Se non possiamo vincerla, uniamoci a lei. Devono aver pensato qualcosa di simile gli artisti che avevano dato il loro assenso per essere coinvolti nel beta testing (ovvero nel programma volto a testare e migliorare un software) di Sora, il modello di generazione video di OpenAi – la medesima che ha già sfornato sul fronte testuale ChatGpt – attraverso quell’Intelligenza artificiale che, è noto, nelle sue varie declinazioni rischia proprio di far perdere il posto a un numero incalcolabile di registi, sceneggiatori, illustratori e fumettisti.
GLI ARTISTI ACCUSANO OPENAI
Ma c’è anche chi, tra gli artisti, sull’Intelligenza artificiale – e in particolare quella che anima Sora – aveva deciso di scommettere partecipando attivamente al suo sviluppo. Almeno fino a poche ore fa quando gli artisti del programma di testing hanno pubblicato una lettera aperta con accuse pesanti e ben circostanziate nei confronti di OpenAi di Sam Altman.
Nel loro messaggio, pubblicato su Hugging Face, accusano l’ex startup statunitense di utilizzare il loro apporto al progetto in via del tutto gratuita, senza fornire una monetizzazione adeguata per il loro contributo a una fase così cruciale. Infatti, gli artisti sottolineano di aver contribuito con feedback, test di bug e miglioramento del software ancora allo stadio larvale.
SORA FARA’ LE SCARPE AI PUBBLICITARI?
Non solo. Non ce ne vogliano gli artisti insofferenti per la loro condizione economica, ma questa pare la parte più importante della loro lagnanza: avendo acquisito una certa conoscenza di Sora, i beta tester sostengono che il programma sembri più finalizzato a costruire una narrativa di tipo marketing e commerciale, piuttosto che a creare genuinamente prodotti artistici.
Per tutti questi motivi, gli artisti firmatari, dopo aver chiesto alla software house di Sam Altman lautamente finanziata da Microsoft e da Apple, di diventare più trasparente nelle finalità delle proprie Intelligenze artificiali e di trattare con maggior rispetto quelle umane che contribuiscono allo sviluppo dei suoi software, incoraggiano il popolo del Web a rivolgersi a strumenti open source per la generazione video in quanto consentono maggiore libertà creativa e non richiedono di servire gli interessi commerciali delle grandi aziende.
LA CURIOSA REAZIONE DI OPENAI
Sebbene gli artisti che si sono schierati contro OpenAi siano appena una ventina, la loro missiva deve aver infastidito non poco la giovane realtà guidata da Sam Altman dato che, secondo quanto riportato dal Washington Post, OpenAI ha sospeso l’accesso al tool non appena la missiva ha iniziato a rimbalzare sul Web.