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Perché la Camera Usa vieta WhatsApp sui dispositivi governativi

La Camera dei rappresentanti Usa mette al bando WhatsApp sui dispositivi governativi, mentre potranno essere ancora usati Microsoft Teams, Signal, iMessage e FaceTime di Apple, e Wickr di Amazon. Meta di Zuckerberg protesta. Fatti e commenti

 

Nonostante l’avvicinamento di Mark Zuckerberg al presidente degli Stati Uniti Donald Trump, WhatsApp, di proprietà di Meta, è finito nel mirino della Camera dei rappresentanti Usa, che ha imposto al personale il divieto di utilizzarlo sui dispositivi governativi.

Le ragioni sarebbero la “mancanza di trasparenza su come l’app protegge i dati degli utenti, l’assenza di crittografia dei dati archiviati e i potenziali rischi per la sicurezza derivanti dal suo utilizzo”.

La questione della privacy degli utenti è stata anche una delle motivazioni che aveva portato il co-fondatore di WhatsApp, Brian Acton, ad abbandonare l’azienda in seguito al suo acquisto nel 2014 per 19 miliardi di dollari da parte di Zuckerberg. Acton ha poi fondato l’app rivale Signal.

IL BAN DI WHATSAPP DALLA CAMERA USA

Secondo un’esclusiva di Axios, la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha avvertito i membri del personale di non utilizzare WhatsApp a causa di preoccupazioni legate alla privacy.

“L’avvertimento – scrive il Financial Times – rappresenta un colpo per WhatsApp, il cui proprietario Meta – con una valutazione di 1.800 miliardi di dollari – è da tempo criticato per una gestione poco rigorosa dei dati degli utenti nel tentativo di espandere i ricavi pubblicitari e commerciali”.

L’app, che conta circa 3 miliardi di utenti nel mondo, è invece approvata per l’uso ufficiale al Senato.

LE ACCUSE

Secondo un documento visionato dal FT, il capo amministrativo della Camera ha comunicato allo staff che l’app di messaggistica è stata classificata come “ad alto rischio per gli utenti”.

L’email, riferisce il quotidiano finanziario, ordinava ai dipendenti di non scaricare o conservare l’app su laptop o dispositivi mobili della Camera a partire dal 30 giugno, aggiungendo che chiunque l’avesse installata sarebbe stato invitato a rimuoverla.

La decisione, si legge nel promemoria diffuso da Axios, è stata presa a causa di una “mancanza di trasparenza su come [WhatsApp] protegge i dati degli utenti, l’assenza di crittografia dei dati archiviati e i potenziali rischi per la sicurezza derivanti dal suo utilizzo”.

Contemporaneamente, la società di Zuckerberg è coinvolta anche in una causa legale con la Federal Trade Commission (Ftc), che la accusa di mantenere un monopolio illegale derivato dalle acquisizioni di WhatsApp e di Instagram.

LA RISPOSTA DI META

Meta ha preso le distanze dalle accuse e un suo portavoce ha dichiarato che l’azienda “contesta nel modo più fermo possibile” la valutazione del Cao della Camera.

Il portavoce ha inoltre aggiunto che i messaggi su WhatsApp sono “crittografati end-to-end per impostazione predefinita”, il che significa che né l’azienda né terze parti possono leggerli, sottolineando che la piattaforma offre “un livello di sicurezza superiore alla maggior parte delle app presenti nell’elenco approvato dal Chief Administrative Officer (Cao)”.

Negli ultimi anni, osserva Axios, il Cao ha imposto divieti, almeno parziali, su DeepSeek, sulle app di ByteDance e su Microsoft Copilot.
Ha inoltre fortemente limitato l’uso di ChatGPT da parte del personale, che può utilizzare solo la versione a pagamento ChatGPT Plus.

QUALI APP SI POTRANNO USARE

Stando alle applicazioni autorizzate dalla Camera, i dipendenti potranno quindi utilizzare Microsoft Teams, Signal, iMessage e FaceTime di Apple, e Wickr, servizio di messaggistica di proprietà di Amazon.

SIGNAL TRA POLEMICHE E AVVERTIMENTI

Come ricorda il FT, Acton, che insieme a Jan Koum aveva co-fondato WhatsApp, ha lasciato nel 2017 l’azienda per divergenze con Zuckerberg proprio legate alla privacy degli utenti e alla mancanza di indipendenza dalla casa madre Meta. Da lì la decisione di creare Signal, recentemente finito al centro di polemiche dopo che il segretario alla Difesa Usa, Pete Hegseth, ha inviato informazioni dettagliate su attacchi pianificati nello Yemen ad almeno due chat di gruppo private sull’app.

Una di queste era stata creata dal consigliere per la sicurezza nazionale, Mike Waltz, e includeva alti funzionari della sicurezza statunitense, oltre che – per errore – il giornalista di The Atlantic Jeffrey Goldberg. L’altra chat era stata creata dallo stesso Hegseth e includeva sua moglie, suo fratello e una dozzina di altre persone.

Secondo NPR, il Pentagono aveva precedentemente messo in guardia i propri dipendenti contro l’uso di Signal a causa di una vulnerabilità tecnica che avrebbe permesso a gruppi di hacker russi di sfruttarla per spiare organizzazioni criptate. Il promemoria, diffuso a tutto il Pentagono, spiegava che app di messaggistica di terze parti come Signal possono essere usate per condividere informazioni non classificate, ma non sono autorizzate per inviare informazioni “non pubbliche” anche se non classificate.

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