I membri del Parlamento europeo chiederanno che a Bruxelles vengano conferiti poteri “di tipo federale” per l’applicazione delle leggi volte a frenare l’uso improprio di spyware, in seguito alle preoccupazioni che gli Stati membri siano spesso poco incentivati a seguire le regole. Lo riporta il Financial Times.
Sophie in ‘t Veld, europarlamentare olandese che supervisiona una relazione che sarà pubblicata l’8 novembre sulle modalità di utilizzo di questa tecnologia, chiede anche che vengano conferiti maggiori poteri a Europol, l’agenzia dell’UE preposta all’applicazione della legge. Attualmente può operare solo con il consenso degli Stati membri.
A marzo, gli eurodeputati hanno istituito una commissione per indagare sull’uso nell’Ue del software spia israeliano Pegasus della Nso e di altre tecnologie di sorveglianza. Due mesi dopo, è emerso che il software di spionaggio Pegasus è stato utilizzato per violare i telefoni cellulari di alti funzionari, compreso quello del primo ministro spagnolo Pedro Sánchez – il primo uso confermato contro un capo di governo in carica.
Il software è in grado di penetrare in un telefono cellulare e di copiarne il contenuto criptato. L’anno scorso Pegasus è stato utilizzato per colpire gli smartphone di 37 giornalisti, attivisti per i diritti umani e altre figure di spicco. La Nso ha negato le affermazioni.
Secondo fonti a conoscenza del dossier, la relazione subirà forti pressioni, in particolare da parte degli Stati dell’UE che spiano i cittadini per motivi politici. Software di hacking sarebbero stati utilizzati in Grecia, Spagna, Ungheria e Polonia contro membri dell’opposizione e giornalisti.
Spetta alla Commissione europea, l’organo esecutivo dell’Ue, proporre una nuova legislazione che dovrà essere negoziata tra la Commissione, il Parlamento e gli Stati membri.
In ‘t Veld spera che il rapporto mostri la portata del problema e che generi lo slancio politico necessario per garantire la stesura di nuove leggi. Ha dichiarato al Financial Times che l’entità del problema è molto più grave di quanto si pensasse in precedenza.”Non si tratta di una manciata di governi che spiano i loro cittadini, ma di tutta l’Europa. Tutti i governi usano queste cose, alcuni ne abusano”, ha sottolineato. “I diversi Stati membri dell’Ue svolgono ruoli diversi in uno schema che si estende a tutta l’Europa. Un Paese è la destinazione preferita per le operazioni finanziarie. Un altro è l’hub per il commercio internazionale. Un terzo fornisce passaporti d’oro ai dirigenti delle società di spyware”, ha dichiarato in ‘t Veld, riferendosi rispettivamente a Lussemburgo, Cipro e Malta. “L’intero business è intrecciato con i governi e i finanziamenti statali”.
Ha aggiunto che l’atteggiamento delle autorità nei confronti dell’applicazione delle norme sull’uso dei software spia è passato dalla “presunzione di conformità [da parte degli Stati membri] alla pretesa di conformità”. Di conseguenza, in ‘t Veld chiede che Bruxelles abbia maggiori poteri, come quelli di cui gode il governo federale degli Stati Uniti.
“Negli Stati Uniti ci sono stati due grandi attacchi alla democrazia: il Watergate e il 6 gennaio. Ma almeno loro hanno le istituzioni federali in grado di affrontare questo problema”, ha detto. “Hanno l’FBI, hanno il Congresso, che ha pieni poteri di inchiesta, hanno un Dipartimento di Giustizia federale che può indagare e intervenire”.
“Non possiamo avere un’Unione europea aperta se non abbiamo tutti questi strumenti sovranazionali per l’applicazione delle regole”, ha aggiunto.
La relazione chiederà anche l’inserimento nella lista nera delle aziende che non rispettano le regole del blocco, ma non chiederà un divieto assoluto di Pegasus. In ‘t Veld ha affermato che l’uso di spyware per minacciare la privacy delle persone e per ricattare i politici è diventato “un vero e proprio veleno per la nostra democrazia”, aggiungendo che c’è una traccia di infiltrazione russa ovunque ci si giri.
“Da un lato diciamo tutti che la nostra democrazia e la nostra società libera sono attaccate dall’esterno dai russi, ma sono anche sotto attacco dall’interno. Siamo completamente indifesi”, ha osservato l’eurodeputata. “Non si tratta solo di una minaccia alla privacy dei singoli. È una minaccia per la democrazia, perché la usano contro giornalisti, politici, avvocati, attivisti. È un vero e proprio veleno per la nostra democrazia”.
(Estratto dalla rassegna stampa di eprcomunicazione)