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Intelligenza Artificiale

Perché non possiamo permettere l’algocrazia

L’intervento del deputato Federico Mollicone, responsabile Innovazione di Fratelli D’Italia

 

L’emergere della nuova economia basata su piattaforme digitali, algoritmi e intelligenza artificiale ha reso inadeguato il sistema vigente di regole e regolatori.

Per dirla con Maurizio Mensi, docente alla Scuola Nazionale dell’Amministrazione, i titolari delle piattaforme diventano più potenti degli Stati. Lo stesso Zuckeberg disse che Facebook è più uno Stato. Su questo, FDI propone da sempre la sovranità digitale.

FdI sta presentando una legge quadro per la regolamentazione degli algoritmi, che possa evitare lo scivolamento verso il “dataismo”, il “capitalismo della sorveglianza”, la “singolarità”. Lo chiedemmo già nella nostra proposta abbinata alla commissione sulla disinformazione. La regolamentazione delle piattaforme e degli algoritmi è una posizione storica di FdI: da sempre siamo favorevoli all’introduzione dei diritti digitali, ma allo stesso tempo riteniamo necessario garantire i diritti sulle piattaforme digitali.

Non possiamo permettere l’“algocrazia”. L’uso di tecnologia dell’intelligenza artificiale deve essere regolamentato, sin dallo sviluppo, garantendo anche meccanismi sanzionatori in mancanza di ottemperanza alle norme imposte dall’autorità pubblica. Ben venga la collaborazione da parte delle piattaforme private, nell’ottica dell’autoregolamentazione, purché essa sia iscritta in un sistema di controllo pubblico, che non lasci alcuno spazio a possibili abusi, o speculazioni di natura ideologica come spesso avviene. Nella legge chiederemo, infatti, garanzie affinché l’applicazione delle regole sulla rimozione di contenuti illegali venga bilanciata da un’adeguata salvaguardia della libertà di espressione e dalla preservazione del diritto di ricorso, per evitare che contenuti legittimi vengano impropriamente rimossi dalla rete. Il regolamento europeo cita espressamente la tutela dei diritti fondamentali nello spazio cibernetico nel paragrafo 3.5 e una netta condanna del cosidetto “credito sociale” che l’autoritarismo cinese usa come meccanismo di controllo.

In occasione del primo maggio, abbiamo manifestato di fronte Amazon appunto per chiedere il superamento della logica dell’algoritmo. Sempre sulla regolamentazione delle piattaforme digitali, vorrei citare il recepimento della direttiva Copyright, dato che la diffusione sistematica e non remunerata di opere protette dal diritto d’autore è un fenomeno che desta grave allarme per le aziende editoriali, i giornalisti e il pluralismo.

Il governo avrebbe dovuto inviare la Strategia sull’IA nel 2019 a Bruxelles, inspiegabilmente è ancora nei cassetti del Ministero dello Sviluppo Economico, sottosegretario Ascani. Il Pnrr cita 6 volte l’intelligenza artificiale, con due rimandi nella semplificazione della PA. Ci saremmo aspettati, certo, che la linea di intervento Transizione 4.0 per le Pmi potesse integrare più fondi rispetto i 18 miliardi, dato appunto il ruolo “trasformativo” che dovrebbe avere il Piano. La pandemia ha infatti posto al centro i temi del cloud – sia della Pa – che delle imprese: in questo FdI è in prima linea, con una mozione in aula e numerosi emendamenti per la transizione e la sicurezza cibernetica.

L’intelligenza artificiale rappresenta un nuovo scenario e un nuovo paradigma: Brown, in un racconto, parlò di un supercalcolatore per collegare l’Universo. Quando viene acceso, uno dei ricercatori ha il compito di porre la prima domanda. Deve essere un interrogativo a cui nessuna macchina sia mai stata in grado di rispondere. “Dio esiste?”. “Adesso sì” risponde la macchina.

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