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Perché la causa di Disney, Marvel, Universal e Dreamworks contro Midjourney è diversa

Le maggiori case cinematografiche del mondo hanno fatto causa al generatore di immagini IA Midjourney, oltre che per violazione del copyright anche per contraffazione. Ma chi è che compie davvero l’eventuale illecito? L’approfondimento di Laura Turini per Appunti di Stefano Feltri

 

Negli Stati Uniti sono pendenti una trentina di cause contro società proprietarie dei più importanti sistemi di intelligenza artificiale come Microsoft, Open AI, Anthropic, ma fino ad oggi a muoversi erano stati principalmente gli autori, spesso piccoli, che lamentavano l’uso delle loro opere per l’addestramento dei modelli di AI generativa, in grado di realizzare nuove opere partendo da istruzioni testuali, i prompt, forniti dagli utenti.

In quei casi la difesa si fonda principalmente sulla dottrina americana del fair use, per la quale è lecito utilizzare un’opera coperta da copyright se lo si fa per un fine completamente diverso, trasformativo.

Sulla base del fair use è stato, ad esempio, ritenuto lecito Google Books che prevede la scansione di interi libri coperti da diritti d’autore al fine di potere fornire un servizio di ricerca tramite frase o parola chiave da cui risalire al testo che la contiene.

Mentre la tensione sull’esito di queste cause è molto alta, perché il primo giudice che si pronuncerà potrebbe determinare le sorti del mercato dell’intelligenza artificiale, adesso arriva la notizia di una nuova azione legale contro Midjourney che è diversa dalle altre non solo per l’importanza dei promotori, ma anche per l’oggetto del contendere.

L’11 giugno 2025 Disney, Marvel, MVL Film, Lucas Film, Twentieth Century Fox, Universal City Studios e Dreamworks Animation, ovvero le maggiori case cinematografiche del mondo, hanno depositato di fronte alla Corte della California un ricorso contro Midjourney accusandola, non sono e non tanto di utilizzare immagini protette tratte dai loro film per addestrarsi, quanto di contraffazione per le opere che genera.

L’atto, lungo oltre cento pagine, contiene numerose immagini generate utilizzando Midjourney a seguito di un semplice prompt, affiancate ai soggetti originali dei film, per dimostrare alla Corte che, a prescindere da qualsiasi ragionamento che si possa fare sull’addestramento, è certo che il sistema realizza opere che sono in contraffazione.

“Appropriandosi delle opere protette da copyright dei ricorrenti e distribuendo immagini (e presto anche video) che incorporano e copiano palesemente i personaggi celebri di Disney e Universal – senza aver investito un solo centesimo nella loro creazione -Midjourney rappresenta l’esempio perfetto del “free-rider” del diritto d’autore e “un pozzo senza fondo” di plagio”, così esordisce il ricorso, ribadendo che la pirateria è sempre pirateria e non importa quale sia la tecnologia utilizzata per realizzarla.

COS’È MIDJOURNEY

Midjourney è stata fondata nel 2021 da David Holz, attuale Amministratore Delegato ed è un’impresa di successo che ha superato i 200 milioni di dollari di fatturato nel 2023, e 300 milioni nel 2024, con un numero di utenti che sfiora i ventuno milioni a cui offre abbonamenti a pagamento.

Secondo la tesi dei ricorrenti Midjourney è a tutti gli effetti un’impresa concorrente che avrebbe utilizzato tecnologie per memorizzare e incorporare dati associati alle loro opere protette da copyright in modo da potere generare, riprodurre, e distribuire un numero illimitato di copie che sono opere derivate dai preziosi personaggi delle case cinematografiche.

La copia non sarebbe quindi un evento “accidentale” dovuto all’intervento dell’utente, ma quasi un fatto doloso e volontario.

Nel ricorso si legge ancora:

“Midjourney dispone così di una fornitura inesauribile di copie e opere derivate che può mostrare pubblicamente e distribuire agli abbonati su richiesta.

Di fatto, in perfetto stile “distributore automatico”, Midjourney fornisce e visualizza copia dopo copia dei personaggi iconici protetti dei ricorrenti ai propri utenti e sul proprio sito web, attraverso la funzione Explore”.

A sostegno della loro tesi, e a dimostrazione dei danni che stanno subendo, vengono fornite numerose prove di utenti, soprattutto di Reddit, che utilizzano nei loro post opere generate con Midjourney del tutto simili a famosi personaggi di film, a cui si aggiunge l’esistenza di marketplace e forum in cui gli utenti si scambiano suggerimenti su come utilizzare il servizio per scaricare una varietà di immagini raffiguranti quei personaggi, cosa che dimostra un forte interesse pubblico nell’utilizzare il servizio commerciale di Midjourney come fonte per la riproduzione di copie.

È proprio qui, però, che si innesta il punto centrale della causa, che è anche il più scricchiolante.

CHI È CHE COMPIE CONTRAFFAZIONE?

