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Start Up Israeliana Secret Double Octopus

Poste Italiane, Unicredit e la start up israeliana della cybersecurity

L'articolo di Claudio Trezzano

Le password saranno pure il modo più efficace per difenderci da eventuali intrusi ma, al pari delle chiavi di casa, queste chiavi di accesso, presentano anche evidenti limiti: possono essere facilmente contraffatte e, soprattutto, possono finire smarrite.

Se poi aggiungiamo il fatto che i più, tra noi, si affidano a codici tutt’altro che complicati (ogni anno SplashData raccoglie le 100 che andrebbero evitate, come “123456”, “querty”, “monkey”, “aaaaaa” o “donald” ) è chiaro che per evitare spiacevoli intrusioni occorra rivolgersi a servizi di tutt’altro spessore.

Il rischio, altrimenti, è quello di subire l’aggressione di massa che migliaia di avvocati italiani hanno sperimentato sulla propria toga. E qui entra in gioco una start up israeliana che, con i suoi brevetti tecnologici, è riuscita ad attirare l’attenzione di alcuni clienti importanti, tra cui il nostro ministero degli Interni

COSA FA LA START UP ISRAELIANA

Si chiama Secret Double Octopus, nome che richiama volutamente i romanzi e i film di 007. Ed è una start up israeliana nata dall’idea di Raz Rafaeli e Shlomi Dolev, nell’hub tecnologico di Beer Sheva. L’idea alla base di questa realtà, germinata dalla commistione tra Università e investimenti privati che fa di Israele una delle piazze migliori per le start up, è liberare per sempre il mondo dalle password. Ormai ciascuno di noi ne ha troppe, devono essere diverse tra loro, se vengono salvate su di un dispositivo sono esposte al rischio di furto in caso di accesso illegale… E non crediate che ciò avvenga raramente: nel deep web non c’è solo un fiorente mercato di armi e droga, ma anche di password.

BIOMETRIA E IA

E qui entra in gioco proprio l’idea della start up israeliana Secret Double Octopus: password usa e getta, ogni volta diverse, perciò l’utente non ha bisogno né di tenerle a mente, né di registrarle in qualche file. Il sistema funziona così: l’utente si registra e ottiene un ID univoco. Quando ha bisogno di accedere ai dati secretati, invia la propria richiesta a un cervellone che, sfruttando l’intelligenza artificiale, genera all’istante un codice inviato allo smartphone del cliente. Qui c’è in più un ulteriore passaggio: lo sblocco viene autorizzato solo attraverso un riconoscimento biometrico, come può essere una impronta digitale o il riconoscimento del viso.

L’INTERESSE DI POSTE E UNICREDIT

Nulla di realmente innovativo: il sistema delle password usa e getta è già utilizzato in molte operazioni (si pensi soprattutto a quelle bancarie, nell’e-commerce, per autorizzare la spesa) mentre l’autenticazione biometrica del cliente richiede apposite tecnologie (comunque ormai a disposizione anche degli smartphone di fascia medio-bassa). Eppure, questa combinazione tra IA e biometria ha permesso alla start up israeliana di ottenere importanti commesse. In Italia, per esempio, è sfruttata dal Viminale, per i suoi dipendenti che lavorano da remoto. In più, anche Unicredit e Poste Italiane – secondo il Sole 24 Ore – si sono dimostrate interessate al prodotto. Del resto, soprattutto Poste Italiane ha avviato da anni una collaborazione con start up – per lo più italiane – proprio nel settore della cybersecurity. Tra cui la ligure Talos. Una open innovation che, oltre a coltivare giovani talenti, consente al Gruppo di essere sempre aggiornata in tema di cybersecurity. Ed è un bene, considerato che è scelto da milioni di correntisti.

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