I dazi di Donald Trump avrebbero spinto il gigante hi-tech sudcoreano Samsung a destinare altri 7,2 miliardi di dollari per rafforzare i propri impianti di produzione di semiconduttori negli Stati Uniti. Negli ultimi mesi era stato documentato un rallentamento delle operazioni americane ma a quanto riporta la testata sudcoreana SEDaily si trattava solo di un arresto strategico nell’attesa che si definisse la questione delle barriere commerciali tra gli States e il resto del mondo, con particolare riferimento all’area asiatica.
I NUOVI SFORZI DI SAMSUNG PER ACCONTENTARE TRUMP
In totale, si legge, Samsung avrebbe destinato diecimila miliardi di Won alla creazione di una linea di advanced packaging per i chip. Si tratta di una mossa che verrà senza dubbio evidenziata durante il vertice tra Stati Uniti e Corea del Sud previsto per il prossimo 25 agosto.
IL VERTICE A FINE AGOSTO
In quella data il presidente della Corea del Sud, Lee Jae-myung, e il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, dovrebbero – secondo quanto trapela – discutere del rafforzamento dell’alleanza bilaterale e del partenariato per la sicurezza economica con particolare focus sulla cooperazione nei settori manifatturiero, batterie, cantieristica navale, minerali critici e ovviamente, nel delicato comparto dei chip, cruciale per l’intera industria hi-tech.
NASCE LA FILIERA AMERICANA?
Samsung comunque si starebbe muovendo allettata dalle possibilità economiche offerte dall’esigenza manifestata da un sempre crescente numero di multinazionali americane di imbastire una propria filiera a stelle e strisce per evitare gli strali dell’attuale inquilino della Casa Bianca.
Da mesi Donald Trump sta spingendo a suon di minacce di dazi le Big Tech americane a trasferire nei 50 Stati la propria linea produttiva: da qui per Samsung la recente acquisizione di una commessa per i sensori fotografici di Apple e un ordine da 16,5 miliardi di dollari da parte di Tesla per la fabbricazione di chip AI.