Le case cinematografiche sostengono che il contraffattore sia Midjourney che, sia in fase di addestramento, sia generando output, pone in essere atti di contraffazione e che ogni esempio che hanno riportato nell’atto costituisce un atto di contraffazione autonomo.

Il problema è che Midjourney non è uno strumento magico che si attiva da solo, ma necessita dell’intervento di un essere umano che decide di usarlo ad un certo fine piuttosto che ad un altro e, quindi, di generare un’opera copiata piuttosto che no.

Anzi, a dire il vero, l’uso professionale degli strumenti di intelligenza artificiale tende proprio a produrre opere che siano il più possibile creative e diverse da quelle già esistenti, non a realizzare copie che non avrebbero alcun significato espressivo e non troverebbero alcuno sbocco sul mercato.

Per questo l’attacco di Disney e delle altre è indirizzato prevalentemente in una diversa direzione.

La tesi è che, se anche si volessero considerare contraffattori gli utenti, Midjourney sarebbe sempre responsabile di contraffazione “indiretta”, per avere fornito i mezzi per realizzarla e perché, pur avendo la possibilità di supervisionare e controllare questi atti di contraffazione, non ha fatto niente per impedirli.

Secondo i ricorrenti Midjourney potrebbe sia escludere le loro opere dai dati di addestramento, sia bloccare gli utenti che richiedono contenuti in violazione di copyright, sia impedire la generazione di contenuti illeciti, rifiutando i prompt che richiedono la visualizzazione o il download di personaggi protetti da copyright o utilizzando tecnologie in grado di individuare e bloccare la visualizzazione di output che violano il copyright.

Che possa farlo sarebbe dimostrato dalle stesse condizioni di utilizzo del sistema, in cui si legge che Midjourney avrebbe già adottato misure tecnologiche per impedire la diffusione e la visualizzazione di certe immagini, come quelle contenenti violenza o nudità, per cui basterebbe estendere questa funzione ai materiali protetti.

Prima di intraprendere l’azione legale, le case cinematografiche hanno chiesto a Midjourney di porre fine alla contraffazione anche attraverso l’adozione di queste misure, ma niente è stato fatto.

“Ben lontana dal collaborare con i ricorrenti per affrontare le preoccupazioni espresse nelle loro lettere, Midjourney ha intensificato le proprie violazioni. Il 3 aprile 2025, infatti, Midjourney ha lanciato una nuova e migliorata versione del suo servizio di generazione di immagini, denominata “V7”, si sottolinea nel ricorso, e da qui la necessità di rivolgersi con urgenza alla Corte della California.

La questione è molto complessa.

Se da un lato è vero che difficilmente la dottrina del fair use potrà essere utilizzata per difendersi sulla generazione degli output, tant’è che non viene neppure citata nel ricorso, qui gioca un ruolo fondamentale l’individuazione del soggetto responsabile di contraffazione e la funzione svolta da Midjourney nel processo che conduce alla copia.

Difficilmente il sistema AI potrà essere considerato un contraffattore diretto, sia perché non agisce da solo sia perché non genera soltanto opere copiate, ma anche lavori del tutto originali.

Sarà però anche difficile dimostrare che Midjourney è stata sviluppata e addestrata allo scopo di creare opere copiate e se lo strumento fosse considerato neutro i limiti della sua responsabilità sarebbero molto attenuati.

Certo è che le responsabilità di Midjourney potrebbero essere ricondotte su piani diversi, fondando una sorta di obbligo di controllo e supervisione, come appunto già sembra fare impedendo la generazione di immagini violente, pedopornografiche o di altra natura.

IL PRECEDENTE CINESE

In questo contesto mi viene in mente che nuovamente la Cina ha preceduto gli Stati Uniti che arrivano per secondi.

La Guangzhou Internet Court, ha già affrontato una causa analoga nel lontano febbraio 2024, promossa nei confronti di un sistema di intelligenza artificiale.

Nel caso Shanghai Character license administrative co., ltd. v. TAB (AI platform), in cui si discuteva della contraffazione del personaggio Ultraman, la Corte ha emesso una sentenza con cui ha ordinato al sistema di intelligenza artificiale di adottare misure che consentano agli utenti di utilizzare normalmente i prompt che vogliono senza che questi generino contenuti che violano opere protette da copyright.

In quel caso TAB è stato anche ritenuto responsabile di non avere adottato meccanismi di reclamo online utilizzabili dai titolari dei diritti, di non avere avvisato gli utenti sui potenziali rischi di violazione e di non avere adottato un sistema di etichettatura dei contenuti come generati da intelligenza artificiale.

In Cina però esiste una normativa specifica sull’intelligenza artificiale che negli Stati Uniti non c’è e che si occupa anche del diritto d’autore, materia non trattata neppure nell’AI Act che rinvia alle leggi esistenti.

Vedremo quindi cosa decideranno oltreoceano mentre nel frattempo gli utenti non possono che continuare a fare quello che hanno sempre fatto, ancora prima dell’avvento dell’intelligenza artificiale, usando pennelli, carta o Photoshop. Essere creativi e originali.

(Estratto da Appunti di Stefano Feltri)

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