Gli Usa di Trump saranno anche sulla soglia di quella che il tycoon chiama “età dell’oro”, ma intanto in neanche sei mesi le Big Tech statunitensi, ovvero le aziende attorno alle quali nelle ultime decadi si sono coagulati miliardi di dollari, hanno licenziato circa 65mila persone. Una emorragia che secondo un numero crescente di osservatori sarebbe da imputare all’AI: da un lato, infatti, molti ruoli vengono svolti oggigiorno dall’Intelligenza artificiale, dall’altro gli investimenti nel settore sono tali che le software house tagliano su altri fronti. Torna a licenziare anche Microsoft (che ha investito solo in OpenAi di Sam Altman oltre 13 miliardi di dollari in un periodo temporale assai ristretto e una cifra non specificata che si immagina della medesima portata nel proprio algoritmo Copilot), che secondo Bloomberg è pronta a tagliare altri 9000 dipendenti.
LA VERSIONE DI MICROSOFT
Il Gruppo, che nel 2023 aveva già lasciato a casa altri 10mila lavoratori e si appresta dopo neanche due anni al bis, motiva così: “Continuiamo a implementare i cambiamenti organizzativi necessari per posizionare al meglio l’azienda e i team per il successo in un mercato dinamico”.
Dato che, come è usanza in questi casi, l’ufficio PR è avaro di dettagli, varie testate del settore hanno iniziato a spulciare documenti e informazioni rilasciate talvolta sui social dai lavoratori defenestrati per capire dove e come si abbatterà la mannaia: quali team verranno colpiti, quali studi chiuderanno e quali progetti non saranno portati a termine. Il mosaico che sta prendendo forma è piuttosto plumbeo.
GAME OVER NELLA SEZIONE GAMING
La divisione gaming perderà almeno il 4 per cento della propria forza lavoro: se tale percentuale fosse confermata, saremmo tra le 3mila e le 4mila unità in meno. Si tratta della quarta ondata di tagli in appena 18 mesi. Matt Booty di Xbox Game Studios ha confermato per esempio che The Iniative, lo studio fondato nel 2018 per lavorare su grandi videogame AAA (quelli per cui vengono destinati i budget maggiori) chiuderà senza avere mai pubblicato nessun videogioco.
CONFIRMED: As we reported earlier, Microsoft is shutting down The Initiative, and cancelling Perfect Dark.
Matt Booty shared this email with staff earlier. https://t.co/PHiBhmKLpc
— Jez (@JezCorden) July 2, 2025
Cancellato per sempre, dunque, l’atteso Perfect Dark, sparatutto in prima persona fantascientifico che aveva l’obiettivo di far tornare la saga ai fasti delle proprie origini su Nintendo 64 (per opera del team britannico Rare, anch’esso finito nel portafogli Microsoft). Un’ambizione notevole, che si stava faticosamente trascinando da circa 10 anni anche con la collaborazione di Crystal Dynamics. Un altro videogame sempre dei Rare e sempre dallo sviluppo decennale pare essere stato definitivamente messo in soffitta: Everwild.
C’E’ CHI DICE “BASTA”. E LO FA IN PUBBLICO
Gregg Mayles, uno degli ultimi talenti di spicco ancora in Rare (lavorò a Banjo-Kazooie) lascerà l’azienda dopo oltre 35 anni proprio in contrasto con la cancellazione di Everwild, secondo quanto riferito da alcune fonti a VGC. Molti suoi colleghi lasciarono la software house britannica anni fa, in seguito dell’acquisizione di Microsoft. Un problema non di poco conto per Redmond, che è però sicuramente più imbarazzata dal malumore tutt’altro che carsico che sta emergendo dagli uffici di Halo Studios, software house responsabile dell’omonima serie FPS, colpita dalla spending review.
Qualche gola profonda ha infatti spiattellato le dinamiche interne alla giornalista Jessica Conditt che su Engadget ha raccontato l’intera dinamica in un articolo: “Mercoledì mattina i dipendenti della divisione Xbox di Microsoft hanno ricevuto un’email dal Ceo di Microsoft Gaming, Phil Spencer, che annunciava “cambiamenti organizzativi” che avrebbero colpito il team nei giorni a venire. I dipendenti di Halo Studios che sono stati licenziati hanno ricevuto un ulteriore invito a una riunione con i responsabili dell’organizzazione e, due ore dopo (lunghissime), è iniziata la chiamata su Teams. Tra le discussioni sui pacchetti di liquidazione, le ragioni fornite per i licenziamenti erano in linea con il memo di Spencer: ‘aumentare l’agilità e l’efficacia’.”
