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Leonardo Oto Melara

Leonardo-Finmeccanica, ecco perché Profumo folgora le voglie di fusione con Fincantieri

Che cosa ha detto l'amministratore delegato di Leonardo (ex Finmeccanica), Alessandro Profumo, sull'ipotesi rilanciata da Renzi (e auspicata da Bono?) di una fusione con Fincantieri

 

Vade retro mega fusione. Non c’è spazio per un matrimonio fra Leonardo (ex Finmeccanica) e Fincantieri, i due gruppi partecipati dallo Stato, il primo attivo nella difesa e nell’aerospazio, il secondo nella cantieristica navale. A bocciare l’ipotesi, auspicata da Matteo Renzi nell’intervista con la quale ha annunciato la scissione dal Partito democratico e la creazione del movimento Italia Viva, è Alessandro Profumo, l’amministratore delegato di Leonardo.

CHE COSA HA DETTO PROFUMO SU LEONARDO-FINMECCANICA E FINCANTIERI

L’ex banchiere di fatto è tornato su un concetto in parte espresso all’inizio dell’anno quando era circolata l’ipotesi di un’unione fra le due aziende partecipata dal Tesoro. “Penso sia estremamente importante essere grandi nei verticali” come negli elicotteri. “Penso che mettere insieme molteplici settori di attività in alcuni casi può diventare un limite perché già oggi veniamo criticati per essere troppo diversificati”, ha osservato Profumo durante la celebrazione ufficiale nello stabilimento di Vergiate (Varese) per la consegna alla Guardia di Finanza del millesimo elicottero AW139, campione di vendite sul mercato mondiale.

IL RUOLO DI FINANTIERI

Quel che il manager aveva già rilevato mesi fa era che poteva aver senso una fusione con le attività nella difesa, ossia le navi militari, e non con le navi da crociera. Ma è proprio in quest’ultimo settore che, lungi dal separarsene, Fincantieri si è rafforzata grazie all’alleanza con la francese Stx, pronta a partire non appena arriverà il via libera dall’Antitrust Ue.

IL FUTURO DI PROFUMO IN LEONARDO SECONDO PROFUMO

Interpellato sulla prossima tornata di nomine pubbliche in primavera e su una sua disponibilità a una riconferma, Profumo ha sottolineato che “è una cosa che ovviamente non dipende da me: la cosa che io devo fare è lavorare bene per la mia azienda, poi vedremo”.

IL RUOLO DI BONO IN FINCANTIERI

Chi invece lavora sotto traccia da tempo per fondere i due gruppi è il numero uno di Fincantieri, Giuseppe Bono, che le indiscrezioni giornalistiche indicano essere una sorta di auto candidato in caso di nascita del colosso nazionale frutto delle due aziende.

ECCO IL PARERE DI NONES RILANCIATO DA AIRPRESS

L’idea di Renzi (gradita a Bono) non era stata accolta con favore ai vertici di Leonardo. Significativa la scelta di Airpress, la rivista di Paolo Messa, direttore Relazioni istituzionali Italia: nella rubrica curata sul quotidiano La Verità di Maurizio Belpietro, di rilanciare l’intervista di Formiche (altra rivista di Messa) a Michele Nones, vicepresidente dell’Istituto Affari italiani ed esperto del comparto: “L’ipotesi di una fusione tra Leonardo e Fincantieri non mi sembra la risposta adeguata. Sul piano delle dimensioni, infatti, l’eventuale apporto del lato militare di Fincantieri a Leonardo non modificherebbe il posizionamento di quest’ultima nello scenario internazionale. Sul piano dei settori coinvolti, inoltre, si rischierebbe di allargare ulteriormente il ventaglio delle attività svolte da Leonardo. Se poi l’ipotizzata fusione riguardasse tutta Fincantieri, il nuovo gruppo si troverebbe a gestire un business completamente diverso com’è quello delle navi da crociera”.

MEGLIO SOCIETA’ DIVERSE SECONDO NONES

Secondo Nones, ha senso che le due aziende restino separate “perché sono società diverse con mercati diversi. Le conglomerate molto difficili da gestire: ci sono voluti 15 anni per togliere all’allora Finmeccanica i settori dell’energia e dei trasporti, con beneficio di tutto. Queste lezioni dovrebbero essere tenute presenti. L’industria non può diventare un’ammucchiata dove si mette quello che si ha. Bisogna perseguire logiche tecnologiche e di mercato, non esclusivamente finanziarie o proprietarie”.

L’esperto poi fa alcuni esempi: “Chi costruisce carri armati non costruisce pullman. Chi costruisce navi militari non fa navi da crociera. Viceversa, nel modello di cantieristica militare dei Paesi sviluppati, troviamo cantieri militari all’interno di grandi gruppi, come il caso di Bae Systems, o gruppi che operano solo nel settore militare, come Naval Group o i cantieri tedeschi. Solo in campo aeronautico le grandi aziende operano su mercato civile-militare (con l’eccezione di Bae Systems) al fine di compensare l’andamento della domanda. Nel caso italiano, si potrebbe al massimo ipotizzare, in via del tutto teorica, un’integrazione della parte militare di Fincantieri all’interno di Leonardo”.

“La verità – ha concluso Nones – è che, per quanto riguarda Leonardo, uno dei punti di debolezza concerne le sue dimensione limitate nei vari settori in cui già oggi opera. Una strategia di crescita dovrebbe puntare dunque a rafforzare i settori su cui vuole rimanere, e non a espandersi orizzontalmente in altri settori”.

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