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Parmitano, la missione Beyond e il futuro dello Spazio italiano. L’analisi del prof. Bussoletti

L'intervento di Ezio Bussoletti, coordinatore dell'area "Spazio e aeronautica" del piano nazionale della ricerca del Miur

 

Il 20 luglio del 1969 un piccolo gruppo di giovani sui 20 anni era incollato alla televisione: un enorme scatolone a valvole che trasmetteva, in bianco e nero, le ultime fasi dell’allunaggio della Capsula Apollo 11.

Erano, anzi eravamo, laureandi di Fisica e Ingegneria della Sapienza, molti dei quali attratti dallo Spazio, una nuova scienza che stava catturando sempre di più l’attenzione di aspiranti scienziati e di alcune aziende italiane.

In attesa dell’arrivo, in studio tre grandi giornalisti televisivi, Tito Stagno, Andrea Barbato e Piero Forcella, si intrattenevano il pubblico in collegamento con l’epico corrispondente dagli Usa, Ruggero Orlando. Di immagini allora non ce n’erano, era già molto se il collegamento radio, non sempre perfetto, permetteva a Stagno di seguire l’evoluzione della procedura di allunaggio che poi lui riferiva al pubblico.

La diretta durava a lungo ma, per fortuna, a coadiuvarli c’era quella notte una magnifica figura di scienziato, abilissimo divulgatore: il professore Enrico Medi, geofisico alla Sapienza, che aveva lanciato il nostro Paese su campi nuovi, lontani da quelli classici della Fisica Nucleare e delle Alte Energie.

Questo signore alto, vestito sempre impeccabilmente, aveva una dote unica mai eguagliata anche da colleghi più famosi di lui: la capacità di spiegare qualunque concetto, anche il più ostico, con estrema chiarezza e semplicità rendendo gli spettatori partecipi attivi di quanto veniva loro mostrato sullo schermo.

Era questo il primo messaggio che ci veniva dato a Fisica e che proveniva dall’insegnamento di Fermi a Roma: un buon scienziato, se ha veramente capito sino in fondo quello che sta facendo, deve essere in grado di spiegarlo in maniera semplice in tre minuti a chiunque, indipendentemente dal suo livello culturale.

Ieri al MAXXI, per festeggiare il cinquantenario di quel primo passo sul suolo lunare, l’Asi, la direzione della Fondazione e la Regione Lazio, unendo scienza e arte, hanno colto l’occasione di presentare in diretta il lancio della Soyuz dal cosmodromo di Baikonur; la capsula con i suoi tre passeggeri portava il cambio di equipaggio alla Stazione Spaziale Internazionale ISS e, per la prima volta, un italiano, Luca Parmitano, assume la responsabilità di comandante della ISS per i prossimi 6 mesi; importante riconoscimento alle capacità professionali e tecnologiche dell’Italia nel settore.

Tutto è andato per il meglio: il razzo è partito correttamente e altrettanto perfetta è stata la salita verso la quota dalla quale la Soyuz ha cominciato l’inseguimento della ISS, a circa 27,000 km all’ora, fino all’arrivo e all’aggancio intorno alla mezzanotte ora italiana.

Come sempre, le immagini dell’interno della capsula con i tre astronauti incastrati nei loro sedili su misura, ben salvaguardati dalle loro tute, e poi l’accensione dei potenti motori del razzo hanno polarizzato l’attenzione del pubblico in sala felice di poter vivere un’occasione simile e in attesa di proseguire il resto del programma della serata assistendo al film Apollo 11 reloaded e, magari, dando anche un’occhiata alla mostra Lunar City ospitata nelle sale del MAXXI.

Siamo, 50 anni dopo il primo passo sulla Luna, nel pieno della società della comunicazione e in questa logica si è sviluppato l’evento coordinato inizialmente dal nuovo presidente di Asi e poi dal responsabile della Comunicazione dell’Agenzia.

Attraverso un video il direttore generale dell’ESA, tedesco, ha spiegato con la verve spumeggiante tipica della sua gente, come oramai si va verso una prima colonizzazione della Luna e da lì verso Marte in tempi forse non lunghissimi. Un ottimo funzionario italiano ha chiarito che si partirà realizzando prima una stazione in orbita circumlunare per poi insediarsi sulla superficie del satellite.