LA MAIL DI SPENCER FINITA SUBITO ONLINE
Con ogni probabilità la stessa fonte in Halo Studios ha poi sbottato finendo nell’articolo di Conditt: “Sono furioso che l’email di Phil si vantasse di come questo sia stato l’anno più redditizio di sempre per Xbox nello stesso momento in cui dava il via ai licenziamenti. Non capivo di cosa, in tutto ciò, avrei dovuto essere orgoglioso.” Parallelamente, la mail interna di Spencer ai dipendenti Microsoft è subito finita sul Web.
MICROSOFT PENSA ALL’AI MENTRE LICENZIA?
Sempre sui social c’è chi fa notare che mentre i dipendenti venivano licenziati, il team ID@Xbox inviava un’email confidenziale ai propri partner invitandoli a un AI Roundtable a Gamescom 2025 per discutere su come rendere più efficiente lo sviluppo di videogiochi usando l’intelligenza artificiale. Inutile dire che anche quella comunicazione confidenziale è presto arrivata sui social. Questa volta grazie a Brandon Sheffield di Necrosoft che evidentemente solidarizza coi colleghi rimasti senza lavoro.
TUTTI GLI ALTRI TAGLI VIDEOLUDICI DI MICROSOFT
Un altro danno all’immagine di Microsoft arriva sempre dalla diretta testimonianza di chi ha subito le conseguenze dei tagli sulla propria pelle: Romero Games, lo studio fondato dieci anni fa da John Romero, celebre creatore di Doom, e da sua moglie Brenda, ha confermato la cancellazione del suo prossimo gioco attraverso X, per via della decisione dell’editore di ritirare i propri finanziamenti all’opera.
— Romero Games Ltd. (@romerogamesltd) July 3, 2025
COINVOLTE ANCHE LE SOFTWARE HOUSE RECENTEMENTE ACQUISITE
Il lungo braccio di ferro tra Microsoft e le autorità antitrust di mezzo mondo sull’acquisizione di Activision – Blizzard era terminato a favore di Redmond, che però subito dopo l’esborso dei 69 miliardi necessari per mettere in scuderia l’ex rivale statunitense ha iniziato a tagliuzzarla qua e là. E a quanto pare sta continuando. Secondo un report della testata Aftermath, Blizzard perderà almeno 100 persone e vedrà interrotto lo sviluppo del videogioco Warcraft Rumble.
Nel 2021 Microsoft aveva acquisito ZeniMax Media, azienda madre di Bethesda Softworks (al lavoro sulla prestigiosa saga The Elder Scrolls e in tempi più recenti responsabile di Starfield che sarebbe costato non meno di 200 milioni), per 7,5 miliardi di dollari. E fedele al proprio canovaccio i tagli si abbatteranno anche su quel fronte. Bethesda sembra infatti aver cancellato diverse collaborazioni e progetti non ancora annunciati, tra cui uno noto internamente come Blackbird.
IL TEAM DI MOTORSPORT HA LE GOMME SGONFIE?
I tagli si sono abbattuti anche su Compulsion Games (studio autore di South of Midnight), sui team Raven Software e Sledgehammer Games al lavoro su Call of Duty e infine (almeno per il momento: i media americani stanno continuando a trovare altro materiale) pure su Turn 10, responsabile del racing game Forza Motorsport. Bloomberg, relativamente a quest’ultima unità parla di 70 dipendenti costretti a mettere i propri effetti personali in uno scatolone, pari quasi alla metà dello staff, cifra che se confermata farebbe supporre che lo studio verrà ridotto al ruolo di supporto nelle attività di quelli maggiori.
Fred Russell, ex-dipendente di Turn 10, sostiene persino che la divisione Motorsport sarebbe stata definitivamente chiusa e i superstiti sarebbero stati convogliati in supporto della serie Forza Horizon. Questo, al momento, il puzzle pazientemente composto dalla stampa di settore, per lo più statunitense, anche grazie alle testimonianze degli sviluppatori licenziati frettolosamente da Microsoft.
Prima di quest’ultima ondata di licenziamenti, si ricordano le chiusure di altri studi, quali Arkane Austin e Tango Gameworks, come pure i 650 tagli annunciati nel settembre 2024 e infine 6.000 licenziamenti (circa il 3% dell’intera forza lavoro su cui poteva contare a inizio anno Microsoft) dello scorso maggio. L’efficienza e la redditività aziendale viene insomma pagata a caro prezzo dai dipendenti accompagnati alla porta.