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Pirateria

Pirateria Online, sentenza storica dell’Ue. Cosa cambia per Facebook & co.

Una sentenza sul mondo della pirateria, pronunciata dalla Corte di Giustizia Ue, mette nei guai Facebook, Google e altre piattaforme simili   Una sentenza storia quella emessa dalla Corte di Giustizia Ue nelle scorse ore sul mondo della pirateria online. La sentenza, a dirla tutta, era rivolta a Pirate Bay di cui se ne dichiarava…

Una sentenza sul mondo della pirateria, pronunciata dalla Corte di Giustizia Ue, mette nei guai Facebook, Google e altre piattaforme simili

 

Una sentenza storia quella emessa dalla Corte di Giustizia Ue nelle scorse ore sul mondo della pirateria online. La sentenza, a dirla tutta, era rivolta a Pirate Bay di cui se ne dichiarava l’illegalità. Ma sono le argomentazioni sostenute dalla corte a far clamore: le piattaforme come Google, Facebook, Youtube sono responsabili di quello che pubblicano gli utenti.

Si tratta di un approccio rivoluzionario alla materia, che mette i big di internet nei guai. Ma andiamo per gradi.

I numeri della pirateria online

pirateriaIl fenomeno è in calo, ma i numeri della pirateria sono ancora importanti e rappresentano un vero ostacolo per la crescita dell’industria dell’intrattenimento. Dallo streaming illegale a film, musica e libri scaricati illegalmente, passando per videogiochi “craccati” e tanto altro: il fenomeno, come denunciano i numeri 2016 (su 2015) di Bsa Global Software Survey, è vasto.

L’utilizzo dei programmi pirata è passato dal 49% del 2009 al 45% del 2015. Pochi punti in meno, che ci posizionano ancora molto lontani dai Paesi più virtuosi. In Germania e Regno Unito, infatti, il 78% del software installato è legale. Siamo anche al di sotto della media europea: dove, secondo Bsa, il 29% dei programmi è pirata”.
E ancora: sempre secondo i dati diffusi da Bsa, a livello mondiale,“nel 2015 il valore del software illegale è stato di oltre 52 miliardi di dollari”. La regione con la più alta percentuale di software illegale è l’Asia Pacifica.

Pirate Bay dichiarato illegale

I gestori di Pirate Bay, la celebre piattaforma torrent che consente agli utenti di condividere e di scaricare opere che si trovano sui propri computer, violano il diritto d’autore. Lo ha deciso la Corte di Giustizia Europea. Si tratta dell’ennesimo duro colpo per Pirate Bay. La piattaforma è stata creata nel 2003 da Peter Sunde e negli anni è stata più volte denunciata sequestrata, bloccata. Sempre, però, è riuscita a risolvere i suoi problemi.

Questa volta le cose si mettono male, dal momento che la Corte Europea avrebbe puntato il dito contro i gestori della piattaforma, ritenendoli responsabili anche dei contenuti non pubblicati dalla piattaforma che infrangono il copyright. “Gli amministratori di Pirate Bay non possono ignorare il fatto che tale piattaforma dà accesso ad opere pubblicate senza l’autorizzazione dei titolari di diritti”, hanno detto i giudici della Corte di Giustizia.

The Pirate BayLa responsabilità della piattaforma è dovuta al fatto che i suoi amministratori svolgono un ruolo attivo in questa attività. “Pur ammettendo che le opere sono state messe online dagli utenti, la Corte sottolinea che gli amministratori della piattaforma svolgono un ruolo imprescindibile nella loro messa a disposizione”, ad esempio attraverso “l’indicizzazione dei file torrent”. Bisogna tenere in considerazione che la piattaforma è realizzata “allo scopo di trarne profitto, dal momento che tale piattaforma genera, come risulta dalle osservazioni presentate alla Corte, considerevoli introiti pubblicitari”.

Una sentenza che mette nei guai anche Facebook & co.

Le parole del giudice, anche se riferite a Pirate Bay, in realtà chiamano in causa tutte le piattaforme online, come Google-Youtube e Facebook, chiamate ad una maggiore responsabilità in caso di contenuti illegali caricati dagli utenti.

Proviamo a capire meglio. Secondo i giudici, quando gli utenti condividono video e musica sulle piattaforme online è come se facessero “comunicazione al pubblico”. Questo significa che in caso di opere protette servirebbe l’autorizzazione del titolare.

Il commento alla sentenza, dunque, ribalta le logiche attuali. Fino ad oggi le piattaforma hanno fondato il loro business sui contenuti condivisi e generati dagli utenti, senza doversi preoccupare se di trattasse di opera coperta da copyright. Dunque, gli stessi commenti e la stessa sentenza emessa per Pirate Bay, potrebbe essere applicata agli over the top, con un impatto notevole sul modo di operare di soggetti come Google che avranno maggiori responsabilità.

Facebook, Google & co. non più neutrali

Il concetto che sta alla base del mercato di internet cambia. Se prima le piattaforme erano considerate neutrali, ora sono responsabili. Anche gli over the top, infatti, organizzano i propri contenuti, in modo analogo a Pirate Bay, indicizzando video e immagini.

YouTube RedDobbiamo dire che YouTube è sempre stato in prima linea contro la pirateria. Per il monitoraggio dei contenuti, infatti, la piattaforma (che vanta video in arrivo da oltre 80 Paesi nel mondo) si avvale dell’aiuto di Content Id, un sistema di ”notifica e rimozione” che dal 2013 permette il controllo costante delle violazioni di copyright. I numeri dicono che il 98% dei contenziosi sui video caricati sono risolti.

Quello però che si chiede a Google, casa madre di Youtube, è qualcosa in più: non basterà eliminare i contenuti illegali dopo la segnalazione, dovrà prevenire.

Cyberlocker la fa franca

E mentre Google e Facebook potrebbero avere guai in seguito a questa sentenza, c’è chi (grazie a questione tecniche, se così vogliamo definirle) la fa franca. È il caso di cyberlocker (e soggetti simili) che anche se abbondano di materiale pirata scaricabile dagli utenti, non indicizzano né organizzano i contenuti.

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