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Apple Privacy

Quanto costa per Apple la questione batterie degli iPhone negli Usa

Apple pagherà 113 milioni di dollari per risolvere i reclami sulle batterie degli iPhone. Si tratta del secondo accordo che il colosso di Cupertino accetta per risolvere azioni legali sulle batterie

Il batterygate colpisce ancora il colosso di Cupertino.

Apple pagherà 113 milioni di dollari per risolvere le accuse di una coalizione di 34 Stati americani secondo cui l’azienda avrebbe nascosto problemi di batteria con i suoi prodotti per iPhone per indurre gli utenti ad acquistare nuovi dispositivi. Lo riferisce Bloomberg.

Gli Stati, guidati dai procuratori generali dell’Arkansas, dell’Arizona e dell’Indiana, hanno affermato che la società tecnologica ha scoperto problemi di batteria che hanno portato a spegnimenti inaspettati degli iPhone. Ma, piuttosto che rivelare il problema o sostituire le batterie, Apple ha nascosto il problema ai consumatori.

L’accordo con una coalizione guidata da Arizona, Arkansas e Indiana è separato da un accordo proposto da Apple raggiunto a marzo per pagare i proprietari di iPhone interessati fino a 500 milioni di dollari per arginare un’azione collettiva.

Tutti i dettagli.

L’ACCORDO PER LA MULTA DA 113 MILIONI DI DOLLARI

Apple ha raggiunto l’accordo per una multa da 113 milioni di dollari con 33 stati e il Distretto di Columbia, secondo quanto dichiarato mercoledì da diversi procuratori generali. Quest’ultimi hanno affermato che Apple ha dotato gli iPhone di batterie che tendevano a perdere energia e spegnersi, quindi hanno cercato di gestire il problema attraverso aggiornamenti che “limitavano” le prestazioni dei dispositivi per evitare che si spegnessero.

“Le aziende Big Tech devono smettere di manipolare i consumatori e dire loro tutta la verità sulle loro pratiche e sui loro prodotti”, ha detto il procuratore generale dell’Arizona, Mark Brnovich, in una dichiarazione. “Mi impegno a far sì che questi giganti tecnologici rispondano delle loro responsabilità quando nascondono informazioni importanti agli utenti”.

LA POSIZIONE DEL PRODUTTORE DI IPHONE

Apple ha rifiutato di commentare l’accordo.

Secondo l’accordo, Apple non ha ammesso alcun illecito. All’inizio del 2018, Apple ha confermato di aver intenzionalmente ridotto la velocità di alcuni telefoni più vecchi per evitare problemi legati alla batteria e ha offerto aggiornamenti economici della batteria per prolungare la durata di molti telefoni dopo che i clienti si sono lamentati. La questione ha provocato richieste da parte dei regolatori federali e azioni legali da parte dei procuratori generali e distrettuali.

Apple ha inoltre accettato per i prossimi tre anni di fornire “informazioni veritiere” sulla gestione dell’alimentazione di iPhone attraverso il proprio sito Web, note di aggiornamento software e impostazioni di iPhone.

LA CLASS ACTION PRESSO IL TRIBUNALE FEDERALE DELLA CALIFORNIA

L’accordo con gli Stati è soggetto ora all’approvazione del tribunale, ma c’è la possibilità che gli Stati vedano i loro soldi prima dei possessori di iPhone.

Quello accettato da Apple con 34 stati degli Stati Uniti è soltanto infatti il secondo accordo che il produttore di iPhone è stato costretto a raggiungere.

Lo scorso marzo Apple ha accettato infatti di pagare fino a 500 milioni di dollari per risolvere la class action intentata per l’obsolescenza delle batterie degli iPhone.

Ma il processo è ancora in corso.

I clienti Apple hanno chiesto a un tribunale federale della California di dare l’approvazione finale all’accordo che impone al colosso guidato da Tim Cook di pagare tra 310 milioni e 500 milioni di dollari per risolvere le accuse che ostacolavano le prestazioni della batteria dei vecchi iPhone.

L’accordo copre i proprietari statunitensi di iPhone 6, 6 Plus, 6s, 6s Plus, 7, 7Plus o SE con sistema operativo iOS 10.2.1 o successivo. Copre anche i proprietari statunitensi di iPhone 7 e 7 Plus con iOS 11.2 o versioni successive prima del 21 dicembre 2017.

Ci sarà un’udienza il 4 dicembre che deciderà se l’accordo è stato gestito correttamente.

TUTTE LE AZIONI LEGALI CONTRO IL COLOSSO DI CUPERTINO

Il processo risolverebbe dozzine di azioni legali avviate tra il 2017 e il 2018, confluite in un’unica class action.

Come ha ricordato The Verge, il caso deriva dalla controversia “Batterygate” di Apple. Nel 2017, gli utenti degli iPhone hanno scoperto che iOS ha limitato artificialmente la velocità del processore con l’invecchiamento delle batterie del telefono. Apple non ha rivelato l’esistenza della funzione, portando le persone a credere che i propri iPhone erano rallentati dal fattore invecchiamento. Nelle cause legali, gli utenti hanno affermato di aver acquistato dispositivi completamente nuovi per risolvere il problema, ma se avessero saputo di questa funzione, avrebbero potuto sostituire semplicemente la batteria.

GUAI ANCHE IN ITALIA E IN FRANCIA

Ma i problemi del colosso di Cupertino con le batterie non si esauriscono negli Stati Uniti. Sia l’antitrust francese sia italiana hanno già bacchettato Apple per l’obsolescenza programmata degli iPhone.

A fine 2018 il Garante per la concorrenza e il mercato ha inflitto sia a Samsung sia ad Apple multe rispettivamente da 5 milioni di euro e  da 10 milioni per il reato di obsolescenza programmata.

“L’Agcm ha accertato che le società del gruppo Apple e del gruppo Samsung hanno realizzato pratiche commerciali scorrette in violazione degli artt. 20, 21, 22 e 24 del Codice del Consumo in relazione al rilascio di alcuni aggiornamenti del firmware dei cellulari che hanno provocato gravi disfunzioni e ridotto in modo significativo le prestazioni, in tal modo accelerando il processo di sostituzione degli stessi”, si legge nella nota diffusa dall’Antitrust.

Lo scorso febbraio anche la Francia ha annunciato una multa di 25 milioni di dollari ad Apple a causa del controverso aggiornamento software che ha rallentato gli iPhone più vecchi. L’annuncio della Direzione generale per la politica di concorrenza, gli affari dei consumatori e il controllo delle frodi francese rileva che Apple ha accettato di pagare la multa e mostrerà un comunicato stampa sul suo sito Web per un mese. La multa è il risultato di un’indagine iniziata all’inizio del 2018.

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