue, all’industrializzazione, il suo punto debole. E i chip europei sono ancora troppo grandi. Sono a 22 nanometri, mentre i gruppi americani e taiwanesi sono a 3 nanometri.

È stato creato un fondo per i chip per aiutare le startup europee specializzate nella produzione di microprocessori. Ma la lentezza europea è un handicap. Il gigante americano Intel ha abbandonato il suo progetto di gigafactory in Germania per non aver ottenuto l’approvazione delle istituzioni europee per un aiuto pubblico, mentre un aiuto pubblico di 10 miliardi di dollari è stato approvato negli Stati Uniti in tre settimane. Il gigante taiwanese TSMC, leader mondiale del settore dei semiconduttori, ha invece iniziato a investire in Europa.

“PORGI L’ALTRA GUANCIA”

L’altro problema è la politica del “porgi l’altra guancia”. Quando gli Stati Uniti impongono restrizioni all’esportazione di chip utilizzati per i modelli di intelligenza artificiale verso l’Ue e la Cina impone restrizioni sulle materie prime e le terre rare, la Commissione rifiuta lo scontro e cerca il compromesso. La strada per una politica industriale dei semiconduttori è stata aperta, ma le decisioni devono essere adattate alla realtà geopolitica, ci ha confidato una fonte europea.

LA POSIZIONE EUROPEA NEI SUPERCOMPUTER

L’Unione europea è ben posizionata sui supercomputer dal lancio, nel 2018, dell’impresa EuroHPC costituita da 12 paesi europei, tra cui Francia e Germania. Sono stati lanciati i primi computer quantistici e la prima infrastruttura europea di comunicazione quantistica sicura, l’EuroQCI, e il quantistico è stato integrato nella futura costellazione di satelliti europei di comunicazione IRIS 2. Gli europei stanno inoltre implementando la crittografia post-quantistica (PQC) nelle infrastrutture critiche per resistere a una violazione del codice RSA che crittografa tutte le nostre comunicazioni. “Con il quantistico, si violano tutti i sistemi”, assicura un esperto. Nessun sistema di crittografia resisterà, e sarà garantita una riservatezza totale per la trasmissione dei dati. La banda larga con il 5G per la velocità di elaborazione e la connettività grazie a satelliti in orbita bassa completeranno il dispositivo. Resta da aumentare la potenza e industrializzare le soluzioni.

SOVRANITÀ DIGITALE E RITARDI SUL CLOUD

Il cloud è più complicato. L’Unione europea ha “regalato” i dati personali dei suoi cittadini. Questi dati vengono saccheggiati dai GAFAM (Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft), i giganti americani del web che dominano il mercato digitale. Questi dati vengono venduti come merci e utilizzati in tutta discrezione dall’amministrazione americana grazie al Cloud Act. “Non dobbiamo commettere lo stesso errore con i dati industriali, che saranno più importanti e strategici”, avvertono gli specialisti europei. Il 16 per cento delle aziende dell’Ue utilizza un sistema di “cloud computing” fornito da un provider di servizi. Queste società sono americane (Amazon, Google, Microsoft), cinesi (Huawei) o europee (Orange, Atos, Capgemini, OVH).

L’Unione europea deve dotarsi di un proprio “cloud industriale”, un ambiente virtuale che permetta alle aziende di scambiare dati sensibili in tutta sicurezza. “Nessuna azienda è pronta a creare un ‘Cloud industriale’ con elementi di sicurezza e i servizi associati”. Parola di esperti. Il gioco è aperto, la posta in gioco è alta. Saranno necessari investimenti massicci. E c’è un legame con la Difesa, che beneficerà dell’innovazione civile e viceversa.

DIGITAL SERVICES ACT E DIGITAL MARKETS ACT

L’Ue ha anche organizzato la sua protezione. Thierry Breton ha portato avanti due regolamentazioni: il Digital Services Act, una legislazione per piegare i GAFAM, e il Digital Markets Act, che impone alle grandi piattaforme digitali come X, TikTok, Telegram, META di rendere i loro contenuti più sicuri e trasparenti. Bisogna però avere la volontà di utilizzarli. Ursula von der Leyen è restia. Le regolamentazioni europee sono nel mirino degli americani e Donald Trump ne esige l’abbandono sotto minaccia di sanzioni commerciali. La presidente della Commissione è terrorizzata e le indagini procedono a rilento.

(Estratto dal Mattinale Europeo)

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