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Regolamentazione Dell'ai

Regole certe per l’Ai europea, solo così si svilupperà il settore creativo

Perché 34 associazioni del mondo culturale italiano si appellano al Governo italiano affinché sostenga la linea già approvata dal Parlamento europeo e si sfili dalla posizione contraria alla regolamentazione dell'Ai siglata qualche giorno fa con Francia e Germania. L'intervento di Enzo Mazza, ceo Fimi (Federazione industria musicale italiana)

 

Mentre ci si avvicina ad una giornata decisiva per la proposta di regolamento europeo sull’intelligenza artificiale, con il trilogo del 6 dicembre, si moltiplicano gli appelli per una regolamentazione stringente sul fronte dei “foundation model”, ovvero le basi sulla quali si addestrano le piattaforme di intelligenza artificiale generativa. L’ultimo appello affinché il governo italiano sostenga la linea già approvata dal Parlamento europeo e si sfili dalla posizione contraria alla regolamentazione siglata qualche giorno fa con Francia e Germania arriva da 34 associazioni del mondo culturale italiano.

Siamo di fronte ad una fase delicata. Diversi settori, tra i quali quello musicale, sono già attivi nell’impiego delle nuove opportunità offerte dalle tecnologie di AI generativa. La produzione musicale, la promozione e i fan di musica potranno sicuramente beneficiare di una tecnologia dirompente ma è assolutamente necessario che ciò avvenga in un contesto di regole che salvaguardino il patrimonio creativo.

La proposta del Parlamento europeo all’articolo 28b(4) di obbligare i fornitori di modelli di base a registrare i contenuti utilizzati per addestrare i modelli è un passo nella giusta direzione, ma per essere veramente efficace tale proposta deve essere ulteriormente sviluppata, o migliorando il testo del Parlamento o integrandola nel testo del Consiglio.

La filiera dell’intelligenza artificiale generativa (ossia gli sviluppatori e gli operatori dei sistemi e dei modelli di intelligenza artificiale, compresi i modelli di base) devono rispettare i principi fondamentali di governance dei dati. Questo significa conservare e rendere pubblicamente disponibili informazioni sufficientemente dettagliate sull’uso dei dati di addestramento e di altri materiali o contenuti protetti dal diritto d’autore, al fine di consentire ai titolari di copyright, di determinare in via preliminare se e come i loro diritti siano stati lesi e, in seconda istanza, coloro che hanno interessi legittimi dovrebbero essere in grado di richiedere e ricevere registrazioni complete dei dati di addestramento, comprese opere o altri materiali protetti in modo da negoziare le licenze per l’autorizzazione.

Nella proposta di Francia, Italia e Germania, contrariamente alle aspettative e a quanto previsto dal Parlamento, si punta a introdurre elementi di autoregolamentazione che indeboliscono l’intera norma, lasciando di fatto mano libera a sei o sette multinazionali dell’AI.

Un errore clamoroso spacciato per la tutela di presunte start up europee che in realtà non esistono o sono poco rilevanti come Mistral in Francia.

L’augurio di tutti è che l’Italia cambi posizione seguendo anche gli impegni già proposti in sede internazionale dal Presidente del Consiglio Meloni che nel 2024 guiderà il G7.

La regolamentazione dell’AI generativa non è ovviamente un tema che riguarda solo i contenuti protetti ma l’intero contesto sociale nel quale viviamo e l’Europa ha in questo momento davanti a se un’opportunità unica di dettare la linea così come già fatto nel settore della privacy con il Gdpr.

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