La posizione strategica della Puglia nel Mediterraneo ha fatto sì che, storicamente, l’aeronautica trovasse nella regione uno dei siti ideali in cui insediarsi e svilupparsi. Nel ventennio fascista furono realizzati gli aeroporti militari di Brindisi, Grottaglie, Galatina, Bari e Foggia.
La presenza industriale aeronautica risale al 1934, quando un gruppo di imprenditori pugliesi fondò la Saca, al fine di dare assistenza tecnica e logistica alla Compagnia Aerea Ala Littoria che aveva iniziato i collegamenti da Roma e Trieste con Atene e Rodi, con scalo a Brindisi. Tale presenza si è andata consolidando negli anni sessanta del Novecento, sempre grazie alla Saca. Essa ha operato sino al 1977 a Brindisi nei settori delle aero-strutture, delle costruzioni motori e delle manutenzioni di velivoli e motori.
IL PRIMO NUCLEO NEL POLO BRINDISINO
Gli insediamenti industriali prima sparsi tra varie parti della città di Brindisi, e nel sedime aeroportuale, a partire dagli anni Settanta furono trasferite nell’apposito stabilimento realizzato nella zona industriale. La presenza della Saca favori l’arrivo a Brindisi, nel 1979, di Fiat Aviazione (oggi Avio) che ne rilevò l’attività motoristica. Nel 1977, l’Agusta, subentrò alla Saca nelle aerostrutture e nelle manutenzioni dei velivoli, ampliandone le attività anche sull’ala rotante. A fine anni Novanta, l’Agusta cedette alle Officine Aeronavali di Venezia (oggi Alenia Aeronavali) le attività di “manutenzione di velivoli ad ala fissa” con i relativi hangar, locati dal demanio militare ed ubicati all’interno del sedime aeroportuale, mantenendo nel suo portafoglio gli elicotteri e le manutenzioni. Attorno a questi stabilimenti si è assistito allo sviluppo di piccole e medie imprese focalizzate sulle sub-forniture aeronautiche e insediate, in buona parte, nell’area industriale di Brindisi e nelle province di Brindisi e Lecce. Numerose piccole e medie imprese dell’area brindisina sono state fondate da ex-dipendenti delle grandi imprese delle quali, successivamente, sono diventati subfornitori.
Oltre a queste presenze a Brindisi, già agli inizi degli anni Settanta, l’Alenia ha realizzato a Foggia uno stabilimento dedicato alle parti strutturali in materiale composito. Agli inizi degli anni Duemila ha realizzato, grazie anche ad un accordo di programma con la Regione Puglia, un nuovo stabilimento a ridosso del sedime aeroportuale di Grottaglie (Taranto). Quest’ultimo insediamento, oggi in capo all’Alenia Composite, è un fiore all’occhiello dell’industria aerospaziale pugliese. È dedicato alla realizzazione dei grandi assiemi strutturali in composito (quali le sezioni di fusoliera, denominati in gergo barrel) per il nuovo velivolo B787 della Boeing e le cui consegne sono cominciate all’inizio del 2007.
A Taranto, invece, è nata nel 1988 la Space Software Italia (SSI) a seguito della jointventure tra l’allora Aeritalia (60%) e la Computer Sciences Corporation (40%). L’azienda appartiene oggi totalmente al gruppo Elsag-Finmeccanica ed è incentrata sia sui sistemi software spaziali che sui sistemi software real-time integrati. Infine, dal 2006, ha rafforzato la presenza il Consorzio Optel, che ha tra i suoi consorziati alcune aziende di Finmeccanica, all’interno della Cittadella della ricerca di Brindisi.
UN CICLO VIRTUOSO
A proposito della Cittadella della ricerca essa ospita a Brindisi il Distretto tecnologico aerospaziale (Dta) della Puglia, un centro di eccellenza nella ricerca. Di recente, Esa Bic, il più grande network europeo di incubatori per startup dell’Agenzia spaziale europea, ha presentato a Brindisi il quinto Esa Bic in Italia, il primo nel Mezzogiorno, gestito dal Dta con il supporto di Politecnico di Bari, Università di Bari, Università del Salento, e di partner industriali, con il sostegno finanziario della Regione Puglia.
Questo prestigioso implicito riconoscimento della valenza internazionale dei centri di ricerca pugliesi dimostra, ancora una volta, il ciclo virtuoso che si crea e si autoalimenta esponenzialmente mediante la collaborazione tra ricerca universitaria, ricerca privata, industria e soggetto pubblico che deve sostenere e creare il giusto ecosistema perché si raggiungano importanti risultati di crescita. In tale contesto, spazio e aerospazio sono elementi fondamentali e strategici per l’Italia (ancora di più per il Mezzogiorno) dato il grande impulso che possono fornire alla ricerca scientifica, al progresso tecnologico e alle capacità di sviluppo e produzione dell’industria. Questi ultimi due aspetti manifestano le loro prime ricadute nell’industria aerospaziale attraverso la progettazione, produzione, commercializzazione e manutenzione di aeromobili, veicoli spaziali e attrezzature specifiche associate al settore.
