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Perché Renault, Toyota, Hyundai e non solo prendono a bordo robot umanoidi

Le case automobilistiche sembrano sempre meno interessate a costruire automobili: tra divisioni che sviluppano Intelligenze artificiali e investimenti nel settore degli umanoidi, la rivoluzione industriale pare già in atto guidata da Tesla e da un gran numero di realtà cinesi. Il Giappone prova a restare la "patria dei robot" come nei cartoni animati degli anni '80, mentre in Europa si muove Renault

Non c’è solo l’americana Tesla, coi suoi Optimus, a farsi tentare dalle possibilità offerte dai robot umanoidi: nel Vecchio continente, infatti, anche la francese Renault sembra voler battere una strada affine, avendo acquistato una quota di partecipazione di minoranza nella parigina Wandercraft, azienda specializzata nello sviluppo di esoscheletri.

COSA FA WANDERCRAFT

“Quest’investimento – comunica il costruttore d’Oltralpe – va di pari passo con un accordo di partnership che si prefigge lo scopo di sviluppare una famiglia di robot di nuova generazione, basata sulla tecnologia Wandercraft e destinata in particolare alle attività produttive di Renault Group”.

Fondata nel 2012, Wandercraft finora ha sviluppato principalmente esoscheletri con finalità mediche e riabilitative ma adesso tutto sembra pronto per compiere il grande passo in direzione dei robot umanoidi a uso industriale.

RENAULT E’ INTERESSATA AI ROBOT PARIGINI

Per Renault svilupperà Calvin, una famiglia di robot umanoidi il cui scopo in azienda sarà quello di “sollevare gli operatori da compiti gravosi e poco ergonomici, riducendo anche i tempi di produzione ed aumentando la produttività”.

In un secondo momento, fanno sapere da Boulogne-Billancourt, questa partnership comprenderà anche l’industrializzazione di robot ed esoscheletri da parte di Renault Group per “ridurre i costi mediante un approccio di tipo design-to-cost e scale-up”.

IL GIAPPONE RESTERA’ LA PATRIA DEI ROBOT?

Se si pensa ai robot però non vengono in mente né Renault né Tesla, ma l’intera industria giapponese da sempre sinonimo di automi dalle fattezze umane, non fosse altro per gli anime anni ’70 – ’80 che hanno affascinato intere generazioni. Non deve perciò sorprendere che le più attive in tal senso siano le nipponiche Toyota e Honda.

La prima ha in cantiere automi Vlr (Vehicle Logistics Robot) impiegati per trasferire ai piazzali le vetture ultimate sulla linea di montaggio. Non si tratta di meccanismi dalle fattezze umane, quanto più di carrelli intelligenti capaci di movimentare merci di peso non indifferente. Ma soprattutto ha stretto un accordo con Boston Dynamics,  spin off del MIT, noto per i robot Atlas, per sviluppare umanoidi.

ROBOT DA PRIMATI

Evidentemente la Casa giapponese intende esternalizzare il lavoro fin qui portato avanti da un piccolo team in seno alla Toyota Engineering Society che lo scorso autunno era riuscito a far conoscere i progressi sul tema facendo finire il proprio robot nel Guinness dei primati perché capace di fare un canestro da distanze considerevoli. Poco utile all’atto pratico ma di certo la pubblicità più adatta a suscitare l’interesse degli investitori.

Allo stesso modo, anche Honda che per prima aveva iniziato a condurre esperimenti nel settore, col robot Asimo (spento definitivamente nel 2018) porta avanti progetti affini. Alcuni, come Haru, sono destinati ad allietare l’ospedalizzazione di piccoli pazienti, altri invece costituiscono una delle voci industriali del progetto che la Casa giapponese ha varato con linea d’orizzonte al 2030.

Fuori dal Giappone si segnala che la coreana Hyundai ha investito 880 milioni di dollari per acquisire la quasi totalità della già citata Boston Dynamics. In occasione dell’operazione il colosso asiatico dell’automobile aveva annunciato che la robotica arriverà a rappresentare il 20% delle proprie attività future, la produzione automobilistica scenderà perciò al 50% e il restante 30 riguarderà la mobilità aerea urbana.

LA CINA ACCELERA SUI ROBOT

Come nel settore dell’Intelligenza artificiale, al quale quello della robotica è strettamente connesso, anche qui si assiste a una preminente presenza della Cina. He Xiaopeng, presidente e CEO di XPeng Motors, ha annunciato che nel giro di un anno i robot umanoidi con capacità di livello 3 entreranno nella fase di produzione commerciale su scala moderata, segnando un passo significativo nell’evoluzione della robotica avanzata.

Nel novembre 2024 la casa automobilistica aveva alzato il velo sul robot umanoide Iron, già operativo nella fabbrica Xpeng di Guangzhou, rivelando che Tesla non è il solo produttore di auto elettriche intenzionato a spaziare anche in altri settori apparentemente molto distanti dalle vetture a batterie. Di Iron sappiamo che ha una costituzione simile a un uomo normale: un’altezza di 173 cm per un peso di 70 kg. Questo peculiare strumento è dotato di oltre 60 articolazioni e 200 gradi di flessibilità ed è animato dal chip Ai Turing a 40 core sviluppato specificamente per applicazioni ad alta intensità di intelligenza artificiale, in grado di elaborare modelli Ai con 30 miliardi di parametri.

LE ALTRE CINESI IN CORSA

Uno dei player più importanti nel campo automotive, Guangzhou Automobile Group (meglio noto come Gac) ha invece messo a punto GoMate, un robot umanoide a quattro ruote e a due ruote. Byd Auto dal canto suo ha nei propri hub i robot di UBTech Robotics, realtà connazionale. Ma sono davvero tante le industrie hi-tech germogliate in Cina: tra le più promettenti spiccano EngineAI, Fourier Intelligence, Unitree Robotics, Pudu Robotics e Robot Era, limitandoci alle principali.

 

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