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Perché Trump lancia la sua app per smartphone

L'app è un ottimo modo per aggirare Facebook e Twitter, raggiungendo le persone direttamente, nonché la realizzazione dell'appello per la campagna di Trump nel 2016 che prevedeva un "social network privato" per i sostenitori. Il commento di Fabio Vanorio

La campagna elettorale di Trump ha previsto per l’autunno il lancio di una “Trump App” per smartphone per raccogliere donazioni, volontariato e creare un maggior collegamento con nella base elettorale.

I sostenitori che scaricano la App all-in-one saranno in grado di iscriversi ai raduni di Make America Great Again, e tracciare altri sostenitori di Trump nelle vicinanze, nell’intento di trasformare i sostenitori passivi in ​​attivisti.

Forse la caratteristica più importante sarà l’uso di premi – posti VIP ai raduni MAGA o foto con Trump – per convincere i più ferventi sostenitori a reclutare i loro amici, premiandoli come fanno campagne per i migliori donatori da anni.

La App consentirà al team di Trump di monitorare i follower in un modo più completo che mai. La campagna ha già acquisito 200 milioni di schede di elettori e sta spendendo milioni in pubblicità digitali, e partecipanti ai rally per raccogliere dati. L’app potrebbe raccogliere le preferenze sui sostenitori per creare profili che potrebbero essere utilizzati per personalizzare messaggi specifici per elettori specifici fino al colore di un annuncio.

L’app è un ottimo modo per aggirare Facebook e Twitter, raggiungendo le persone direttamente, nonché la realizzazione dell’appello per la campagna di Trump nel 2016 che prevedeva un “social network privato” per i sostenitori.

Soprattutto le persone intimidite nel condividere le loro opinioni politiche su Facebook o Twitter, con la App di Trump avranno un luogo in cui sapranno che possono condividere messaggi liberamente, con persone della stessa opinione.

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Fabio Vanorio è un dirigente del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. E’ cultore della materia in Intelligence e Sicurezza nazionale, nonche’ in applicazioni militari e di sicurezza dell’Intelligenza Artificiale. Scrive anche per l’Istituto Italiano di Studi Strategici “Niccolò Machiavelli” e per l’Hungarian Defense Review.

DISCLAIMER: Tutte le opinioni espresse sono integralmente dell’autore e non riflettono alcuna posizione ufficiale riconducibile né al Governo italiano, né al Ministero degli Affari Esteri e per la Cooperazione Internazionale.

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