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Sette

Ecco come Google coccola Bruxelles su web tax e intelligenza artificiale

Che cosa ha detto Matt Brittin di Google su intelligenza artificiale, Gdpr e web tax

Google prova a sedurre l’Ue, mentre la Commissione ha avviato un’indagine sul trattamento dei dati di localizzazione da parte di Big G. Matt Brittin, alla testa della divisione Emea di Google, ha elogiato le mosse di Bruxelles per regolamentare l’intelligenza artificiale. Andiamo per gradi.

LE INTENZIONI DI BRUXELLES

Partiamo da fatti. Nei piani digitali della Commissione Ue è prevista la pubblicazione, entro febbraio, di un ‘white paper’ in cui Bruxelles proverà a regolamentare l’utilizzo delle tecnologie emergenti nell’Ue, come l’intelligenza artificiale. Non si esclude che l’Ue possa introdurre un divieto sul riconoscimento facciale.

COSA HA DETTO BRITTIN

“L’idea della nuova Commissione europea di presentare un documento a metà febbraio per impegnarsi con un regolamento sull’intelligenza artificiale è brillante, è giusto continuare su questa strada”, ha detto Matt Brittin, alla guida della divisione Affari Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA) di Google, a margine di un evento sulla sicurezza online a Bruxelles.

GOOGLE: SERVE REGOLAMENTAZIONE PER INTELLIGENZA ARTIFICIALE

L’idea di Bruxelles di mettere a punto delle regole per favorire l’innovazione che porta lo sviluppo e la diffusione dell’intelligenza artificiale, nel pieno rispetto delle regole sulla privacy, si sposerebbe con il pensiero di Google: “Pensiamo che l’intelligenza artificiale abbia bisogno di una regolamentazione che coinvolga responsabili politici, società civile e industria digitale”, ha affermato Brittin, che promuove la volontà di mettere “in atto nuove linee guida per ottenere il giusto equilibrio tra innovazione e protezione”.

L’ELOGIO DEL GDPR

E ancora. Matt Brittin ha anche elogiato “il regolamento europeo sulla protezione dei dati”, sostenendo che il Gdpr, “è un buon esempio e ha buoni principi”.

GDPR FAVORISCE GOOGLE (E NON SOLO)

Parole, quelle di Brittin, che non sorprendono affatto e che sembrano confermare quanto scritto sul Wall Street Journal da Nick Kostov e Sam Schechner: il Gdpr, entrato in vigore nel 2019, sembra favorire i giganti tecnologici come Google e Facebook, spingendo “gli specialisti del marketing a spendere i loro investimenti pubblicitari nei grandi player, in particolare per la Google di Alphabet e Facebook”.

IL MECCANISMO INNESCATO DAL GDPR

In pratica, in attesa che i diversi paesi diano attuazione al regolamento, le aziende hanno concentrato, in questi mesi, i loro budget pubblicitari digitali verso Google e Facebook ed altri big tech, che sicuramente avrebbero rispettato il regolamento.

LA WEB TAX

Tra gli argomenti su cui si è espresso il presidente della divisione Affari Europa, Medio Oriente e Africa di Google c’è anche quello della tassazione dei colossi del web. Google si dice favorevole ad una soluzione, nonostante la questione “è complicata”.

Google “vuole andare avanti e sostiene la proposta di una riforma dell’Ocse, ci sembra che una regolamentazione internazionale abbia più senso rispetto” della questione, rispetto alle soluzioni “dei singoli Paesi”, che “comunque rispettiamo”, ha detto Brittin.

“Non ci aspettiamo di avere tutto a modo nostro: discutiamo non del totale delle tasse che paghiamo ma di dove, per questo ha senso una riforma internazionale, la domanda è quanto tempo ci vorrà affinché l’Ocse presenti una proposta”.

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