UNA FILIERA PROIETTATA NEL FUTURO
La filiera coinvolge le aziende che si occupano di Ricerca & Sviluppo, produttori di hardware spaziali (veicoli di lancio, satelliti, stazioni di terra), fornitori di prodotti che interagiscono con le reti satellitari (apparecchiature di navigazione, telefoni satellitari) e servizi finali (servizi di radiodiffusione satellitare). Il fatturato mondiale del settore è stimato in circa 350 miliardi di dollari. Considerando i Paesi Ocse, l’aerospazio si conferma una fonte importante di innovazione: è il primo settore per incidenza della Ricerca & Sviluppo sul totale del valore aggiunto dell’economia (18,2%), seguito dal settore dell’elettronica e dell’ottica (17,2%) e dal settore farmaceutico (14,2%). I dati forniti provengono da uno studio di Stefano Bolatto e Piercarlo Frigero per la Fondazione Ansaldo e da un rapporto Ocse sulla space economy.
In Italia, l’aerospazio è tra i principali settori per dimensione e intensità di R&S, focalizzandosi su filoni di ricerca, di base e applicata, all’avanguardia tra cui materiali avanzati e nanotecnologie, Internet of Things e manifattura additiva. Tali elementi risultano molto interessanti in quanto potenziali fonti di futuri progressi volti a rafforzare la base manifatturiera nei prossimi decenni e, con essa, l’economia nazionale e del Mezzogiorno. Negli anni 1996-2017 l’Italia si è posizionata al sesto posto a livello globale per numero di pubblicazioni e al quinto per numero di citazioni nelle aree di ricerca dello spazio e delle scienze planetarie. Inoltre, secondo il rapporto The European House-Ambrosetti, l’Italia registra alcuni importanti primati: è il primo Paese al mondo ad avere un convertiplano ad uso civile in via di certificazione; è tra i primi paesi ad aver condotto attività operative congiunte tra velivoli pilotati e unmanned (senza pilota); è infine il terzo Paese al mondo ad avere lanciato un satellite in orbita.
Come riporta Mario Intini, ricercatore dell’Università di Bari, in un suo report dedicato alle prospettive per l’Italia e il Mezzogiorno della filiera aerospaziale, la Commissione europea, nell’ambito della programmazione a lungo termine 2021-2027, ha stanziato 16 miliardi di euro (rispetto agli attuali 11,1) per il Programma spaziale europeo al fine di sostenere gli investimenti nel settore e rafforzare l’autonomia europea nell’accesso allo spazio. Nel 2023 l’Italia complessivamente ha stanziato circa 4,6 miliardi di euro per le attività spaziali, con un aumento dell’1% in termini reali negli ultimi 10 anni dal 2008. Le spese indicate nel bilancio dell’ASI riguardano l’osservazione della terra (30%), i lanciatori e il trasporto spaziale (26%), il volo spaziale umano e la microgravità (20%).
LO SPAZIOPORTO DI GROTTAGLIE
Particolarmente significativa è stata la scelta da parte dell’ENAC di utilizzare l’aeroporto di Grottaglie, in provincia di Taranto, come primo Spazioporto d’Italia dove il termine “Spazioporto” indica un sito comprendente infrastrutture, edifici, installazioni, impianti ed apparati, che consentono il lancio/decollo, il rientro/atterraggio e le relative operazioni a terra e in volo di un veicolo suborbitale HOTOL (horizontal take-off e horizontal landing). Il veicolo suborbitale permette il trasporto di persone e cose, raggiungendo quote di volo entro la fascia suborbitale (tra gli 80 e i 100 chilometri da terra), in grado di utilizzare piattaforme aeree per il lancio/decollo e con rientro/atterraggio autonomo.
Questo sottolinea ancora una volta come il Mezzogiorno abbia le competenze e il capitale umano e culturale necessari a rendere il settore aerospaziale uno strumento di rafforzamento del sistema di sviluppo regionale. L’impatto economico dello spazioporto di Grottaglie, ad esempio, potrà avere ricadute non solo a livello regionale ma anche nazionale. I benefici potranno derivare sia dalle entrate fiscali generate dalla crescita dell’industria aerospaziale e dell’intera filiera, sia dalla crescita delle attività turistiche. Inoltre, è previsto un significativo aumento di forza lavoro nelle industrie specializzate nella produzione di materiali necessari alla filiera e, di conseguenza, anche nelle altre imprese strettamente collegate.
