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Israele

MQ-9 Reaper di General Atomics, ecco il drone anti Soleimani

Il drone utilizzato dagli Stati Uniti per mettere a segno l'attacco contro il generale iraniano  Soleimani è l'MQ-9 Reaper, conosciuto come Predator B, prodotto dall'azienda americana General Atomics. Tutti i dettagli

Il drone utilizzato dagli Stati Uniti per mettere a segno l’attacco contro il generale iraniano  Soleimani è l’MQ-9 Reaper, originariamente conosciuto come Predator B.

I DETTAGLI SUL DRONE

Con una gittata di 1.800 chilometri e la possibilità di raggiungere i 15mila metri di altitudine l’MQ-9 ‘Reaper’, originariamente conosciuto come Predator B, è un “aeromobile a pilotaggio remoto” sviluppato dalla statunitense General Atomics Aeronautical Systems (GA-ASI).

L’AZIONE ANTI SOLEIMANI

Sarebbe stato uno di questi droni, coadiuvato da un altro della stessa ‘famiglia’ di Predator, a sparare quattro missili contro due auto che stavano trasportando questa mattina il generale iraniano Qassem Soleimani ed altri alti funzionari a Baghdad.

GLI UTILIZZI IN ITALIA

Questo velivolo (che costa circa dieci milioni di dollari, sensori compresi) è in dotazione da circa dieci anni anche all’Aeronautica Militare italiana, che lo usa disarmato, per compiti di sorveglianza e ricognizione.

LE OPERAZIONI

Uno di questi esemplari, utilizzato per la missione Mare Sicuro e appartenente al Gruppo velivoli teleguidati del 32/o Stormo dell’Aeronautica militare di Amendola (Foggia), è precipitato lo scorso novembre in Libia per cause ancora non chiarite.

IL DRONE SECONDO L’AERONAUTICA

Questo tipo di drone, come si legge sul sito ufficiale dell’Aeronautica statunitense, è specializzato nel condurre offensive mirate, contro target specifici. Il primo prototipo si è alzato in volo nel 2001.

LE CARATTERISTICHE

“Data la sua lunga autonomia, i sensori a largo raggio, le componenti di comunicazione e le armi di precisione – spiega il sito – fornisce una capacità unica di eseguire attacchi contro obiettivi di alto valore”. Ma l’aereo, con un’apertura alare di oltre 20 metri e una velocità superiore ai 400 km orari, garantisce elevate prestazioni anche nelle operazioni di pattugliamento, ricerca e soccorso, così come in quelle di intelligence, sorveglianza, “acquisizione di bersagli” e ricognizione.

L’IPOTESI

Il Partito comunista italiano ha criticato: il drone che ha lanciato il missile contro Soleimani era teleguidato da Sigonella? Scrive l’Ansa: Puntuali si alzano le barricate sul ruolo strategico dello stivale e di hub come Sigonella nelle crisi che hanno il Mediterraneo come epicentro o immediato hinterland. A riaprire la polemica è Luca Cangemi, della segreteria nazionale del Partito comunista italiano (Pci) che denuncia il “silenzio” attorno al presunto coinvolgimento della Naval Air Station siciliana nell’omicidio del capo della divisione Qods. “Un’operazione della rilevanza strategica enorme quale quella dell’uccisione del generale Soleimani, condotta con i droni, coinvolge necessariamente la base di Sigonella”, attacca Cangemi”.

LA SMENTITA DELLA DIFESA

Il ministero della Difesa smentisce “categoricamente”, “anche alla luce delle ottime relazioni e contatti con la controparte militare americana presente sul territorio italiano”, le notizie “apparse su alcuni organi di informazione relative all’ipotesi di partenza di droni dalla base aerea di Sigonella per l’operazione che ha portato all’uccisione del generale iraniano Qassam Soleimani”. A rincarare la dose arriva anche la smentita del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: “Da qualche giorno leggo false notizie sul fatto che il drone statunitense che ha colpito Soleimani in Iraq, sia partito dalle basi Nato italiane. È assolutamente falso”, ha scritto il titolare della Farnesina in un post su Facebook.

LE BASI ITALIANE

Camp Ederle, a Vicenza, è sede della 173/ma Brigata Aerotrasportata e dell’United States Army Africa (Usaraf). A Sigonella, principale base per le operazioni americane nel Mediterraneo sono ospitati, tra l’altro, i droni MQ-9 ‘Reaper’ come quello usato per uccidere Soleimani, aerei senza pilota tipo Hale (High Altitude Long Endurance) e Male (Medium Altitude Long Endurance), Global Hawk per la sorveglianza strategica ad alta quota, aerorifornitori e velivoli da trasporto.

