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Digitale - Diego Piacentini

Team Digitale, che cosa ha fatto Diego Piacentini?

Il post di Andrea Lisi, avvocato, esperto in diritto dell'informatica e privacy, sul Team Digitale e sul lavoro di Diego Piacentini

Esce di scena Diego Piacentini, numero due di Bezos, congelatosi per due anni dal suo ruolo in Amazon per fare il commissario del Team Digitale in Italia.

 

I numeri sono impietosi. Nell’ultimo biennio di “Commissariamento Straordinario”, abbiamo all’attivo:

– Spid (il tanto decantato Sistema Pubblico di Identità Digitale voluto dal governo Renzi): poco più di 2,7 milioni di identità (su circa 63 milioni di italiani). Servizi online inesistenti e i gestori che (giustamente) si chiedono che fine abbia fatto la promessa convenienza del sistema per loro.

– Anpr (l’Anagrafe nazionale della popolazione residente): poco più di 500 comuni subentrati su circa 8000. Situazione che – pur a voler tessere le lodi per l’impegno profuso nello storytelling – rimane a dir poco imbarazzante.

Poco altro purtroppo si è fatto (o non fatto), se non proporre Carte di principi tecnologici (ma non si poteva usare un termine diverso dalla “carta” che si vorrebbe eliminare?), inizi di rivoluzioni (ma per una volta non meriteremmo di raggiungere un traguardo in questo Paese che attende da anni qualche risposta concreta?) e tante, tante parole.

Eppure Piacentini disponeva di pieni poteri e poteva addirittura sostituirsi alle PA inadempienti dal punto di vista dello sviluppo di servizi digitali. Per carità il compito che lo attendeva non era per nulla semplice e i miracoli non sono di questo mondo, ma perché continuare a promettere qualcosa, quando si sa già che si combatte contro i mulini a vento?

La verità è che si continua a promettere senza invece sviluppare strategie solide, credibili e a lungo termine e senza che si affidi il futuro digitale del nostro Paese a una governance autorevole che sia in grado, quindi, di presidiare i vari processi da sviluppare.

In realtà, come tante volte ripetuto, non c’è bisogno di ridicoli commissariamenti straordinari, ma ad esempio di garantire ad AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) un’autonomia decisionale, un organico sufficiente e pieni poteri.

Oggi AgID disporrebbe di un promettente Direttore Generale, appena nominato, Teresa Alvaro. La stiamo mandando all’arrembaggio in una guerra già persa in partenza o vogliamo davvero provare a invertire, anche attraverso di lei, una rotta che sembra essere già segnata?

Per farlo la Presidenza del Consiglio prima di tutto dovrebbe crederci ed essere realmente consapevole che una possibile svolta economica nel nostro Paese dipende anche dallo sviluppo concreto di politiche di innovazione digitale e per poterle realizzare nella complessità della PA italiana occorrono due presupposti: finanziamenti e formazione di dipendenti (e anche dei cittadini).

La digitalizzazione a costo zero, a partire dagli inutili commissariamenti a costo zero, fa parte dei sogni irrealizzabili e dei miracoli. E li attendiamo invano da troppo tempo.

Estratto di un articolo pubblicato su Ilfattoquotidiano.it

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