Così come all’epoca dei grandi cambiamenti dei secoli scorsi, una forte accelerazione nelle invenzioni umane sta trasformando l’economia e la società. Parliamo di un mosaico che si compone di infrastrutture (la banda ultralarga e la rete fisica per la realizzazione del 5G), fattori abilitanti complessi e fenomeni come l’intelligenza artificiale, il cloud, l’edge computing, il machine learning, che combinandosi tra loro stanno producendo, in tempi estremamente rapidi, cambiamenti radicali nella nostra realtà.
Conoscere le mutazioni tecnologiche significa capire come cambiano le esigenze dell’uomo, che in ogni epoca costruisce il mondo a sua immagine e somiglianza ma allo stesso tempo è attento a trasformare il suo vivere quotidiano in base a ciò che offre il progresso e la ricerca.
Presso la Commissione Telecomunicazioni alla Camera, da me presieduta, con l’esame del documento dell’indagine conoscitiva su 5G e Big data si è concluso un percorso che abbiamo iniziato a settembre del 2018, fortemente voluto dal gruppo parlamentare della Lega. Durante il lavoro svolto abbiamo incontrato esperti, istituzioni, Autorità, e dato spazio a contributi che sono arrivati dalle diverse realtà coinvolte, che hanno aperto una finestra sulle criticità, le potenzialità, conseguenze e dubbi legati a quella che rappresenta una rivoluzione nelle nostre vite, con forte impatto su numerosi settori sociali.
La nostra indagine ha spaziato in tutti i campi, dall’integrazione del 5G con la banda ultralarga per superare il digital divide, all’utilizzo di Big data per produrre nuove forme di intelligenza, passando per gli investimenti delle società sulle reti. Abbiamo approfondito i rischi per la sicurezza informatica e gli aspetti legati alla salute. È emerso da subito che, quando parliamo di 5G, non ci limitiamo a descrivere un progresso nelle telecomunicazioni ma ci riferiamo a un cambiamento epocale. Sapete bene che se raccontassimo che la quinta generazione delle telecomunicazioni rappresenta un’evoluzione del cellulare non saremmo rispettosi dei doveri che implica la nostra professione di giornalisti circa la veridicità dei fatti e, personalmente, non sarei coerente con gli obblighi derivati dalla mia attività parlamentare se non approfondissi in maniera oggettiva ogni aspetto di questo imponente cambiamento.
Prendiamo come riferimento il fenomeno Big data. La trasformazione in atto permette di raccogliere e scambiare informazioni e dati a una velocità prima non consentita, portando a compimento il cosiddetto Internet of things. Nella vita quotidiana questo significa concepire per esempio un veicolo a guida autonoma, nel quale il conducente non avrà bisogno di toccare il volante e i pedali, auto che comunicano con la segnaletica stradale, macchine che attualmente sono già in commercio in diverse parti del mondo potrebbero diventare la normalità nelle smart city che in Italia stiamo iniziando a pensare. La città “intelligente” è molto più realizzabile di quanto si pensi, emerge dalla nostra indagine che le infrastrutture 5G richiedono uno sforzo energetico minore per il proprio funzionamento rispetto alle connessioni attuali, ergo non è così impossibile concepire un’applicazione in zone meno industrializzate.
Anche le famiglie vivranno diversi cambiamenti. Non è lontana la connessione tra strumenti intelligenti, in grado di capire quando un determinato prodotto stia terminando in casa per ordinarlo senza alcun intervento umano, alla luce dell’impulso che le aziende di elettrodomestici stanno dando alla ricerca sul campo.
Questi sono solo alcuni esempi, ma come risulta da una recente comunicazione della Commissione Ue sulla Strategia europea per i dati, il modo in cui vengono archiviati ed elaborati i dati cambierà radicalmente nei prossimi 5 anni. Oggi l’80% dell’elaborazione e l’analisi dei dati avviene nei data center e nelle strutture di elaborazione centralizzata e solo il 20% negli oggetti connessi in modo intelligente, come automobili, elettrodomestici o robot di produzione, e in strutture di calcolo vicine all’utente (edge computing) ma entro il 2025 è probabile che queste proporzioni vengano invertite. Parliamo di pochi anni che faranno la differenza e cambieranno radicalmente la società. Tale trasformazione, così come accadde nei secoli scorsi, sarà una vera e propria rivoluzione industriale, che interesserà ogni settore della vita umana e non da ultimo quello del lavoro, che richiederà competenze diverse rispetto a quelle attuali.
Pensiamo all’intelligenza artificiale, il cambiamento porta con sé una serie di dubbi di natura etica, che vale la pena raccontare e approfondire. C’è il rischio automazione? Come cambierà il mondo del lavoro? Questi quesiti riguardano tutte le realtà produttive, compresa la professione giornalistica. Il mondo del publishing sta vivendo già un ridimensionamento impensabile fino a pochi anni fa: si pensi all’esperimento dell’agenzia americana Associated press, che per quattro anni ha utilizzato l’AI per aiutare i redattori a trovare facilmente le notizie. Si è utilizzato per esempio uno speciale software che scriveva autonomamente notizie sportive, per sollevare i giornalisti dai lavori di routine e favorire la concentrazione nella parte creativa del mestiere. Secondo questo principio i robot potranno svolgere le attività degli esseri umani in diversi campi, ma allo stesso tempo le aziende accresceranno la richiesta di soft skill sociali che, secondo recenti statistiche, aumenterà del 22% in Europa entro il 2030. Un pericolo? Sicuramente, se tale rivoluzione resta sconosciuta e mal governata.
Nel corso della nostra indagine abbiamo anche dato ampio spazio al tema dell’esposizione alle onde elettromagnetiche e, coerentemente con il principio dell’oggettività, a tutte le voci che hanno evidenziato possibili pericoli per la salute legati alle tecnologie di ultima generazione. Siamo rassicurati dalle rilevazioni dell’Istituto superiore di sanità che esclude l’ipotesi di rischi per i cittadini, invitando a un costante controllo e monitoraggio dei livelli di esposizione elettromagnetica. Su questi come altri temi comprenderete quanto sia importante, rimanendo comunque attenti alla sensibilità dell’opinione pubblica, essere fedeli al fondamentale ruolo dei giornalisti italiani nell’informare al meglio i cittadini.