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Tempest

Leonardo-Finmeccanica e non solo, ecco i consigli al ministro Guerini sulla Difesa

L'analisi di Alessandro Marrone, responsabile del Programma Difesa dello Iai

Il potenziale politico-strategico del Ministero della Difesa non sta solo nell’impiego dello strumento militare, ma anche nella politica industriale che influenza il comparto dell’aerospazio, sicurezza e difesa, particolarmente in tempi di accelerazione europea su questo fronte. 

L’OCCASIONE (IM)PERDIBILE DELLO EUROPEAN DEFENCE FUND

A livello Ue si sta infatti definendo lo European Defence Fund (Edf), con 13 miliardi di euro previsti nel bilancio Ue 2021-2027. Va consolidato e applicato il suo quadro normativo, ma soprattutto vanno definiti il programma di lavoro e le priorità, la governance e l’organigramma della nuova Direzione Generale ‘Industria della Difesa e Spazio’ che lo gestirà concretamente.

La nuova direzione è stata creata nel portafoglio del commissario per il Mercato Interno, che di fatto è il responsabile della politica industriale dell’Unione. Un portafoglio molto importante, tanto che la Francia ne ha ottenuta la titolarità per Silvye Goulard, vicina al presidente Emmanuel Macron ed europeista di vecchia data, un profilo ben in grado di trovare una sintesi tra gli interessi europei e quelli di Parigi.

Programma di lavoro, governance e organigramma saranno importanti per la gestione del fondo, del quale si è già avuto un anticipo con i progetti pilota finanziati per il 2018-2020 con 580 milioni di euro, nei quali le aziende italiane del comparto – in particolare Leonardo-Finmeccanica – si sono ben posizionate. Per l’industria di tutti i principali Paesi europei l’Edf è un’occasione imperdibile per finanziare l’innovazione tecnologica, avviare programmi congiunti, migliorare le capacità di export e in prospettiva arrivare a un consolidamento, tramite fusioni e acquisizioni, della base industriale europea che deve competere con i grandi gruppi americani e cinesi.

Per non perdere questa occasione, l’Italia ha bisogno di un Ministero della Difesa in grado di portare avanti la sua politica industriale a livello nazionale ed europeo, gestendo in modo strategico le limitate risorse a disposizione, avviando progetti con gli altri Paesi partner – in primis nel quadro della Permanent Structured Cooperation (Pesco) – sostenendo lo sforzo industriale nell’ Edf e in tutto ciò dialogando costantemente e a tutti i livelli con Bruxelles e le principali capitali europee. Anche perché molte iniziative stanno partendo dentro e fuori il quadro Ue, ed il vertice della difesa italiana deve essere in grado di parteciparvi tempestivamente.

IL POTENZIALE DI TEMPEST E F-35

Nel campo aeronautico la recente firma italiana dell’accordo con la Gran Bretagna per sviluppare insieme, anche con la Svezia, il caccia europeo di sesta generazione è stata una scelta nella giusta direzione auspicata da militari, industriali e esperti. Ora si tratterà di dare sostanza all’accordo negoziando il massimo di sovranità operativa per le forze armate e di coinvolgimento tecnologico per tutte le grandi e medie industrie italiane del comparto, dall’avionica all’elettronica, dalla motoristica alle altre componenti tecnologiche di pregio.

Due obiettivi perseguibili anche a livello transatlantico anche con il programma F-35, se solo si desse stabilità politica alla realtà di una cooperazione con gli Stati Uniti e altri sette Paesi europei che va avanti da 20 anni e sta producendo il caccia di 5° generazione più venduto in Europa. Con l’ingresso di Belgio e Polonia nel programma, l’uscita della Turchia e lo stallo inglese sulla Brexit, lo stabilimento di Cameri potrebbe davvero diventare il polo europeo di assemblaggio, manutenzione e upgrade del velivolo se il Ministero italiano si muovesse con decisione verso i partner europei che stanno acquisendo il velivolo, come fatto tempo fa e con lungimiranza con l’Olanda. 

