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Come Huawei cerca di sedurre Bruxelles su 5G e cyber-security

Huawei ha inaugurato a Bruxelles il suo nuovo centro di sicurezza informatica per consentire agli operatori europei di testare tutti i prodotti realizzati dal colosso cinese delle telecomunicazioni. Ma la Commissione chiede al colosso cinese "reciprocità nell'accesso al mercato". Ecco tutti i dettagli delle ultime tensioni fra il gruppo Huawei e le istituzioni europee

Conquistare la fiducia non è mai semplice. Soprattutto se una superpotenza come quella americana mette in guardia il resto del mondo sul tuo conto. Lo sa bene Huawei, il colosso cinese delle telecomunicazioni, impegnata a respingere le accuse degli Stati Uniti secondo cui le sue apparecchiature per lo sviluppo della rete 5G rappresentano un rischio per la sicurezza nazionale. Per ingraziarsi istituzioni e partner commerciali in Europa e placare i timori sulla sua affidabilità, oggi la società di Shenzen ha inaugurato a Bruxelles l’Huawei European Cybersecurity Center. Ecco i dettagli.

IL CENTRO HUAWEI A BRUXELLES

Il centro aperto oggi a Bruxelles sarà una piattaforma in cui agenzie governative, esperti tecnici, associazioni industriali e organizzazioni di standard possono collaborare alla sicurezza informatica.

Il laboratorio consentirà inoltre ai clienti di Huawei di testare le apparecchiature di rete dell’azienda, di toccare con mano i prodotti e le soluzioni, compreso in settori come il 5G, l’internet delle cose (IoT) e del cloud. Non solo, le aziende wireless clienti potranno anche accedere al codice sorgente che esegue il proprio ingranaggio di rete.

IL TERZO IN EUROPA

Quello inaugurato oggi è il terzo centro europeo aperto dal gruppo cinese. L’anno scorso ne ha inaugurato uno a Bonn in Germania e da nove anni Huawei è presente nel Regno Unito con  la struttura Huawei Cyber ​​Security Evaluation Center, o HCSEC. Entrambi sono co-gestiti con i governi britannico e tedesco.

HUAWEI CALA L’ASSO DELLA CYBER-SECURITY

L’Europa è il più grande mercato di Huawei al di fuori della Cina e l’azienda spera di giocare un ruolo chiave nella costruzione delle reti 5G del continente, in concorrenza con le rivali scandinave Ericsson e Nokia. Per questo l’azienda cinese spera di accattivarsi i partner europei rassicurandoli sul piano della sicurezza. Il laboratorio di Bruxelles faciliterà anche la comunicazione tra Huawei e le principali parti interessate sulle strategie per la cyber security e le pratiche per la protezione dei dati. “La cyber sicurezza è la nostra priorità”, ma in “futuro vogliamo fare di più” e il centro aperto oggi a Bruxelles “è un’importante pietra miliare in questa direzione”: ha dichiarato il vice presidente di Huawei, Ken Hu, in occasione della cerimonia di apertura a Bruxelles.

BENE GLI STANDARD COMUNI COME IL GDPR

Nel suo discorso Hu torna dunque sul tema della fiducia, citata all’inizio. “La fiducia deve essere basata sui fatti, che devono essere verificabili e la verifica deve essere basata su standard comuni. Noi crediamo che questo sia un modello efficace di come costruire la fiducia nell’era digitale”. Dopodiché ha elogiato il lavoro dell’Ue per la definizione di “standard unificati”. Come il regolamento generale per la protezione dei dati (Gdpr), che è divenuto ormai “un gold standard” nella protezione della privacy in tutto il mondo.

I BASTONI TRA LE RUOTE MESSI DAGLI USA

Come sottolinea il New York Times, gli esperti di sicurezza informatica si stanno interrogando se il laboratorio di Bruxelles sia più uno strumento di lobbying per Huawei per migliorare le pubbliche relazioni dopo l’offensiva statunitense sulle sue apparecchiature, piuttosto che una serio strumento di protezione informatica. Il lancio del centro arriva in mezzo a una situazione di stallo tra gli Stati Uniti e la Cina su Huawei Technologies, il più grande produttore  di infrastrutture per le nuove reti 5G ad alta velocità. Se molte agenzie di intelligence sospettano che le apparecchiature potrebbero fornire alle spie cinesi un canale di sorveglianza e Huawei continua a negare, e c’è una lista in costante aumento di paesi, aizzati dall’intelligence americana, che non permetteranno agli operatori nazionali di fornirsi dall’azienda cinese per le future reti mobili 5G.

HUAWEI MESSO AL BANDO NEL 5G

Al momento i paesi che hanno effettivamente emesso tali divieti includono Australia, Nuova Zelanda e Giappone. Ma gli Stati Uniti continuano a fare pressioni su tutti i loro alleati affinché seguano il loro esempio. Il centro Huawei per la cyber-security nel cuore dell’Ue servirà a rassicurare i governi europei e le compagnie propensi a resistere alla messa al bando delle apparecchiature Huawei per lo sviluppo del 5G.

LE PRECISAZIONI DI BRUXELLES

A rassicurare Huawei ci ha pensato la stessa Commissione Ue che ha colto l’occasione per ribadire l’importanza della “reciprocità nell’accesso al mercato”.  L’Ue ha “un mercato aperto, tutti quelli che rispettano le regole possono accedervi, abbiamo le regole sugli appalti pubblici e abbiamo le regole per lo screening degli investimenti stranieri per proteggere gli interessi europei” ma “allo stesso tempo abbiamo legittime preoccupazioni sulla sicurezza che dobbiamo affrontare” ha dichiarato un portavoce della Commissione Ue riportando quanto il commissario al digitale Andrus Ansip ha detto a Ken Hu durante un incontro di ieri per discutere di cybersicurezza, 5G e mercato unico digitale. “Ansip ha anche menzionato la necessità di avere reciprocità nell’accesso al mercato, e domani il Collegio avrà un primo dibattito di orientamento sulle relazioni Ue-Cina dove si discuterà anche di questo”, ha aggiunto.

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