“Telegram ha superato i 500 milioni di utenti attivi. Solamente nelle ultime 72 ore, più di 25 milioni di nuovi utenti da tutto il mondo si sono uniti a Telegram”. Con questo messaggio Telegram ha informato i suoi utenti che negli ultimi giorni la comunità di Telegram è diventata più nutrita.
La scintilla è stata la comunicazione da parte di Whatsapp con la quale annunciava modifiche alla sua politica sulla privacy. In particolare Whatsapp non consente più di scegliere se permettere all’applicazione di trasferire o meno i propri dati a Facebook e alle altre aziende del gruppo.
“Come parte della famiglia di aziende di Facebook, Whatsapp riceve informazioni da e condivide informazioni con questa famiglia di aziende” – si legge nel messaggio “Possiamo utilizzare le informazioni che riceviamo, e possono utilizzare le informazioni che condividiamo con loro, per aiutare ad operare, provvedere, migliorare, capire, personalizzare, supportare e commercializzare i nostri servizi e le loro offerte”. In sostanza Mark Zuckerberg si è rimangiato la promessa fatta quando acquistò Whatsapp di assicurare un alto profilo di privacy alla piattaforma di messaggistica.
Di questi aspetti tecnologici e sociali delle comunicazioni quotidiane Start Magazine ne ha parlato con due esperte di social network e privacy, Rachele Zinzocchi e Marta Pellizzi.
La crittografia end-to-end di whatsapp: un mito più che realtà
“Se hai un profilo Whatsapp questo basta e avanza a farti dimenticare cos’è la privacy, anche se non hai Facebook”. È netta Rachele Zinzocchi nello smontare il “mito” della presunta privacy tutelata da Whatsapp. “Facebook e Whatsapp condividono i dati degli utenti tra di loro e con terze parti da 4-5 anni ormai. Anche la crittografia end-to-end va a farsi friggere, la privacy è totalmente inesistente”.
La privacy non è solo un problema di pubblicità
Quello che succede è che i dati, e quindi i messaggi, che gli utenti si scambiamo su Whatsapp vengono condivisi con le altre aziende di Zuckerberg (Facebook e Instagram) per profilare gli utenti. Ma quali sono i rischi? In primis essere bersagliati da annunci pubblicitari cuciti addosso agli utenti ma non solo. “La violazione della privacy non riguarda solo la pubblicità ma mette a rischio i dati che possono finire nelle mani di hacker. Prendiamo per esempio la geolocalizzazione” – aggiunge Zinzocchi – “Ci sono persone che che la utilizzano con una facilità tale da “dare le chiavi di casa al ladro”. Quando ancora tenevo lezioni in presenza, prima del Covid, facevo l’esempio di un mio contatto che aveva condiviso la sua posizione su Facebook in occasione dei festeggiamenti del Capodanno. Con una serie di screenshot si riusciva a ricostruire la mappa geografica per arrivare a individuare la casa in cui questa persona stava trascorrendo le feste”. Un bel vantaggio per i topi d’appartamento. “Gli utenti sono il prezzo di scambio del servizio gratuito, laddove non si sottoscrive un abbonamento di paga con la propria privacy”.
Fuga da Whatsapp verso Telegram e Signal
Come già detto negli ultimi giorni molti utenti sono approdati ad altre piattaforme di messaggistica come Telegram e Signal, ritenute dagli esperti molto più sicure in fatto di privacy e sicurezza. “Per Telegram significherà molto in termini di utenza. Stando a quello che viene dichiarato tutte le app di messaggistica godono di un altro livello di privacy. Però una cosa è la teoria e un’altra è la pratica” – dice Marta Pellizzi, esperta di social e di Telegram in particolare – “Parliamo di strumenti molto diversi. Signal è diverso sia da Telegram che da Whatsapp. In tema di sicurezza Signal è preferibile rispetto a tutti gli altri perché ha un sistema di crittografia molto più forte, dall’altro lato però è del tutto carente di tanti altri strumenti per le aziende. Quindi se dovessi scegliere qualcosa che tutela la mia privacy 100% sceglierei Signal. Le differenze tra queste tre applicazioni riguardano solo la privacy ma anche le loro funzionalità”.
