skip to Main Content

Snapchat

Snapchat supera Facebook, ma solo tra i giovani

I giovanissimi abbandonano Facebook per Snapchat: i messaggini che scompaiono conquistano i teenagers, ma Mark Zuckerberg non starà a guardare Un risultato storico, nel mondo dei social. Snapchat batte Facebook fra i giovani americani, sempre più fedeli all’app dei messaggini che scompaiono e sempre meno presenti sulla piattaforma creata da Mark Zuckerberg. C’è da dire che…

I giovanissimi abbandonano Facebook per Snapchat: i messaggini che scompaiono conquistano i teenagers, ma Mark Zuckerberg non starà a guardare

Un risultato storico, nel mondo dei social. Snapchat batte Facebook fra i giovani americani, sempre più fedeli all’app dei messaggini che scompaiono e sempre meno presenti sulla piattaforma creata da Mark Zuckerberg.

C’è da dire che anche le ultime scelte di Facebook sembra siano fatte per accontentare e fidelizzare un pubblico più adulto: sul social network di Menlo Park, infatti, sarà possibile abbonarsi ai quotidiani. Forse, a dare nuovo impulso agli utenti “teen”, potrebbero essere le partite

Facebook: sempre meno utenti giovani

silicon valleySu Facebook diminuiscono i giovanissimi: gli utenti fra i 12 e 1 17 anni caleranno quest’anno del 3,4% a 14,5 milioni. Saranno meno, quindi, dei 15,8 milioni di teenager che usano Snapchat. A fare i calcoli è eMarketer, secondo cui Snapchat supera Facebook anche nella categoria fra i 13 e i 24 anni. Si tratta di un risultato storico per il mondo social: il fantasmino che fin da subito è piaciuto ai piccoli utenti, ha sempre combattuto per conquistare lo scettro di prima piattaforma social. E quest’anno ci riuscirà, anche se solo tra i giovanissimi.

Nel gruppo 13-24, poi, Snapchat raggiunge quotidianamente un pubblico maggiore in termini di pubblicità con più di 26 milioni di utenti, a fronte dei 25-26 milioni di Facebook.

E se vero che i numeri dimostrano la crescente pressione su Facebook che a breve registrerà il suo primo calo in termini di uso in tutti i gruppi di età, è anche vero che il colosso di Menlo Park non abbasserà la guardia.

”La buona notizia per Snap è che Snapchat continua a crescere. La cattiva notizia è che Facebook è grande e potente, e quindi Snapchat vivrà ancora del tempo nella sua ombra” afferma Debra Aho Williamson, analista di eMarketer, con il Financial Times. A giocare a vantaggio di Facebook è Instagram, popolare fra gli utenti fra i 18 e i 24 anni.

Mondiali 2018: decideranno il vincitore?

In questa partita per chi conquista più utenti, un ruolo fondamentale avranno i mondiali di calcio. Saranno guardati in tutto il mondo. E gli spettatori saranno davvero numerosi. È per questo che Facebook e Twitter, ma anche Snapchat, secondo le indiscrezioni di Bloomberg, vorrebbero accaparrarsi i diritti online per trasmettere gli highlights dei prossimi Mondiali di calcio.

In realtà, Facebook e Twitter  avrebbero già promosso decine di milioni di dollari a Fox per poter avere i diritti sui momenti salienti delle partite di Russia 2018 che saranno  trasmesse negli Stati Uniti.  La partita è decisamente aperta. Fox, infatti, starebbe ancora valutando

twitter

 se vendere i diritti a un unico acquirente o se dividerli tra i diversi contendenti.

Fox, nel 2011, quando si è aggiudicata i diritti statunitensi dei Mondiali del 2018 e del 2022 avrebbe messo sul piatto oltre 400 milioni di dollari. Dunque, vendere i diritti online alle compagnie social potrebbe essere occasione per ammortizzare i costi.

Intanto, un precedente c’è, il mese scorso, Fox Sports ha infatti annunciato una partnership con Facebook per lo streaming in diretta delle partite della Champions League 2017-2018. Non solo: Facebook ha anche stretto un accordo con la Major League Baseball americana, con cui ha un accordo di trasmissione anche Twitter.

Facebook: piattaforma su cui informarsi e abbonarsi ai quotidiani preferiti

Facebook, già nei mesi scorsi, ha dato la possibilità agli editori di pubblicare gli articoli direttamente su Facebook senza rimandare ai siti che li hanno prodotti.

facebook fake newsSi tratta, ovviamente, di notizie fatte per essere pubblicate esclusivamente sulla piattaforma social e dunque ottimizzati per la visualizzazione da mobile e sviluppati in html5. Gli instant article sono disponibili per tutti i publisher a partire dal 12 aprile 2016.

Le notizie sono coperte da diritto d’autore, dal momento che gli articoli restano sui server degli editori (che registra anche visite e pageviews), Facebook però monitora statistiche di traffico e soprattutto definisce stili e standard univoci di visualizzazione.

Secondo i dati diffusi da Menlo Park, nel mondo, ci sono più di 10mila editori che usano gli Instant Articles (più 25% soltanto negli ultimi sei mesi. Più di un terzo di tutti i clic sugli articoli su Facebook sono ora indirizzati su Instant Articles, rendendo più di 1 milione di dollari al giorno agli editori.

Se è vero che i numeri sono importanti e che i click ci sono, è anche vero che gli editori lamentano scarsi guadagni. Il limite di numero e tipologia di annunci pubblicitari fissato da Facebook all’interno di Instant Articles non permette alla testata giornalistica di guadagnare con lo stesso contenuto le stesse cifre che arrivano con gli annunci pubblicitari che compaiono direttamente sui siti.

Ed è per questo motivo che Facebook pensa ad una piattaforma a pagamento. Campbell Brown, ex anchorwoman televisiva e da qualche mese responsabile dei rapporti con i media e dei progetti giornalistici di Menlo Park, avrebe annunciato in occasione del Digital Publishing Innovation Summit di New York che Facebook lancerà un paywall interno alla piattaforma.

Anche alcuni Instant Article, dunque, saranno a pagamento. Attenzione: ci saranno comunque una decina di articoli liberi nell’arco di un certo periodo per una certa testata, dopo i quali, però l’utente dovrà attivare un abbonamento. Proprio come avviene sulle grandi testate gironalistiche. Ci potrebbero essere delle offerte a pacchetto o abbonamenti ad hoc per più testate.

C’è da dire, comunque, che tutto quello che arriverà non andrà completamente nelle casse degli editori. Facebook terrà certamente una parte per sé, anche se ancora non è stata decisa la percentuale.

Back To Top