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Ai Act

Luci e ombre dell’Ai Act europeo

Cosa c'è e cosa manca all'Ai Act, la legge europea sull'intelligenza artificiale. Ecco cosa si è detto alla conferenza di Ibm sul tema.

L’EU AI Act rappresenta un’opportunità per sfruttare il potenziale dell’AI, ma al puzzle mancano ancora alcuni tasselli chiave: standard comunitari, coordinazione tra le autorità europee, dati ordinati e una governance semplice e trasparente. È quanto emerso nel corso della tavola virtuale “IBM: Come prepararsi all’entrata in vigore dell’EU AI Act”, il primo quadro giuridico sull’Intelligenza Artificiale.

EU AI ACT, COSA CAMBIERÀ?

Dopo tre anni la prima legge europea sull’Intelligenza Artificiale ha ricevuto il via libera definitivo del Parlamento Europeo e dovrebbe essere adottata definitivamente a maggio. L’obiettivo dichiarato è rendere i sistemi di AI utilizzati in Europa sicuri, trasparenti, non discriminatori e sostenibili. Al tempo stesso, la norma mira a offrire a start-up e piccole e medie imprese l’opportunità di sviluppare e testare modelli di AI. Entrando nel dettaglio, il quadro normativo fornisce un’analisi e una classificazione dei sistemi di AI in base al rischio che rappresentano per per fornitori e utenti.

Le categorie sono due: inaccettabile e ad alto rischio. I primi prodotti saranno vietati perché considerati una minaccia. Parliamo di sistemi di manipolazione comportamentale cognitiva, punteggio sociale e identificazione biometrica. I prodotti ad alto rischio, invece, incidono sulla sicurezza o sui diritti fondamentali e si dividono in: sistemi che rientrano nella legislazione UE sulla sicurezza e sistemi che fanno parte di settori specifici specificati nella banca dati dell’UE. Infine, ChatGPT e altri prodotti dell’AI generativa dovranno rispettare solamente i requisiti di trasparenza e il diritto d’autore dell’UE.

Se non ci saranno intoppi, sei mesi dopo l’entrata in vigore dell’EU AI Act scatterà il divieto di realizzare sistemi di AI che presentano rischi inaccettabili. Nove mesi dopo saranno operativi i codici di buona pratica. Infine, le aziende avranno un anno di tempo per adeguare i propri prodotti e sistemi ai requisiti di trasparenza. Un discorso a parte meritano i sistemi ad alto rischio, che avranno due anni in più per mettersi in regola.

DATI SÌ MA ORDINATI

I dati sono il nuovo oro, ma devono essere in ordine per poter essere utilizzati dall’AI. Infatti, questa innovazione può ridisegnare i processi aziendali, favorendo così la crescita. Tuttavia, c’è ancora molto da fare affinché questo potenziale si possa concretizzare.

“Un tema di cui abbiamo parlato con diversi clienti, diversi dei quali hanno realizzato di non essere pronti. Serviranno più investimenti sulla data governance e qualità del controllo dei dati. Una delle prime cose da fare è creare principi etici per l’AI. Infine, dobbiamo identificare applicazioni che creeranno più valore. Possiamo identificare modelli adatti per i casi d’uso per evitare di consumare risorse in modo inutile. Negli ultimi tempi stiamo assistendo a una sempre maggiore attenzione nella preparazione e organizzazione dei dati. Le aziende sono consapevoli delle criticità legate all’AI. La nostra piattaforma offre modelli predittivi e permette di catalogare e monitorare la precisione, la deriva, il bias e la qualità dell’AI generativa. Questo assicura trasparenza e dati sempre aggiornati”, ha affermato Ana Paula Assis, Chair & General Manager di IBM Europa, Middle Est e Africa.

EU AI ACT, COSA C’È E COSA MANCA

La tecnologia evolve molto velocemente, per questa ragione la regolazione deve adattarsi e anticipare rischi potenziali. Allo stesso tempo, è importante fissare standard europei e rendere la compliance più semplice possibile per le aziende, secondo Chirstina Montgomery, VP and Chief Privacy & Trust Officer di IBM.

“Ci saranno molte novità nei prossimi anni. La nostra piattaforma basata sull’AI generativa, costruita su diverse soluzioni, permette ai clienti di mettere in pratica e controllare le attività in modo automatico”, ha sottolineato Montgomery, aggiungendo che “tutti dovrebbero essere in grado di essere AI creator”.

“L’AI Pact non è stato annunciato ufficialmente ma abbiamo segnalato il nostro interesse. D’altronde storicamente già abbiamo aderito ai principi Usa della Casa Bianca e a quelli canadesi sull’AI”, ha aggiunto.

“Non c’è requisito che va estremamente oltre quelli che quasi ogni società dovrebbe implementare. Uno dei clienti con cui abbiamo avuto contatti che si sta espandendo in Europa ha manifestato la necessità di una struttura di governance più centralizzata”, ha affermato Ana Paula Assis.

IL RUOLO DELL’AI OFFICE

L’AI Office giocherà un ruolo centrale poiché “coordinerà le diverse attività delle autorità che competono per la giurisdizione, secondo Montgomery.

“Stiamo spingendo per la maggiore coordinazione e chiarezza possibile. Il nostro obiettivo principale è stimolare la conversazione e il coordinamento a livello regolatorio”, ha dichiarato, fornendo un aggiornamento sullo stato dell’arte del nuovo Istituto.

“L’AI Office si è insediato e sono state assunte diverse persone. Attualmente siamo in fase di ricerca di alcuni esperti, 80 dei quali saranno esterni”, ha anticipato Montgomery, aggiungendo che “è importante che il Governo lavori con il settore privato e con le accademie per raggiungere un adeguato livello di expertise”.

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