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Quanti obici ha fornito l’Italia all’Ucraina?

Secondo l’edizione ucraina della rivista Forbes, l'Italia ha fornito a Kiev 120 obici semoventi M-109L da 155 mm anziché una sessantina come emerso dalle indiscrezioni stampa della scorsa primavera. Inoltre, l'azienda privata lombarda Marconi Industrial Services ne ha riparati e modernizzati gratuitamente sette

L’Italia ha fornito all’Ucraina 120 obici semoventi M109, i mezzi di artiglieria che erano stati dismessi e poi ricondizionati.

Lo ha rivelato l’edizione ucraina di Forbes, da cui emerge un numero di obici ben superiore alle indiscrezioni stampa circolate finora. Lo scorso aprile in rete circolava infatti un video di un treno carico di 20 obici semoventi M-109L da 155 mm che transita per la stazione ferroviaria di Udine diretto a Est.

Inoltre, secondo la rivista, la Marconi Industrial Services, un’azienda privata lombarda specializzata nella revisione di mezzi militari, ne ha riparati e modernizzati gratuitamente sette, come ha riferito un rappresentante della società in Ucraina, Armen Melik.

Le forze armate ucraine li avrebbero già ricevuti e alcuni dei quali risultano già in prima linea.

I mezzi, progettati negli Stati Uniti all’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso, sono stati aggiornati e prodotti dall’italiana Oto Melara (la controllata armamenti terrestri di Leonardo) tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. Oggi l’Esercito italiano dispone del semovente d’artiglieria PzH-2000 armato con un pezzo da 155/52 mm.

Lo scorso aprile Repubblica rivelava che  “tra quelli già presenti al fronte e quelli ripresi a Udine si tratta di almeno trenta obici cingolati, mentre alcune fonti parlano di un numero addirittura doppio: complessivamente sessanta mezzi. La decisione di trasferire questi sistemi risale dunque all’esecutivo precedente a guida Draghi”.

Ma le armi inviate o da inviare in Ucraina restano comunque informazioni classificate e non è possibile avere conferme ufficiali.

Tutti i dettagli.

COS’È L’OBICE SEMOVENTE M109L

L’M109L è la versione aggiornata italiana dell’obice semovente d’artiglieria americano M109, che in passato hanno equipaggiato i reparti italiani. Sono rimpiazzati negli anni 2000 dai più moderni PzH 2000, con gittata di 40 chilometri di fabbricazione tedesca considerati i migliori al mondo.

L’Italia aveva in linea circa 300 M109L, 221 dei quali sottoposti a un programma d’aggiornamento nei primi anni Novanta (dall’iniziale versione “G” si era passati alla “L”, caratterizzata da una gittata più lunga, da 24 a 30 chilometri grazie ai proietti autopropulsi). Da circa vent’anni i semoventi risultano in riserva, quasi tutti proprio nel deposito di Lenta, in provincia di Vercelli.

Il nostro Paese ha venduto quasi 70 esemplari dei M109L al Pakistan e una decina a Gibuti, in cambio della concessione di una base.

APPREZZATI DAI MILITARI UCRAINI

“Pur risalendo a oltre trent’anni fa, gli M109L sono molto apprezzati dagli ucraini: sono semplici e robusti, con una manutenzione facile da gestire e una buona precisione di tiro” scriveva lo scorso aprile Repubblica.

AGGIORNATO DA LEONARDO PER IL MERCATO ESTERO

Inoltre, nel 2019 Leonardo ha proposto per il mercato estero una versione radicalmente aggiornata del semovente d’artiglieria M-109L a costi limitati rispetto all’acquisto di sistemi di ultima generazione.

L’obice calibro 155/23 è con il 155/39 di fabbricazione italiana equivalente a quello dell’obice trainato FH-70, dispone di nuovo estrattore di fumi e può utilizzare munizionamento standard e intelligente (come il Leonardo Vulcano) in gradi di colpire obiettivi fino a 30 e 40 chilometri. Per l’azienda italiana i clienti potenziali del kit di aggiornamento sono gli eserciti di almeno due dozzine di Paesi che ancora impiegano l’M-109L.

COSA HA RIVELATO FORBES

Ora, secondo l’edizione ucraina di Forbes, Roma avrebbe consegnato ben 120 semoventi M109 L, ciascuno dotato di un cannone pesante da 155 millimetri.

Inoltre, Forbes Ucraina ha anche riferito che Angelo Adriano, amministratore delegato della Marconi, ha inviato una lettera al ministro della Difesa ucraino, assicurando che la sua azienda è pronta a fornire ulteriore supporto tecnico agli obici, fornire pezzi di ricambio ed effettuare ulteriori ammodernamenti.

LE RISORSE

Infine, il portavoce della Marconi in Ucraina Armen Melik sentito da Forbes, ha spiegato che il costo per riparare un obice è di circa 3 milioni di euro. L’importo totale degli aiuti supera quindi i 20 milioni di euro.

 

 

 

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