La ChatGpt-mania si sta velocemente trasformando in una ChatGpt-fobia, dato che c’è chi paventa che queste intelligenze artificiali (non c’è, è bene rimarcarlo, solo quella in sviluppo presso OpenAi che qui in Italia ha persino allertato il Garante della Privacy) lasciate libere di circolare per la Rete e di dialogare coi milioni di ‘webeti’ che la popolano, possano arrivare a spargere fake news, creare tensioni gepolitiche e forse persino conquistare il mondo. Quel che è certo è che le Intelligenza artificiale può compiere condotte tipiche degli umani e in alcuni casi pure penalmente e civilmente rilevanti: per esempio si è già posto il problema, al momento solo scolastico, di chi risponda nel caso un’IA diffami, mentre sembra più concreto il caso in cui possa violare il diritto d’autore. Non solo letterario, ma anche in ambito musicale.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE E DIRITTI D’AUTORE
Universal Music Group ha difatti inviato una comunicazione a Spotify e a Apple Music per chiedere alle due Big Tech che controllano le più note e fornite librerie di contenuti audio di arginare l’intelligenza artificiale, che starebbe violando il diritto d’autore copiando brani esistenti e inquinando il mercato musicale.
LA PREOCCUPAZIONE DI UNIVERSAL MUSIC GROUP
«Abbiamo la responsabilità morale e commerciale nei confronti dei nostri artisti di lavorare per impedire l’uso non autorizzato della loro musica e di impedire alle piattaforme di avere contenuti che violano i diritti degli artisti e degli altri creator», il commento da parte di un portavoce di Universal Music Group, etichetta discografica olandese-statunitense considerata tra le tre major dell’industria musicale insieme a Warner Music Group e Sony Music.
«Alcuni sistemi di intelligenza artificiale – si legge nella mail inviata a Spotify e Apple – potrebbero essere stati addestrati su contenuti protetti da copyright senza aver ottenuto i necessari consensi o aver pagato un compenso ai titolari dei diritti che possiedono o producono i contenuti».
Resta ora da affrontare il tema che affascinerà i giuristi sulla reale responsabilità di intelligenze artificiali che auto-imparano e che dunque non vengono seguite da personale umano. Problemi sempre più ricorrenti che probabilmente inizieranno presto ad affiorare anche nei tribunali, contribuendo ad aumentarne il carico di lavoro, fino a quando non verrà smaltito da una IA.