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Intelligenza Artificiale

Ma l’intelligenza artificiale e il digitale sono o non sono green?

Visti gli enormi consumi d'acqua dell'intelligenza artificiale, la transizione digitale è destinata a cozzare con la transizione ecologica? L'articolo di Sergio Giraldo.

Quant’è verde il digitale. Anzi no. Contrordine, compagni, bandiera green non trionferà. Tutta presa a cantare le magnifiche sorti e progressive della cosiddetta intelligenza artificiale (AI), l’intelligenza naturale dei più si è assopita, o fa finta di dormire, non vedendo il costo ambientale del nuovo giocattolo. Nello specifico parliamo qui di ChatGPT (software di OpenAI, a sua volta posseduta da Microsoft) e il consumo di acqua potabile, ma la cosa riguarda in generale i data center delle grandi compagnie del web. Gli enormi depositi di hardware che girano al massimo regime per fornire potenza di calcolo a software sempre più complessi e sempre più pesanti (ChatGPT o altri in via di sviluppo) da parte di giganti come Google.

COSA DICE LO STUDIO DI SHAOLEI REN (UNIVERSITÀ DELLA CALIFORNIA)

È uno studio serissimo di un ricercatore americano, Shaolei Ren dell’Università della California, a suonare la sveglia sul costo ambientale dei data center dedicati all’intelligenza artificiale. Lo studio, sottoposto a peer review e in pubblicazione il prossimo dicembre, dimostra che per funzionare ChatGPT “beve” mezzo litro d’acqua ogni volta che gli si fanno da 5 a 50 domande o suggerimenti. Il numero varia anche di molto, a seconda della località geografica in cui si trovano i server e della stagione, cioè in definitiva della quantità di acqua necessaria a raffreddare le macchine che elaborano il software.

IL CONSUMO DI ENERGIA E ACQUA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

L’aumento nel consumo di energia e acqua potabile da parte degli enormi magazzini climatizzati adibiti a deposito di computer in funzione è nei numeri che le stesse aziende protagoniste dichiarano. Microsoft, che espone i valori nel proprio report ambientale annuale, dichiara nel 2022 consumi globali di acqua per 6,4 milioni di metri cubi di acqua. Un netto +34% rispetto al 2021, quando la società ne consumava 4,7 milioni. Un aumento di consumo di risorse naturali legato quasi esclusivamente all’aumento di capacità di calcolo necessario a ChatGPT per allenarsi ed apprendere.

Non male, per essere un’avanguardia della transizione energetica e digitale. Anche Google ha dichiarato un aumento dei consumi di acqua del 20% sull’anno scorso, dovuti in gran parte all’espansione delle attività sull’intelligenza artificiale, afferma Ren.

COSA FA MICROSOFT

OpenAI utilizza tre data center a West Des Moines, un sobborgo di Des Moines, in Iowa (USA). Una città ed uno stato scelti non a caso da Microsoft. Innanzitutto, il clima in Iowa è mediamente temperato, dunque le necessità di raffreddamento sono minori che negli stati del Sud e della California. Da oltre dieci anni è qui che Microsoft accumula server in tre grandi depositi, con altri due data center in costruzione, che dovrebbero aprire entro la fine dell’anno. In questi anni Microsoft avrebbe riversato fiumi di dollari sulla città per poter avere spazi, terreni ed acqua per i propri data center, ai confini degli estesi campi di mais.

In cambio dell’utilizzo di acque e terreni, Microsoft ha costruito infrastrutture per la città e paga ricche tasse a beneficio del comune. A quanto pare, avrebbe senso far lavorare i modelli di intelligenza artificiale in una singola collocazione geografica, per via della mole ingente di dati in gioco. Microsoft, per bocca del presidente Brad Smith, ha affermato di aver costruito i due nuovi centri di calcolo avanzato per l’AI in Iowa al solo scopo di allenare il modello avanzato, GPT-4.

Date le condizioni climatiche, in Iowa il sistema di raffreddamento delle server farm preleva l’acqua dagli acquedotti quando la temperatura sale oltre i 29 gradi, dunque solo d’estate. Si tratta comunque di molta acqua. Nel 2022 le tre server farm di Des Moines da sole avrebbero prelevato il 6% di tutta l’acqua, un consumo che quest’anno, con i due nuovi data center, potrebbe raddoppiare. La locale società dell’acqua della città ha affermato che, assieme alla municipalità, autorizzerà nuovi progetti per data center solo se saranno adottate misure per ridurre i consumi di acqua.

La questione dell’intensità idrica nella conduzione dei data center non è nuova, ma se ne parla molto poco. Già dal 2020, in Oregon, nella contea di Wasco, terra di frutteti e fattorie, i data center di Google sono finiti sotto accusa per gli enormi consumi di acqua per il raffreddamento. Avendo acquisito i terreni cu cui sorgeva una fonderia, con l’acquisto Google si è assicurata i diritti di prelievo fino a 3,9 milioni di litri di acqua al giorno, un quantitativo enorme potenzialmente sottratto all’agricoltura. A Las Vegas il consumo di acqua di Google è raddoppiato in un anno, suscitando allarme in una città in mezzo al deserto.

Per tagliare sui costi dell’acqua nei propri data center Microsoft sta sperimentando un deposito sul fondo del mare, al largo della Scozia.

Le aporie della transizione green e di quella digitale si intersecano, in questo caso, a mostrare, se ce ne fosse ancora bisogno, quanto è alta la catasta di frottole con cui si racconta questa trasformazione tutta interna al sistema capitalistico. Alla base del “nuovo” sviluppo che dovrebbe rivoluzionare il pianeta in realtà sono sempre le risorse naturali. L’acqua è il nuovo petrolio.

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