Questi passi permetteranno di arrivare allo sfruttamento delle enormi risorse presenti, dall’acqua ghiacciata probabilmente sotto la superficie del Polo Sud, ottenendo ossigeno e idrogeno necessari alla sopravvivenza e alla produzione di energia, sino all’estrazione di vari minerali preziosi per la produzione di chip e strumenti tecnologici. Meno ricca di informazioni specifiche e più generale è stata la sintesi sugli svariati programmi di ricerca finanziati da Asi che Parmitano intraprenderà nella sua lunga missione.

In termini di informazioni offerte all’uditorio è stata importante la breve tavola rotonda tra i vari rappresentanti istituzionali invitati a parlare, Mise, presidenza del Consiglio, assessorato regionale dello Sviluppo Economico, ceo di TASI, la maggiore industria nazionale del settore spaziale.

Ciascuno ha chiarito il ruolo e la funzione ricoperta nel nuovo contesto previsto dalla Legge di riordino del settore che vede, finalmente, il coordinamento centralizzato alla presidenza del Consiglio in un’ottica di armonizzare il processo decisionale ottimizzando l’utilizzazione dei fondi pubblici messi a disposizione, sempre meno di quanto sarebbe necessario per rafforzare il ruolo di leadership che l’Italia ha nel settore e che deve essere mantenuto a salvaguardia anche della qualificatissima forza lavoro coinvolta.

Due note particolarmente interessanti sono emerse dagli interventi del vice sindaco di Roma e dall’assessore regionale allo Sviluppo Economico.

Il primo ha terminato il suo discorso ricordando che dall’ISS si vede con chiarezza la Terra, che è sferica, con buona pace dei terrapiattisti; messaggio chiaro a quanti sono ancora dubbiosi che l’uomo sia andato sulla Luna.

Altrettanto brillante l’intervento dell’assessore che ha ricordato la storia che ha portato l’Italia ad essere il terzo paese con capacità spaziali complete, dalle capacità di lancio alla produzione di satelliti; ha ricordato le figure, umane e scientifiche, dei padri del settore negli anni 50 e 60, ribadendo anche la capacità dei nostri politici di allora di comprendere l’importanza dello sviluppo di un tema come lo Spazio per il Paese. Pudicamente ha evitato confronti con la situazione degli ultimi 10-15 anni, ed è comprensibile.

Oggi siamo nell’era della comunicazione, spesso prevalente sui contenuti , per cui la gente va attirata con la pubblicità flashing piuttosto che con dosi più o meno importanti di conoscenza: e così è stato. Il pubblico ha avuto diritto agli intermezzi pubblicitari, come in TV e al cinema, inseriti nel contesto dell’evento.

In occasione della missione Beyond, un famoso editore di fumetti ha lanciato un albo inedito di un astronauta, eroe della striscia, che uscirà in ottobre e sarà presentato al Lucca Comics. Una notissima produttrice di pupazzetti per bambini ha presentato un nuovo prodotto, un astronauta (che non si sa se calvo come Luca perché ha un casco) accompagnato da un robot. Per ultima è stata presentata una serie web Tv in 12 puntate che vede ancora attore principale, nella Stazione Spaziale, il nostro Parmitano con alcuni simpatici attori che mescoleranno humor e cose serie per illustrare la vita di bordo.

Dopo 50 anni e un evento storico con persone tutte in giacca e cravatta, c’è certamente un salto epocale di paradigma e di modalità comunicativa nei confronti del pubblico molto più vicini alla cultura dei media attuali e che richiama ancora l’impronta del precedente presidente di ASI molto concentrata sulla comunicazione, anche celebrativa.

E’ questo il modo migliore per colmare le pesanti lacune culturali e lo scarso interesse verso la cultura e lo studio che molti giovani si portano dietro anche a causa di scuola e insegnamenti carenti e poca dimestichezza con la lettura? Soltanto i risultati futuri ce lo potranno dire.

Sarà anche interessante vedere se l’attuale presidente di ASI, appena arrivato da meno di tre mesi, continuerà su questa linea o ne proporrà altre se più consone al suo modo di pensare.

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