Sul settore aerospazio, e più in generale sul comparto industriale della difesa, pesa il rischio di un’uscita senza accordo della Gran Bretagna dall’Ue. Per questo, nel quadro dell’approccio complessivo del governo alla Brexit, è importante fare presente la necessità del settore di avere una partnership il più stretta possibile con Londra – e rendere possibile anche un eventuale ripensamento inglese sulla stessa uscita. 

IL NEGOZIATO NAVALE CON PARIGI

Nel campo navale il programma italo-francese di ammodernamento della flotta militare quanto a navi di supporto logistico va di pari passo con i negoziati tra Fincantieri e Naval Group per la creazione di un campione europeo della cantieristica navale. Gli interlocutori francesi sono tanto ostici quanto importanti in questo campo, come in quello spaziale, ed è necessaria un’azione forte della Difesa non solo per difendere di fronte all’antitrust Ue l’acquisizione dei Chantiers de l’Atlantique da parte di Fincantieri, ma per accompagnare un percorso industriale che ha evidenti risvolti militari, politici e strategici. Un partenariato proficuo per entrambi è ottenibile solo a patto che Parigi accetti di essere un partner e non un dominus: obiettivo difficile ma raggiungibile se perseguito con costanza e determinazione da parte italiana; altrimenti meglio fermare pragmaticamente il processo di concentrazione prima che questo diventi svantaggioso per l’Italia.

Nel campo terrestre la partita è più difficile per l’industria italiana in quanto l’avviata fusione tra la francese Nexter e la tedesca Kmw crea un player di dimensioni molto più grandi della controparte italiana. Player industriale sostenuto dall’accordo politico-militare tra Francia e Germania per la costruzione della prossima generazione di carri armati, a cui è interessata anche la Polonia. In questo caso si tratterà di valutare attentamente le diverse opzioni disponibili, ed eventualmente di legare questo dossier ad accordi in altri settori in modo da ottenere nel complesso una soluzione in linea con gli interessi nazionali.

POLITICA INDUSTRIALE E SISTEMA-PAESE

La politica industriale della Difesa ha importanti risvolti tecnologici ed economici per il Pil, ma la sua specificità e stella polare resta il soddisfacimento delle esigenze delle forze armate italiane. Sta quindi al vertice politico tenere fermo questo punto di riferimento rispetto alle esigenze a volte legittimamente divergenti delle singole industrie e anteporre gli interessi nazionali a quelli di un settore o player specifico.

E, come per le missioni all’estero, sta al vertice politico assicurare investimenti adeguati per quantità e qualità. In termini quantitativi, serve aumentare gradualmente ma stabilmente sia il bilancio della difesa nel suo complesso, sia al suo interno la voce investimenti e ricerca tecnologica rispetto a quella del personale e, soprattutto, rispetto ai mille rivoli di duplicazioni e sprechi da eliminare o almeno razionalizzare. E occorre lo sblocco completo e l’articolazione degli investimenti sommariamente previsti per il 2019 ed il 2020, compiendo le scelte specifiche del caso.

In termini qualitativi, le tecnologie duali per uso civile e militare dovrebbero essere sviluppate dove possibile, ad esempio nel segmento spaziale, rispettando invece la specificità di altri segmenti che per soddisfare le esigenze delle forze armate italiane, ed esportare nei paesi partner, hanno bisogno di una ricerca tecnologica mirata. Il piano nazionale di ricerca militare dovrebbe essere il più possibile sincronizzato con quello europeo in modo da sfruttare le sinergie e, cosa più importante vista l’entità dei finanziamenti, il sostegno del Ministero dello Sviluppo economico all’industria nazionale dovrebbe rispondere alle logiche di acquisizione delle forze armate.

In generale, la politica industriale della Difesa richiede conoscenza dei dossier, visione sistemica, ottica di lungo periodo, bilanciamento tra sovranità tecnologica e internazionalizzazione delle imprese del settore, e determinazione nel perseguire gli interessi generali rispetto a quelli settoriali. Tenerlo presente e familiarizzare con il settore in vista delle prossime scelte, anche concretizzando di conseguenza il bilancio della difesa 2019 e 2020, sarebbe già un passo importante nella giusta direzione.

 

Articolo pubblicato su affarinternazionali.it

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