AVIANO E NON SOLO

Ci sono poi Aviano, dove sono di stanza caccia F-16 e sono stoccate le bombe nucleari B-61; la Naval Support Activity di Napoli, sede della Sesta Flotta dell’Us Navy; la base di Camp Darby (Pisa), una delle più importanti basi logistiche delle Forze armate americane fuori dagli Usa e ospita milioni di munizioni e bombe/ordigni di vario tipo.

LE REGOLE

“L’utilizzo delle basi è regolato da accordi bilaterali con gli Usa che possono utilizzarle anche in caso di conflitto previa autorizzazione del governo italiano”, ha scritto l’Ansa.

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LE CARATTERISTICHE DEL MQ-9A PREDATOR B TRATTE DAL SITO DELL’AERONAUTICA MILITARE ITALIANA

​​Il velivolo MQ-9A “Predator B”, costruito dalla General Atomics, è un Aeromobile a Pilotaggio Remoto (APR) impiegato dall’Aeronautica Militare per svolgere missioni di ricognizione, sorveglianza e acquisizione obiettivi. Il velivolo, con un’apertura alare di oltre 20 metri, una velocità superiore ai 400 Km/h e una capacità di volo a media ed alta quota, garantisce una grande autonomia di volo, permettendo di ottenere elevate prestazioni sia nella condotta di missioni ISTAR (Intelligence, Surveillance, Target Acquisition and Reconnaissance) e sia, in ambito marittimo e terreste, nell’ambito di operazioni di Pattugliamento, Ricerca e Soccorso. I Predator B dell’Aeronautica Militare sono in grado di assolvere un’ampia gamma di compiti dimostrando elevate doti di flessibilità, versatilità ed efficacia. È possibile, ad esempio, rilevare la presenza di minacce quali ordigni esplosivi improvvisati che rappresentano il pericolo più insidioso e diffuso nei teatri operativi odierni. Possono inoltre essere effettuate missioni in ambienti operativi ostili, in presenza di contaminazione nucleare, biologica, chimica o radiologica, oppure acquisire dati ed informazioni relativi ad obiettivi di piccole e grandi dimensioni in zone potenzialmente oggetto di operazioni. Inoltre, i velivoli Predator B permettono di contribuire in modo unico alla creazione e mantenimento della cosiddetta “Situational Awareness”, ovvero al controllo dell’evoluzione della situazione da parte delle autorità responsabili del comando delle attività. Le caratteristiche di autonomia, velocità, persistenza e raggio d’azione, unite ai bassi costi di esercizio, rendono il Sistema uno degli strumenti migliori per il controllo dei confini, il monitoraggio ambientale, il supporto alle forze di polizia e l’intervento in caso di calamità naturali.
Il Sistema d’Arma si compone almeno di tre elementi:

  • il velivolo, equipaggiato con un motore “Turboprop” ad alte prestazioni;
  • la Ground Control Station (G.C.S.), stazione di controllo a terra che grazie ad un collegamento satellitare può controllare il velivolo durante le operazioni anche a centinaia di chilometri di distanza;
  • la Exploitation Data Station (E.D.S.), dove vengono analizzate in tempo reale le immagini ricevute dal velivolo e, attraverso un nodo di telecomunicazioni, trasmesse agli utenti operativi.

La stazione di controllo è una vera e propria cabina di pilotaggio posta a terra, collegata tramite antenne e ricevitori in grado di comunicare con il velivolo anche via satellite. I sensori elettro-ottici, infrarossi e radar posti sotto la fusoliera, permettono capacità di osservazione e di rilevamento uniche, in grado di operare anche di notte; il sensore radar ad apertura sintetica, in particolare, consente, con ogni condizione di tempo, la capacità di ottenere immagini ad alta definizione. I filmati e le immagini acquisiti grazie al Sistema Predator B vengono immediatamente analizzate all’interno della E.D.S. dal personale “Intelligence” che ha superato un lungo percorso formativo per divenire “Analista Dati Immagine” e che ora ha il compito di fornire tempestive informazioni e documenti ai Comandanti ed alle Unità operative. Le telecamere poste sul muso dell’aeroplano rappresentano, invece, “gli occhi” del pilota, e sono i preziosi strumenti utilizzati durante le fasi di decollo ed atterraggio.

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