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Quantum

Google e il futuro della crittografia quantistica

L'intervento di Valerio Pastore, fondatore e Chief technology officer di BooleBox

 

La crittografia quantistica non è una assoluta novità, almeno per gli esperti del settore. Da tempo, da anni, ci si interroga, si prova, si sperimenta. Di certo, il documento pubblicato sul blog di Google porta l’attenzione sul tema a un livello superiore e coinvolge, potenzialmente, tutti.

Se davvero ciò che riportano alcune testate fosse vero – ovvero che il colosso di Mountain View sarebbe riuscito a risolvere, con un proprio computer quantistico, un problema di calcolo che il più potente computer oggi esistente avrebbe risolto in 10.000 anni – siamo di fronte a un cambiamento epocale.

Una rivoluzione non solo nel campo della security ma in ogni altro settore, dal farmaceutico all’architettonico, dal mondo dei pagamenti a quello assicurativo, per fare degli esempi. Perché, ormai, tutto passa dalla connessione, dal collegamento di dati, documenti, reti, ed è lì che si giocano tutte le sfide del presente e del futuro.

Con la crittografia quantistica tutte le crittografie di oggi sarebbero nulle.

Oggi, per poter decifrare informazioni cifrate riservate, è necessario avere la relativa chiave privata. E oggi, eseguire un cosiddetto attacco “a forza bruta” – ovvero provare tutte le possibili combinazioni di lettere, caratteri speciali e numeri – per decifrare una chiave RSA sarebbe impossibile, perché i computer che abbiamo a disposizione impiegherebbero troppo tempo. Con la tecnologia quantistica, invece, la stessa operazione richiederebbe pochi secondi.

Questo principio vale per tutte le informazioni crittografate, compresi i database che contengono informazioni cifrate con la funzione crittografica di hash come username e password.

Uno scenario che non può lasciare indifferenti, un futuro che deve spingere verso la maggiore sensibilizzazione dei cittadini sull’importanza della sicurezza dei dati e verso la continua ricerca e implementazione delle migliori soluzioni di protezione aziende come la nostra, impegnata sul fronte della cybersecurity a 360 gradi.

Sappiamo bene che i database aziendali possono contenere moltissime informazioni riservate (pensiamo a quelli di Facebook con miliardi di username e password o a quelli contenenti i numeri delle carte di credito) che diventerebbero facilmente decifrabili. Infatti, se un malintenzionato riuscisse a sottrarre un database (come successe alla Sony qualche anno fa), con l’aiuto di un computer quantistico sarebbe in grado di accedere in pochi secondi a miliardi di informazioni cifrate.

La crittografia quantistica permetterebbe di entrare ovunque e ci vorrebbero le adeguate e proporzionate contromisure: dovrà essere ripensato tutto il sistema di cifratura.

Non siamo ancora così vicini a quel momento, oggi il sistema della crittografia quantistica è ancora in fase di sperimentazione, ci sono ancora notevoli vulnerabilità da risolvere, ma soprattutto ha costi proibitivi, che forse i Governi potrebbero iniziare a considerare.

Ma ciò non toglie la necessità di porre il tema al centro delle politiche strategiche, pubbliche e private, e iniziare a lavorare da ora. Anzi, da ieri.

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