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WYZE

Quel pasticciaccio brutto delle telecamere Wyze

La scorsa settimana il cofounder di Wyze aveva ammesso che 14 utenti avevano potuto usare le videocamere di sicurezza per ficcanasare in casa altrui. Adesso la società ha dovuto ammettere che il problema ha riguardato oltre 13mila persone

La possibilità di origliare o sbirciare i propri vicini di casa sembra risvegliare in ciascuno di noi istinti atavici e curiosità primordiali. Non sono pochi coloro che, sentendo le grida di una lite, si affacciano al balcone, magari col cellulare in mano per immortalare, divertiti, una baruffa di strada. Non sono nemmeno pochi coloro che hanno approfittato di un bug di Wyze, azienda che sviluppa telecamere domestiche, per ficcanasare tra le quattro mura altrui. Ma andiamo con ordine.

COS’È WYZE

Wyze è una società tecnologica fondata nel 2017 da un gruppo di ex dipendenti di Amazon con l’obiettivo di immettere sul mercato prodotti smart home accessibili a tutti. L’azienda è nota soprattutto per la realizzazione di quelle telecamere di sorveglianza ad alta definizione che i più sfruttano per tenere d’occhio i propri animali domestici mentre sono in viaggio.

Il funzionamento è semplice: si avvia la telecamera, la si collega al proprio smartphone e poi via app è possibile monitorare ciò che avviene. Wyze realizza anche lampadine intelligenti, serrature smart e altri dispositivi perennemente connessi. E come ogni dispositivo connesso, si pone il rischio se possa o no rappresentare l’ingresso laterale per gli estranei. Un bel paradosso, peraltro, per chi realizza device per blindare casa.

COS’È SUCCESSO

La scorsa settimana, incalzato da The Verge decisa a indagare sul proliferare online di lamentele di persone che, via Reddit e attraverso il forum ufficiale, sostenevano di avere avuto accesso a riprese ‘live’ in case altrui, il cofounder David Crosby aveva ammesso che 14 persone avrebbero avuto accesso alla visualizzazione di dispositivi differenti dai propri: “Abbiamo identificato un problema di sicurezza per cui alcuni utenti potevano vedere nella scheda Eventi miniature di telecamere che non erano di loro proprietà”.

Per Wyze il ritorno di un incubo, dato che un mal funzionamento analogo aveva già spinto il New York Times a espungere i suoi prodotti dal listone di device consigliati. “Finora abbiamo raccolto 14 segnalazioni, ma stiamo identificando tutti gli utenti interessati… Invieremo anche una notifica a tutti gli utenti Wyze spiegando cosa è successo”, aveva detto Crosby. Soddisfatto, il cronista di The Verge chiosava “Oggi Wyze sembra adottare un approccio più trasparente rispetto agli incidenti precedenti e per ora dice di essere a conoscenza solo di un numero di segnalazioni simile a quelle che abbiamo trovato noi.”

COS’È SUCCESSO (PER DAVVERO)

Ecco, le cose non stavano proprio così. Quei 14 utenti erano in realtà 14mila. O poco meno. Tredicimila, pare. Il problema tecnico è stato confermato dalla stessa società che ha ammesso che si è verificata un’interruzione del servizio cloud che ha causato il temporaneo malfunzionamento delle videocamere connesse. Durante il ripristino del servizio, alcuni utenti hanno notato che potevano visualizzare video e immagini registrate da telecamere altrui, anziché dalle proprie.

GLI EX DI AMAZON DANNO LA COLPA AD AWS

L’aspetto curioso è che il cofounder aveva collegato il problema al sovraccarico e alla corruzione dei dati degli utenti dopo un’interruzione di AWS. Curioso se si considera che la società è stata fondata come si era già detto da alcuni ex dipendenti Amazon.

Nell’ultimo comunicato in cui si ammette l’estensione del problema, comunque, Wyze rimane più sul vago: “Quanto avvenuto è stato causato da una libreria client di caching di terze parti che è stata recentemente integrata nel nostro sistema. Questa libreria client ha ricevuto condizioni di carico senza precedenti causate dai dispositivi che sono tornati online contemporaneamente. A causa dell’aumento della domanda, ha confuso la mappatura dell’ID dispositivo e dell’ID utente e ha collegato alcuni dati ad account errati”.

QUANTO È DAVVERO ESTESO IL PROBLEMA DI WYZE?

Secondo i dati raccolti finora, 13 mila proprietari di videocamere Wyze hanno potuto visualizzare video e immagini registrate da telecamere installate in altre abitazioni. La società comunque puntualizza che, di questi, “solo” 1.504 hanno effettivamente aperto e visualizzato contenuti altrui.

Inutile dire che quanto avvenuto espone Wyze al rischio di rovinose class action, dato che la violazione della privacy è manifesta e in alcuni casi potrebbe essere aggravata dal fatto che in molti, spinti anche dalle pubblicità della stessa azienda, sfruttano le telecamere per monitorare il comportamento di tate e baby sitter, disponendo i device nelle camere dei bimbi.

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