Essere costretti a cambiare pc, telefoni e tablet perché non più aggiornabili. È la situazione in cui gli utenti vengono messi dalle aziende tecnologiche per rendere indispensabile un nuovo strumento, ma c’è chi prova a ribellarsi.
Un cittadino californiano ha intentato causa contro Microsoft accusandola di voler rendere obsoleti milioni di dispositivi attraverso la fine del supporto a Windows 10. Secondo il querelante, dietro questa decisione si nasconde una strategia per spingere all’acquisto di nuovi computer compatibili con Windows 11 e consolidare il controllo dell’azienda sul mercato dell’intelligenza artificiale generativa (IAg). La vicenda solleva interrogativi su sicurezza, costi nascosti e impatto ambientale.
LA CAUSA LEGALE PER “OBSOLESCENZA PROGRAMMATA”
Lawrence Klein, un cittadino della California meridionale, ha citato in giudizio Microsoft presso la Corte Superiore di San Diego, accusando l’azienda di voler rendere obsoleti milioni di dispositivi con l’interruzione del supporto a Windows 10. Secondo lui, la decisione rappresenta una forma di “obsolescenza forzata” finalizzata a spingere i consumatori verso nuovi dispositivi compatibili con Windows 11, e a consolidare il dominio di Microsoft nel nascente mercato dell’intelligenza artificiale generativa.
UNA TRANSIZIONE A RILENTO
Nonostante il lancio di Windows 11 risalga a quasi quattro anni fa, una larga fetta dell’utenza globale – circa il 43% secondo StatCounter – utilizza ancora Windows 10. Solo a luglio Windows 11 ha superato il suo predecessore in termini di diffusione. Tuttavia, Microsoft ha annunciato che il supporto ordinario per Windows 10 terminerà il 14 ottobre 2025. Da quel momento, il sistema operativo non riceverà più aggiornamenti di sicurezza né nuove funzionalità, pur restando tecnicamente funzionante.
I TIMORI PER LA SICUREZZA E L’AMBIENTE
Klein, proprietario di due laptop con Windows 10, sostiene che questi dispositivi diventeranno inutilizzabili in modo sicuro a partire da ottobre, costringendolo ad acquistare hardware nuovo. La sua denuncia evidenzia i rischi legati alla sicurezza informatica per milioni di utenti – incluse aziende che gestiscono dati sensibili – che non potranno permettersi il passaggio o il supporto esteso. Microsoft, afferma, è perfettamente consapevole del pericolo a cui espone i suoi clienti.
IA GENERATIVA E REQUISITI HARDWARE
Uno degli elementi centrali della causa è l’integrazione dell’IA generativa in Windows 11, tra cui il chatbot Copilot. Per funzionare al meglio, spiega Courthouse News Service, queste tecnologie richiedono componenti specifici, come le unità di elaborazione neurale (NPU), presenti solo nei dispositivi più recenti. Di conseguenza, milioni di pc attualmente in uso non sono compatibili con le nuove funzionalità offerte da Microsoft, rendendo di fatto inevitabile l’acquisto di nuovi prodotti.
COSTI NASCOSTI E IMPATTO AMBIENTALE
Sebbene l’aggiornamento a Windows 11 sia tecnicamente gratuito, si stima che circa 240 milioni di computer non siano compatibili con il nuovo sistema operativo. Per questi utenti, Microsoft offrirà un programma di supporto esteso fino al 2028, ma a pagamento: 30 dollari all’anno per i singoli utenti e 61 per dispositivo per le aziende, con costi in aumento fino a 244 dollari nel terzo anno.
Un’analisi pubblicata nel 2023 ha però sollevato preoccupazioni ambientali: milioni di dispositivi destinati alla discarica potrebbero generare una quantità di rifiuti elettronici impressionante. “Se tutti questi fossero laptop pieghevoli impilati uno sopra l’altro – scriveva l’analista -, formerebbero una pila alta 600 km più alta della distanza dalla Terra alla Luna”.
LA RICHIESTA DEL QUERELANTE
Klein non chiede un risarcimento personale, ma sollecita un’ingiunzione che obblighi Microsoft a prolungare gratuitamente il supporto a Windows 10 fino a quando la sua diffusione non scenderà sotto il 10% del totale degli utenti Windows. Nella causa viene anche richiesta la copertura delle spese legali.