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Authority Intelligenza Artificiale

Quale sarà l’authority italiana sull’Intelligenza artificiale?

Garante Privacy, Agid o ente ex novo? Le tre strade possibile e la preferenza del governo...

L’authority competente per l’Intelligenza artificiale in Italia sarà un’agenzia.

È quanto ha anticipato ieri Alessio Butti (nella foto), sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, in occasione dell’evento “L’Intelligenza Artificiale per l’Italia”, organizzato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e Agenzia per l’Italia digitale (Agid), presso le corsie sistine di Santo spirito in Sassia a Roma, illustrando dettagli operativi e tabella di marcia sul piano del governo.

“Stiamo lavorando per individuare l’organismo più idoneo a svolgere il ruolo di autorità competente sull’uso delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale”, ha sottolineato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso dell’evento. Come d’altronde è previsto ai sensi dell’AI Act, ovvero l’impianto di norme europee sull’intelligenza artificiale. Tra queste, il regolamento Ue — approvato proprio oggi dal Parlamento europeo — prevede che ogni Paese introduca un’autorità di vigilanza sull’AI.

Dunque gli Stati membri dovranno scegliere se istituire un’authority per l’IA ad hoc o se affidare il ruolo a un’autorità (o agenzia) già esistente.

“Il ruolo delle autorità sarà particolarmente importante nell’assicurare regole certe che possano semplificare il lavoro di chi crea innovazione tecnologica. Un quadro normativo, ma soprattutto applicativo, contraddittorio rappresenterebbe un grave fattore di incertezza e ostacolo all’innovazione”, spiegava giusto un anno fa Edoardo Raffiotta, avvocato of counsel dello studio legale Lca e docente universitario, sul Sole 24 Ore.

Questo ruolo potrebbe ricoprirlo l’Agid, l’ufficio-agenzia nato per coordinare la digitalizzazione della pubblica amministrazione, secondo il sottosegretario all’Innovazione tecnologica Butti. E non quindi l’Autorità garante per i dati personali, come auspicato invece anche dal Comitato europeo per la protezione dei dati e il Garante europeo della protezione dei dati già nel 2021.

Tutti i dettagli.

QUALE SARÀ L’AUTHORITY COMPETENTE PER L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE?

Ai sensi del regolamento Ue, l’Autorità competente per l’Intelligenza artificiale (Ia) è prevedibilmente “un’agenzia, non un’autorità indipendente” ha illustrato Butti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, in occasione dell’evento “L’Intelligenza Artificiale per l’Italia”, organizzato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e Agenzia per l’Italia digitale (Agid), presso le corsie sistine di Santo spirito in Sassia a Roma.

Si tratterà di “Un organismo con un ruolo di supporto all’attuazione della strategia nazionale, ma anche con funzioni di vigilanza e sanzioni” ha aggiunto l’esponente del governo.

IL GOVERNO GUARDA ALL’AGID

In realtà, già il giorno prima proprio Butti aveva indicato l’Agenzia per l’Italia digitale per ricoprire il ruolo di authority italiana per l’Intelligenza artificiale.

«Potrebbe essere Agid, che svolge già compiti di valutazione dei prodotti e di sanzione. Altri sostengono debba essere il Garante della privacy o quello della cybersicurezza. In ogni caso dovranno lavorare insieme», ha detto proprio Butti in una recente intervista rilasciata dal sottosegretario a Repubblica.

Dunque il governo starebbe puntando su “un’Agenzia governativa (e dunque di nomina del governo) rispetto alla scelta di un’autorità indipendente (quale per l’appunto, ad esempio, il Garante della privacy)” osservano oggi gli esperti legali Federico Aluigi, Adriano Garofalo e Franchini Forlani su agendadigitale.

NON A UN’AUTORITÀ, COME IL GARANTE PRIVACY

Eppure, “nel parere congiunto 5/2021, il Comitato europeo per la protezione dei dati (Edpb) e il Garante europeo della protezione dei dati (Gepd) hanno raccomandato l’affidamento della funzione e delle responsabilità di autorità di controllo in materia di IA alle autorità nazionali competenti per la protezione dei dati”, ricordava Diego Fulco, Direttore Scientifico Istituto Italiano per la privacy e la valorizzazione dei dati sempre su agendadigitale.

“Secondo l’Edpb e il Gepd, esse stanno già applicando il Gdpr per quanto riguarda i sistemi di IA che interessano i dati personali; perciò, dispongono già, in una certa misura, di conoscenze in materia di tecnologie basate sull’IA, di dati e di sistemi di elaborazione degli stessi nonché di diritti fondamentali, e di competenze nella valutazione dei rischi che le nuove tecnologie comportano per questi diritti fondamentali. Inoltre, le parti interessate della catena di valore dell’IA trarrebbero beneficio dall’esistenza di un punto di contatto unico per tutte le operazioni di trattamento dei dati personali che rientrano nell’ambito di applicazione dell’AI Act, oltre che dalla limitazione delle interazioni tra due differenti organismi di regolamentazione dei trattamenti che sono sottoposti alla proposta e al Gdpr”, proseguiva l’esperto.

UNA TERZA VIA?

Anche se, non è da escludersi ancora la possibilità di un’istituzione di un’authority per l’IA ad hoc.

