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Pro e contro l’annuncio di Huawei di vendere i brevetti per la rete 5G. Che cosa dicono gli analisti

Ecco i giudizi di analisti ed esperti dopo che il numero uno di Huawei ha detto all'Economist: “Siamo pronti vendere ad una rivale occidentale tutti i brevetti, le licenze, i codici e il know-how relativi alla tecnologia 5G”.

La mossa a sorpresa di Huawei ha indubbiamente spiazzato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e l’ha annunciata il numero uno dell’azienda cinese Ren Zhengfei all’Economist: “Siamo pronti vendere ad una rivale occidentale tutti i brevetti, le licenze, i codici e il know-how relativi alla tecnologia 5G”. E a risolvere, in sostanza, i problemi di sicurezza evidenziati da Washington per poter tornare ad operare negli Stati Uniti. Ma può considerarsi una mossa vincente?

UNA MOSSA INTELLIGENTE

Secondo il professor Steve Tsang della Soas University di Londra, che ne ha parlato con la Bbc, “l’idea di aiutare il business di un altro paese a competere rappresenta un’offerta straordinaria. Forse la spiegazione è che Huawei riconosce che è improbabile il fatto che sia in grado di aggirare gli sforzi che l’amministrazione Trump sta mettendo in atto per ridurre al minimo le sue possibilità di operare in Nord America, Europa occidentale e Australasia – ha ammesso Tsang -. Ma è difficile vedere Nokia o Ericsson interessati ad acquistare il 5G di Huawei. Ed è anche difficile vedere un’azienda americana in grado di rassicurare l’amministrazione Trump che si tratti di una tecnologia americana assolutamente di prim’ordine. E se non possono farlo, perché dovrebbero voler spendere decine di miliardi di dollari per qualcosa che diventerà rapidamente obsoleto?”. Ma per Tsang si tratta comunque di una “mossa intelligente”: “”Anche se l’offerta di Huawei verrà respinta – ha spiegato -, dimostrerà che l’azienda è disposta a fare di tutto per cercare di conquistare la fiducia dell’Occidente”.

UNA PROPOSTA DESTINATA A FALLIRE

Hosuk Lee-Makiyama, dell’European Centre for International Political Economy, è convinto, invece, che la proposta di Ren sia destinata a fallire: “Huawei fraintende il problema di fondo. La questione non è l’affidabilità di Huawei come venditore, ma gli obblighi legali che il governo cinese le impone. La legge nazionale cinese sull’intelligence impone alle imprese e ai cittadini cinesi di consegnare tutti i dati o gli ‘strumenti di comunicazione’ a cui possono avere accesso, pena severe sanzioni punitive. Qualsiasi apparecchiatura o software che Huawei concede in licenza a un’entità statunitense ricadrebbe ancora sotto questo obbligo, e non c’è modo che l’entità che concede le licenze o le agenzie di intelligence possano controllare milioni di linee di codice per individuare potenziali backdoor”.

MA LA DOMANDA È: PERCHÉ È UNA CORSA QUELLA AL 5G E QUALI SONO LE CONSEGUENZE

Neil Patell di The Verge, dal canto suo, si chiede perché la corsa al 5G venga considerata come una gara: “Il Washington Post dichiara che l’America ha il comando nella corsa al 5G. La CNN si chiede ‘Chi sta vincendo la gara al 5G?’. Stesso discorso per il CEO di AT&T Randall Stephenson che dichiara che la ‘Cina non sta ancora battendo gli Stati Uniti sul 5G’, come una sorta di minaccioso avvertimento. Il CEO di T-Mobile John Legere dice alla sottocommissione della Camera sulle comunicazioni e la tecnologia che la fusione con Sprint permetterà alla sua azienda di ‘vincere la corsa al 5G’. E non dimentichiamo mai che AT&T è così disperata nel guidare questa ‘corsa’ che ha lanciato falsi loghi 5G sui suoi telefoni”. “Ma la posta in gioco di questa presunta gara non è del tutto chiara”, sottolinea Patell: “Cosa succede se vinciamo, a parte i dirigenti delle telecomunicazioni che diventano leggermente più ricchi? Ancora più importante, quali sono gli svantaggi di arrivare secondi, o addirittura terzi? Dov’è l’elenco di risultati negativi specifici della Cina che costruisce una rete 5G un mese, un anno o anche cinque anni prima degli Stati Uniti? Non l’ho mai capito e continuo a chiederlo”. La risposta secondo Patell può essere quella di stabilire standard wireless ma, precisa “sospetto che Apple, Google, Qualcomm, Verizon e AT&T possano difendersi da soli quando si tratta di quel processo”. L’altro argomento principale è che una vittoria consenta di avere reti migliori e più veloci creando nuove opportunità economiche per aziende di ogni tipo: “Può essere – osserva Patell -. È vero che reti migliori portano a migliori opportunità e che la banda larga ad alta velocità diffusa è qualcosa che tutti vogliono. Ma dubito sinceramente che tutte queste società prenderanno piede e si trasferiranno in Cina o in Europa se gli Stati Uniti costruiranno reti 5G leggermente più lente. Dopo tutto, già disponiamo di alcune delle reti più lente e più costosi al mondo e Apple e Facebook non si sono ancora trasferite in Corea del Sud”.

GLI USA POTREBBERO TORNARE A ESSERE COLOSSI DELLE TLC

Jeb Su, dalle colonne di Forbes, ricorda che al momento “non esiste un produttore americano di apparecchiature 5G. Lucent, che faceva parte di A&T, era l’ultimo produttore statunitense di apparecchiature per le telecomunicazioni e ora fa parte di Nokia, dopo che la società finlandese ha completato l’acquisizione di Alcatel-Lucent tre anni fa, a novembre 2016. E Qualcomm produce solo modem e antenne 5G per smartphone e non sta costruendo apparecchiature di telecomunicazione. Sebbene un’azienda come Cisco, che è già in concorrenza con Huawei nel mercato delle reti aziendali e dei fornitori di servizi, sarebbe un ottimo candidato per questo accordo, i produttori di apparecchiature più piccoli tra cui Arista, Juniper o una startup della Silicon Valley potrebbero cogliere l’occasione per diventare i prossimi giganti delle telecomunicazioni statunitensi che potrebbe competere e vincere contro Ericsson, Nokia e Huawei. Un’offerta che vale sicuramente la pena considerare”, dunque quella dei cinesi.

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