Ci aspettiamo date di scadenza per il latte, ma non per i portatili. Ha inizio così il report di PIRG Education Fund intitolato “Chromebook Churn” e che si è focalizzato sulla fine fatta dai device di Google, i Chromebook, appunto, acquistati in massa dalle scuole statunitensi in piena pandemia, tirando la volata al gigante tech che ha visto crescere inaspettatamente le vendite dei suoi device, che proprio in quei mesi spegnevano le dieci candeline dal lancio della prima serie di laptop con il sistema operativo Chrome OS, basato sulla distro Gentoo Linux.
ALTRO CHE OBSOLESCENZA PROGRAMMATA
Ora, a pandemia finita, si scopre che buona parte di quei device giacciono inutilizzati. I Chromebook hanno difatti una “data di scadenza” incorporata, dopo la quale il supporto software termina. Una volta “scaduti”, i portatili non ricevono più aggiornamenti e non possono accedere a siti web sicuri. Secondo quanto raccolto nel report, gli insegnanti hanno riferito che i portatili scaduti non possono accedere ai siti web dei test statali online.
“I Chromebook non sono costruiti per durare. I tecnici professionisti che si occupano di riparazioni mi dicono che spesso sono costretti a buttare via hardware Chromebook di buona qualità con anni di vita residua a causa di date di scadenza del software aggressive. Smettiamo di sprecare denaro e risorse del nostro pianeta con aggiornamenti prematuri”, ha dichiarato la dott.ssa Elizabeth Chamberlain, direttore della sostenibilità del sito web di riparazioni iFixit.
Il tema è che la vita di un Chromebook inizia a scorrere dal momento in cui viene prodotto, non dalla prima accensione dell’utente. E dato che, per risparmiare, molti istituti hanno acquistato fondi di magazzino, agli alunni sono arrivati device con software già agli sgoccioli. Risultato: i magazzini delle scuole Usa si sono velocemente riempiti di laptop non più utilizzabili.
Le politiche che prevedono l’assegnazione di un computer portatile a ogni studente – si legge nel report – sono probabilmente destinate a rimanere, e le conseguenze del bilanciamento tra utilità e sostenibilità sono enormi. Raddoppiare la durata di vita dei Chromebook per i 48,1 milioni di studenti delle scuole pubbliche K-12 negli Stati Uniti potrebbe far risparmiare ai contribuenti 1,8 miliardi di dollari, ipotizzando che non ci siano costi di manutenzione aggiuntivi.
LA VITA EFFIMERA DEI CHROMEBOOK FA MALE AD AMBIENTE E PORTAFOGLI
Il rapporto fornisce raccomandazioni a Google che potrebbero raddoppiare la vita di questi popolari computer portatili. Ad esempio, Google dovrebbe estendere la scadenza dell’aggiornamento automatico (AUE) per tutti i modelli a 10 anni dalla data di lancio. L’azienda potrebbe poi anche spingere i produttori di Chromebook a produrre pezzi di ricambio e a standardizzare il più possibile la progettazione dei componenti, dato che, come si può ben immaginare, gli studenti trattano i dispositivi in modo piuttosto rude e dunque le rotture di singole parti sono all’ordine del giorno.
Per Lucas Rockett Gutterman, autore del rapporto e direttore della campagna “Designed to Last” dell’U.S. PIRG Education Fund, “Per il bene dei portafogli degli americani e dell’ambiente, tutti i dispositivi tecnologici dovrebbero durare di più. Google può fare da apripista rallentando la “rottamazione dei Chromebook””.
“Il minimo che possiamo fare per gli studenti che si affidano ai loro computer portatili è garantire che questi dispositivi siano duraturi e riparabili, e non facciano parte di una costante rotazione”, ha continuato Gutteman. “Con un numero sempre maggiore di dispositivi tecnologici nelle nostre vite e nelle nostre classi, se Google vuole essere una fonte affidabile per decine di milioni di studenti, deve produrre computer portatili su cui le famiglie e i distretti scolastici possano contare”.