A questo proposito, gli esperti ricordano il caso spagnolo: qualche mese fa la Spagna ha inaugurato infatti l’Agencia Española de Supervisión de la Inteligencia Artificial (AESIA), ente istituto dal governo di Madrid per occuparsi specificatamente di intelligenza artificiale.

Ma in questo caso si rischierebbe la sovrapposizione delle competenze tra le varie authority nazionali. “Basti pensare ai sempre più frequenti conflitti di competenze tra Autorità amministrative indipendenti: AGCM, AGCOM, CONSOB, Privacy, Trasporti, per citare solo i casi più noti. Conflitti derivanti dalla valutazione delle medesime condotte che portano alla sovrapposizione delle discipline settoriali di cui sono titolari. Con la conseguenza di dovere stabilire una prevalenza nonché quali siano le Autorità competenti. Una sovrapposizione che pone tra l’altro anche conflitti nei procedimenti sanzionatori, non potendosi escludere casi nei quali qualcuno sia sanzionato prima da un’Autorità e poi dall’altra, in violazione del principio costituzionale per cui nessuno può essere processato due volte per la stessa accusa (ne bis in idem). Questo conflitto sarebbe molto probabile – e presumibilmente frequente – nel caso in cui si istituisse un’Autorità per l’intelligenza artificiale in concorrenza/aggiunta al Garante privacy” illustrava  Raffiotta sul quotidiano confindustriale.

IN ARRIVO UN DDL SULL’IA

In attesa di conoscere l’indirizzo del governo, Butti ieri ha ricordato che il governo sta approntando la strategia nazionale sull’Intelligenza Artificiale in un Ddl “a cui presto daremo seguito”. Si tratterà quindi di un disegno di legge e non un decreto legge, per scelta del presidente del Consiglio che vuole un confronto con il Parlamento. Il provvedimento sarà varato “penso nei prossimi 15 giorni” e si basa su precisi orientamenti. Tra questi ha citato innanzitutto il tema “dell’attribuzione alla Presidenza del Consiglio dell’alta responsabilità politica in materia di IA che riguarda sicurezza nazionale e interessi strategici, con le conseguenti integrazioni della normativa golden power”. Un altro orientamento riguarda l’attribuzione al Comitato Interministeriale per la Trasformazione Digitale del compito di definire la strategia nazionale.

Del resto, dopo mesi di lavoro, si è conclusa la prima fase di studio della Commissione istituita ad hoc: “Ho consegnato la relazione al presidente del consiglio a supporto della strategia del governo per il G7 a presidenza italiana e del disegno di legge annunciato dal premier, che conterrà alcune delle proposte della commissione guidata da Padre Benanti”, ha spiegato il sottosegretario con delega all’informazione e all’editoria, Alberto Barachini nel convegno sull’AI organizzato dall’Agid.

L’INVESTIMENTO DEL GOVERNO

Il nostro paese sta puntando molto sull’Intelligenza Artificiale e si prepara, grazie anche al supporto di Cassa Depositi e Prestiti, a investire oltre un miliardo in questo ambito.

“Il sistema Italia ha bisogno che si parta dai grandi campioni di questa nazione”, ha detto la presidente del consiglio Meloni ricordando per questo che grazie all’impegno di Cdp – e segnatamente di Cdp Venture Capital – “sarà possibile investire un miliardo di euro sull’IA, sia creando un nuovo fondo di investimento specializzato, sia usando fondi di investimento già attivi ma che coinvolgono questa tecnologia”. In particolare, secondo quanto ha successivamente spiegato l’Ad di Cdp Venture Capital Agostino Scornajenchi, gli investimenti per 1 miliardo di euro, attraverso i fondi del suo gruppo genereranno anche “un effetto di attrazione sul mercato di altri 2 miliardi”.

In particolare, l’intenzione è quella di “dispiegare immediatamente le risorse a disposizione: nel disegno di legge sarà già presente il Fondo che abbiamo fatto decollare con Acn e Cdp che cuberà intorno agli 800 milioni. In più, dopo il piano industriale di Cassa depositi e prestiti venture capital, ci sarà la disponibilità di un miliardo”, ha spiegato Butti. “Dobbiamo mettere insieme il mondo della ricerca con le università, le Pmi e le startup innovative” ha aggiunto precisando che “solo ascoltando le loro esigenze, mettendo a disposizione anche delle risorse economiche, disciplinando il percorso sull’affermazione dell’IA, arriveremo a quella politica industriale che manca al Paese in materia di intelligenza artificiale”.

CREAZIONE DI STRUMENTI PER ATTUARE LA STRATEGIA NAZIONALE

Infine, Butti ha spiegato che vi è poi il problema della creazione di strumenti operativi per l’attuazione della strategia nazionale.

“Pensiamo – ha detto – alla costituzione di una Fondazione e di fondi finanziari per l’avvio di progetti di interesse nazionale, attraverso un sistema che consenta di promuovere ricerca e sviluppo, selezionare i progetti più innovativi e finanziare start-up e imprese ad alta tecnologia per traslare sul mercato i risultati delle ricerche”. Il Ddl, ha proseguito, conterrà altre aree di particolare attenzione e tra queste ha indicato le “più cruciali e relative da un lato alla particolare attenzione alla tutela dei dati personali e dall’altra alla capacità di intercettare talenti creativi sin dall’età scolare”.

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