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Il lavoro da casa non è smart working. Parla Cotza (sentito da Po)

Dopo il lockdown, e con il lavoro da casa, niente sarà più come prima nei rapporti datore-dipendente. Ma attenzione a non chiamare il lavoro da casa smart working. Ruggero Po ha intervistato Fabrizio Cotza, consulente per piccole e piccolissime imprese

Il 2020 segna un giro di boa nel mondo del lavoro: il lockdown ha accelerato (in modo drastico) l’adozione del lavoro a distanza nelle aziende. Cambiando il rapporto tra datore di lavoro e dipendente.

Ma quello che abbiamo fatto durante i tre mesi di lockdown, specifica Fabri Cotza,  un Mentore per Imprenditori Sovversivi (affianca l’imprenditore al fine di rendere redditizia ed efficiente l’azienda), non è smart working: “Si è lavorato a distanza, ma non si è fatto un vero smart working”. Lo smart working  “richiede strumenti e tecnologie diversi”.

“Il veri cambiamento deve ancora avvenire”, aggiunge Cotza. E arriverà presto, ma prepariamoci a nuovi paradigmi.

 

Fabrizio Cotza

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