Lo Spazioporto di Grottaglie è un sito che beneficia di importanti investimenti e di attenzione da parte di Leonardo, il più importante operatore nazionale nell’area dello spazio e segmenti collegati. La Divisione Aerostrutture di Leonardo nel 2023 ha visto un sostanzioso incremento: sono state consegnate 39 sezioni di fusoliera e 32 stabilizzatori per il programma B787 (nel 2022 consegnate 22 fusoliere e 13 stabilizzatori) e 31 consegne di fusoliere per il programma ATR (24 nel 2022). L’incremento delle esportazioni sui mercati esteri vale il 15,8% in più rispetto al 2022 per un valore complessivo assoluto di oltre 390,2 milioni. Un trend di crescita, rilevato dall’Agenzia Ice che riprende ad essere sostenuto, dopo gli anni della crisi, superando persino l’incremento nazionale (+13,8%).
Il desiderio di fornire risposte alle grandi sfide attraverso politiche basate sull’innovazione sta trasformando significativamente anche il mondo delle attività spaziali. La stessa relazione tra uomo e spazio cambia repentinamente. Superata la lunga stagione della connessione astronomica prima e quella delle missioni lunari poi, la cosiddetta Apollo Era, e della stazione spaziale internazionale, oggi assistiamo all’emergere di una diretta relazione tra spazio e consumatori, tra spazio e società, una relazione capace di generare una forte ascesa dell’economia dello spazio pronta a proporsi come una delle economie del futuro. Stiamo assistendo sempre più all’emergere di applicazioni space for space e space for earth, cioè quello che si può fare nello spazio e ciò che si può fare sulla terra, e assistiamo già oggi ad una maggiore apertura alla tecnologia e all’innovazione, che ha portato a ridurre le barriere all’ingresso per i nuovi imprenditori, spesso giovanissimi.
AL SUD UN POTENZIALE ANCORA INESPRESSO
In aggiunta a ciò, la continua infusione di contenuti digitali in un’ampia gamma di prodotti e servizi, nonché l’espansione accelerata delle tecnologie informatiche avanzate (IT), ha ridotto l’importanza della prossimità fisica rendendo più semplice e possibile raggiungere partner da tutto il mondo e collaborare con loro dalla Puglia e dal Mezzogiorno d’Italia in genere. Quest’area potrà attrarre investimenti e favorire la nascita di imprese ad alta tecnologia, creando così posti di lavoro qualificati e favorendo una crescita sostenibile a lungo termine. Una crescita indispensabile visto che il Mezzogiorno presenta un più basso numero di imprese (61,5) rispetto alla media dell’Italia (73,2) con una quota percentuale di occupati nei settori ad alta tecnologia più bassa. A dispetto del fatto che il Sud apporti la più ampia percentuale di laureati sul totale italiano (27,5%), la quota di occupati nei settori ad alta tecnologia risulta essere più bassa rispetto alla media italiana (2,3% contro 4,0%). In sintesi, a livello economico un potenziale inespresso, una capacità produttiva che non raggiunge minimamente i livelli di piena occupazione e che potrebbe trovare finalmente la sua più felice applicazione mediante la crescita delle imprese ad alta tecnologia nel Sud, e in Puglia in particolare, essendosi costituite le premesse ideali (investimenti pubblici, collaborazione pubblico-privato, profonda e proficua interazione con università e centri di ricerca). Abbiamo prima accennato al concetto di ecosistema laddove questo sia una realtà incardinata sull’intensità della dipendenza, della connettività e della competitività tra le imprese e tra queste e gli altri attori dello sviluppo. Ad esempio il primo incubatore di imprese dell’Agenzia Spaziale Europea nel Mezzogiorno d’Italia, inaugurato a Brindisi, e gestito dal Distretto, coincide certamente con gli approcci e con le iniziative virtuose poste a supporto della crescita economica territoriale ed è un embrione di ecosistema.
C’è ancora molto da fare se pensiamo che l’industria italiana si compone di circa 500 player così distribuiti: 54% nel Nord Italia, 23,4% al Centro, 19,5% al Sud e il restante 3,1% nelle isole. Occorre allora lungimiranza e coraggio nel guidare questa industria innovativa per eccellenza nell’essere volano della crescita e del superamento del divario tra Nord e Sud, almeno in via tendenziale, per i prossimi decenni. Ci vuole una politica che incentivi le scelte dei privati negli investimenti nel Sud, accompagnate dalle aziende pubbliche (vedi Leonardo), le Università e i centri di ricerca. Non sarebbe così difficile visto che i principali player sono tutti di estrazione pubblica (Leonardo, Alenia, ecc.). Il coraggio sarebbe quello di creare dei vincoli legati alla logica del “pari passu”. Per ogni euro di investimenti pubblici nel Nord di Italia dovrebbe corrispondere un euro di investimenti al Sud. E non solo in una logica di stabilimenti. Soprattutto verso le università e i centri di ricerca, gli incentivi alle imprese private, legando i progetti ad una ferrea logica di interazione pubblico–privato così da realizzare, davvero, l’ecosistema che favorirà lo sviluppo e la crescita.
(Articolo pubblicato sull’ultimo numero del quadrimestrale di Startmag)