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Threads

LinkedIn e Threads soffieranno la pubblicità a X di Musk?

La fuga degli inserzionisti pubblicitari da X (Twitter) ha portato un aumento significativo delle entrate a LinkedIn. Anche Threads, l'anti-X di Zuckerberg, potrebbe raccogliere grandi guadagni. Tutti i dettagli.

Del fuggi fuggi dei grandi brand da un social ormai tossico come X potrebbero approfittarne due piattaforme rivali come LinkedIn e Threads. Nel caso del social per professionisti controllato da Microsoft si è già registrato un significativo aumento delle entrate pubblicitarie che potrebbe presto investire anche la nuova creatura di Meta pensata come replica dell’ex Twitter. Ecco cosa scrivono alcune testate sulle migrazioni in atto nel ricchissimo mercato degli ads.

Boom della pubblicità su LinkedIn

Come scrive il Financial Times citando i dati di Insider Intelligence, nel 2023 le entrate pubblicitarie di LinkedIn sono aumentate del 10,1% rispetto all’anno precedente raggiungendo i circa 4 miliardi di dollari, in un trend positivo destinato a prolungarsi nel 2024 durante il quale è prevista una ulteriore crescita del 14,1%.

Aumenta anche il costo

Ma il rinnovato interesse dei pubblicitari e degli agenti di marketing per il social professionale controllato da Microsoft è testimoniato anche dall’aumento di circa il 30% rispetto all’anno scorso del costo della stessa pubblicità veicolata da LinkedIn.

I motivi

Come hanno spiegato alla testata finanziaria esponenti e insider dell’industria della pubblicità, molto apprezzata è la capacità del social di profilare efficacemente il suo miliardo circa di utenti, anche se la ragione primaria dei nuovi investimenti nella piattaforma rimanda alla fuga da X, il social oggi nelle mani di Elon Musk.

“Questa è la stagione di LinkedIn” esclama il vicepresidente del marketing digitale dell’agenzia pubblicitaria Outcast, che al Ft spiega come “fino a poche settimane fa la maggior parte dei nostri clienti erano su X, ma ora ne sono tutti usciti”.

LinkedIn, sottolinea il quotidiano della City, continua a rappresentare nell’universo dei social il piccolo Davide rispetto ai Golia incarnati da Google e Meta, che con rispettivamente il 27% e il 21% del mercato della pubblicità digitale eclissano il suo misero 1,5%.

Ma la convinzione di Penry Price, vicepresidente delle soluzioni marketing di LinkedIn, è che la piattaforma riuscirà ad attirare molti dei brand in uscita da X solleticati anche da una capacità di targeting potenziata dai dati sulla propria storia professionale forniti dagli stessi utenti.

Resta tuttavia un problema rappresentato dai costi: una campagna premium su LinkedIn costa circa 300 dollari per mille impressioni, assai più dei 10-15 sulle piattaforme Meta.

Nuovi servizi

A titolo di compensazione tuttavia LinkedIn sta testando un nuovo servizio che consentirà ai brand di indirizzare la propria pubblicità anche alle app televisive degli utenti, permettendo ad esempio di diffondere le réclame su piattaforme come Disney+, Fox Sports, Roku e Pluto.

Intanto Threads…

Pronto intanto ad approfittare delle difficoltà dell’ex Twitter è il nuovo prodotto con cui Meta ha inteso replicarne le funzioni, Threads.

Già in un articolo dello scorso luglio Reuters sottolineava testualmente che Threads potrebbe attirare la réclame una volta destinata a X in quanto “meno controversa e più prevedibile della piattaforma di Elon Musk”.

Stime entusiastiche

Alcuni analisti sentiti da Reuters  a luglio stimavano che Threads potrebbe teoricamente raggiungere 5 miliardi di entrate annue in pubblicità, ossia tanto quanto fatturava Twitter due anni fa, ossia prima dell’acquisizione da parte di Musk e della successiva crisi.

Ma secondo i colleghi di Evercore ISI la pubblicità su Threads potrebbe generare nel 2025 per Meta entrate da pubblicità di oltre 8 miliardi, che resterebbero comunque una frazione molto piccola dei 156 miliardi di entrate stimate per quell’anno per il gruppo di Zuckerberg.

Tutti pronti

Il clima di ottimismo che ha accompagnato il lancio di Threads è ben testimoniato dalle parole di Mat Janovsky, cofondatore dell’agenzia di pubblicità Moment Lab, per il quale “senza dubbio” molti brand trasferiranno le loro capacità di spesa da X al nuovo social.

E appare indicativo a tal proposito il titolo di un articolo di Slate: “Threads sta per incassare tutto il denaro che Twitter non fa più”.

A fare da supporto a tale affermazione sono le dichiarazioni del ceo di un’importante agenzia di marketing digitale come ASY Digital: “non appena le pubblicità saranno disponibili su Threads, vi cominceremo a lavorare immediatamente per i nostri clienti. Tutto è pronto dalla nostra parte”.

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