Skip to content

soccorso speleologico

Il soccorso speleologico si fa hi-tech

Il soccorso speleologico mette sicuramente alla prova la resistenza di vittime e soccorritori perché avviene all'interno di spelonche e anfratti che non facilitano le operazioni. Ma la tecnologia d'ultima generazione può dare una mano

Dal 7 al 9 novembre la Grotta a Male a L’Aquila è stata teatro di un’importante fase di sperimentazione dedicata alle nuove tecnologie per il soccorso medicalizzato sotterraneo, in ambienti che mettono a dura prova la resistenza di soccorritori e vittime. L’attività è stata promossa dalla Commissione Medica (CoMed) e dalla Commissione Tecnica Speleologica (CTS) del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS). L’obiettivo: testare, in condizioni reali, strumenti innovativi per monitorare i feriti in profondità e trasmettere i dati clinici e parametri vitali in tempo reale fino alle équipe specialistiche in superficie e negli ospedali.

UN LABORATORIO SOTTERRANEO DI TELEMEDICINA

La prima giornata, venerdì 7 novembre, è stata dedicata alla sperimentazione teorico-pratica di diversi presidi medicali forniti dall’azienda Sylco Srl, tra cui un monitor multiparametrico Minitor 5 di dimensioni e peso estremamente ridotti, capace di inviare in tempo reale l’immagine del proprio schermo a smartphone o tablet tramite connessione Bluetooth (fino a 20 metri) o Wi-Fi. Inoltre, è stato testato un defibrillatore DAE Primedic Heartsave MyPAD compatto, per la defibrillazione automatica esterna in spazi ristretti. Infine, è stato anche sperimentato un massaggiatore meccanico Amoul E6, utile per garantire un massaggio cardiaco costante anche in ambienti dove il movimento del soccorritore è limitato.

INTERNET FIN DENTRO LE GROTTE?

Il monitor multiparametrico è stato connesso al sistema Ermes, sviluppato dalla CTS del CNSAS, per creare un flusso completo di comunicazione medico-tecnica: i dati vitali del ferito vengono raccolti e inviati attraverso Ermes fino all’esterno della grotta, dove possono essere trasmessi via radio o rete internet a ospedali e centri medici, anche a centinaia di chilometri di distanza.Ermes è un sistema brevettato di collegamento Internet in grotta, frutto della collaborazione tra la CTS e BPG Radiocomunicazioni. È composto da due valigette stagne — una collocata in profondità, l’altra in superficie — collegate da un semplice doppino telefonico. Grazie a questa infrastruttura leggera e robusta, Ermes consente connessioni voce, video e dati anche a chilometri dall’ingresso di una cavità. Il sistema permette ai soccorritori e ai sanitari in profondità di effettuare videochiamate con l’esterno, inviare dati clinici come tracciati ECG o immagini ecografiche e ricevere supporto medico specialistico in diretta da ospedali o centri di coordinamento. Ermes è stato già collaudato con successo in esercitazioni fino a 2400 metri dall’ingresso di grotta, rappresentando oggi una delle soluzioni tecnologiche più avanzate al mondo per il soccorso medicalizzato ipogeo.

L’IMPORTANZA DEL CALORE (UMANO E NON SOLO)

Durante la tre giorni sono stati anche testati e confrontati diversi presidi isolanti, fondamentali per garantire la sopravvivenza e il comfort termico dell’infortunato in ambiente ipogeo, dove la temperatura può scendere a pochi gradi sopra lo zero e l’umidità è sempre prossima al 100%. Si tratta di tute termiche pesantemente imbottite, progettate per rivestire completamente il ferito — anche in caso di politrauma — lasciando al tempo stesso i punti d’intervento medico accessibili ai sanitari. Sono stati confrontati e sperimentati un modello ideato dalla Commissione Medica (CoMed), un tutone sviluppato dall’azienda AURA ed un sacco termico Tyromont, modificabile e adattabile per l’uso su barelle speleo.

LE PROVE SUL CAMPO, ANZI, IN GROTTA

Il momento culminante delle esercitazioni è stato sabato 8 novembre, con le attività in ambiente ipogeo a Grotta a Male, nel territorio di Assergi (AQ), nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Si tratta della grotta più estesa del massiccio, con uno sviluppo di circa 500 metri e una profondità massima di 84 metri: un contesto ideale per testare le nuove tecnologie in condizioni operative reali.
La simulazione ha previsto il trasporto in discesa di un figurante ferito su una barella scomponibile progettata dalla CTS, completamente protetto dal tutone CoMed.

Durante l’intera manovra il “paziente” è stato monitorato costantemente dal dispositivo multiparametrico Minitor 5, con particolare attenzione all’ingombro, durante il trasporto, del monitor stesso, all’affidabilità dei dati e alla durata delle batterie in condizioni di freddo e umidità estrema. Una volta raggiunto il fondo della cavità, il team sanitario ha stabilito un collegamento Wi-Fi tramite Ermes con un tecnico Sylco in superficie, che ha potuto visualizzare in tempo reale i parametri del paziente direttamente sul suo computer.

L’esito della prova è stato pienamente positivo: i partecipanti hanno espresso soddisfazione per la stabilità delle connessioni, la chiarezza delle immagini e la capacità del sistema di integrarsi in modo naturale nelle procedure di soccorso medicalizzato. Le sperimentazioni dell’Aquila confermano l’impegno del CNSAS nel portare la tecnologia al servizio della vita umana anche negli ambienti più ostili e remoti.
L’integrazione tra strumenti medici miniaturizzati e sistemi di comunicazione avanzati come Ermes apre la strada a un futuro in cui il supporto specialistico remoto potrà essere disponibile anche a centinaia di metri all’interno della montagna, migliorando sensibilmente le possibilità di sopravvivenza di un ferito grave. Questa sinergia tra la Commissione Medica e la Commissione Tecnica Speleologica – con la supervisione della Scuola Nazionale Medica per l’emergenza ad alto rischio nel territorio montano e ipogeo del CNSAS – rappresenta un modello di collaborazione interdisciplinare e un investimento strategico per la sicurezza, la formazione e l’innovazione del soccorso speleologico in Italia.

Torna su