Il governo tedesco e gli operatori di telefonia mobile sarebbero vicini a un accordo nella disputa sull’installazione di componenti cinesi nella rete mobile 5G. Lo riferiscono alcuni media tedeschi, confermando che le due parti sarebbero ormai ai dettagli finali.
Si tratta di una controversia in corso da tempo. I componenti cinesi nella rete mobile 5G tedesca sono considerati un rischio per la sicurezza. Secondo le stime, dal 50 al 60 per cento dei componenti delle reti di accesso 5G provengono da aziende della Repubblica popolare, soprattutto Huawei e ZTE. E in aree particolarmente sensibili, come quella della capitale Berlino, la percentuale sarebbe notevolmente più elevata. Alla base delle preoccupazioni sulla sicurezza della rete c’è il fatto che le aziende cinesi sono legalmente obbligate a lavorare a stretto contatto con lo Stato. E gli esperti temono che la Cina possa utilizzare questi componenti per sottrarre dati o addirittura paralizzare la rete in caso di crisi o conflitto.
Il tema è tornato di attualità anche negli incontri internazionali dei leader politici tedeschi di questi giorni, come quello della Nato a Washington, dove Scholz e i suoi ministri si son dovuti confrontare con le rinnovate preoccupazioni degli alleati.
Da mesi si attende una decisione sulla permanenza o meno dei componenti cinesi nell’internet superveloce tedesco. Quasi un anno fa il ministero degli Interni aveva avvertito con toni urgenti che i componenti cinesi dovevano essere rimossi “immediatamente” e “completamente” dalla rete 5G tedesca per motivi di sicurezza, ma nulla di concreto è poi accaduto. Adesso sembra esserci un accordo sui principi fondamentali. Secondo quanto scrive la Süddeutsche Zeitung, dal 2026 nella cosiddetta rete centrale non potranno essere più utilizzati componenti di produttori considerati critici, come le aziende cinesi Huawei o ZTE. La rete centrale riguarda i data center centrali 5G per la trasmissione dei dati – prosegue il quotidiano di Monaco – sono quindi considerati particolarmente importanti perché lì vengono elaborati molti dati e informazioni.
Inoltre, dal 2029 le componenti cinesi dovrebbero essere rimosse anche dal sistema di gestione della cosiddetta rete di accesso e trasporto. Sono incluse, ad esempio, le antenne radio. Sarebbero previste anche sanzioni contrattuali per il mancato rispetto del calendario concordato.
Alle indiscrezioni giornalistiche non è finora seguito alcun commento ufficiale, né da parte governativa, né da parte industriale. Alcuni media, citando fonti vicine al ministero degli Interni, riportano che la ministra Nancy Faeser (Spd) intenderebbe commentare pubblicamente gli sviluppi dei colloqui con gli operatori di rete coinvolti la prossima settimana. L’Handelsblatt conferma da sue fonti l’accordo su tempi e modi secondo i quali procedere.
Se la road map da seguire fosse quella anticipata dai media, il calendario andrebbe molto a vantaggio delle società di telecomunicazioni. La proposta originaria del ministero dell’Interno, sostenuta anche da quelli degli Esteri e dell’Economia, prevedeva tempi notevolmente più brevi. Ora il primo passo, che prevederebbe la non utilizzazione di componenti critici, scatterebbe solo nel 2026.
L’Handelsblatt esprime i suoi dubbi. “L’uso di Huawei e ZTE nella rete centrale particolarmente critica per la sicurezza dovrebbe dunque essere vietato dal 1° gennaio 2026”, osserva il quotidiano economico, “Deutsche Telekom, Vodafone e Telefónica dovrebbero avere tempo fino all’ottobre 2026 per sviluppare la rete di accesso e di trasporto, che comprende antenne sui tetti e tralicci ben visibili, soprattutto nelle città. Se la scadenza fosse effettivamente prorogata al 2029, ciò rappresenterebbe una grande concessione per gli operatori di rete e si baserebbe sul ciclo di vita dei componenti hardware, che è in media di dieci anni. Poiché nel 2020 è iniziata l’espansione del 5G, i componenti dovranno comunque essere sostituiti nel 2029/2030. Ciò manterrebbe basso lo sforzo per gli operatori”.
Anche se il governo non si è ancora espresso, dal mondo politico arrivano i primi commenti. E non sono positivi, anche da ambienti della stessa maggioranza. Fortemente critici i Verdi. “Purtroppo non è un buon compromesso”, ha detto sempre all’Handelsblatt il deputato verde Konstantin von Notz, presidente della Commissione per il controllo dell’intelligence del Bundestag, “il fatto che le aziende debbano sviluppare i componenti corrispondenti dopo anni di ritardo rappresenta un rischio significativo”. A suo avviso “anteporre le considerazioni di politica economica alla politica di sicurezza rasenta la negligenza”.
Non è chiaro comunque come reagirà la Cina all’esclusione di Huawei e ZTE dalla rete mobile tedesca. Ad aprile l’ambasciatore cinese a Berlino aveva lanciato un avvertimento al governo di Berlino in un’intervista all’Handelsblatt. “Se la Germania limitasse o addirittura escludesse Huawei sulla base di preoccupazioni di sicurezza non dimostrabili, la Cina certamente non resterà a guardare”, aveva affermato. Ma lo stesso quotidiano economico dubita che “il governo cinese metterà a rischio le sue relazioni con la Germania e prenderà provvedimenti contro l’esclusione di Huawei”. O almeno questa è la speranza che aleggia nel mondo industriale e politico berlinese.