Signal è l’app per i fanatici della sicurezza, Telegram la più completa
La nuova app di messaggistica Signal, secondo il parere degli esperti è la numero uno in fatto di sicurezza delle conversazioni ma non offre tutte le funzionalità che offre Telegram. “Signal è per i fanatici della privacy o se si ha qualcosa di estremamente delicato da condividere” – ci dice Zinzocchi – “Ma offre solo una fetta dei servizi offerti da Telegram” . Telegram appare l’app più completa e versatile sia in termini di pubblico che di funzioni. “Telegram può riservare molte sorprese positive, si può utilizzare per moltissimi dal personal brand, al brand awareness, alla gestione del team o come alert System” – dice Marta Pellizzi – “Pensiamo alle Amministrazioni Pubbliche, gli enti pubblici possono avvisare i cittadini tempestivamente e gratuitamente. Questo perché Telegram permette creare canali ai quali i cittadini si possono iscrivere e venire avvisati, ed è gratuito per Amministrazioni e cittadini. Il Comune di Genova insieme alla Protezione Civile ha utilizzato Telegram per avvisare tempestivamente le cittadinanza nella gestione dell’emergenza del Ponte Morandi e tuttora il canale è attivo”.
Il doppio livello di sicurezza di Telegram
Se Signal è il sistema di messaggistica più sicuro dal punto di vista della privacy, Telegram è forse quello che coniuga meglio sicurezza e usabilità, sia per gli utenti semplici che per operazioni di business. “Telegram assicura un doppio livello di sicurezza. Il primo livello ha una sicurezza assicurata al 100%, il secondo al 1000 per 100. Questo secondo livello è garantito nelle cosiddette secret chat dove esiste un livello di crittografia ent-to-end per cui un messaggio viaggia dall’emittente al ricevente senza passare da un server” – dice Rachele Zinzocchi – “C’è poi un secondo livello di sicurezza efficace per la maggior parte degli utenti e degli utenti business. Questo si ottiene attraverso le cosiddette chat cloud che sono garantite da una crittografia server-client-client-server. Questo significa che il contenuto del messaggio transita in un server che viene chiamato MTProto e attraverso questo transito giunge al destinatario. A differenza delle altre applicazioni come Facebook e Whatsapp, il messaggio transita come frantumi di un bicchiere spezzato, i contenuti di quel messaggio vengono a trovarsi distribuiti in tutte le parti del globo: un pezzettino in Bangladesh, un pezzettino in Italia, un altro in Burundi e così via. Il che rende la privacy totale perché da un lato è impossibile ricostruire i pezzi del puzzle, dall’altro non è detto che il Governatore del Bangladesh voglia consentire alle autorità di Telegram di accedere a quel dato qualora ne facessero richiesta. Quindi la sicurezza è garantita in maniera totale”.
Telegram: controindicazioni e lati oscuri
Il doppio livello di sicurezza garantito da Telegram non è esente da controindicazioni. La prima delle quali è la lentezza del trasferimento dei dati. “Il livello delle secret chat non è adatto alle masse, a cui basta e avanza il livello delle chat cloud. Le ragioni sono due: la prima è che il protocollo MTProto garantisce la possibilità di condividere velocemente file che arrivano a 2 Giga.” – aggiunge Rachele Zinzocchi – “Il secondo punto è che gli utenti di Telegram potrebbero essere tacciati di operazioni illecite e dunque bisognose di segretezza”. Velocità e sicurezza sembrerebbero rendere Telegram l’app di messaggistica vincente rispetto alle altre. Un aspetto di Telegram cui porre attenzione è l’uso della funzionalità “People Nearby”. Con questo servizio si dà il permesso al dispositivo di geolocalizzare la propria posizione. “Non si è geolocalizzati a prescindere. La geolocalizzazione della propria posizione è un’attività volontaria, Telegram non ti geolocalizza se non viene espressamente richiesto” – ci rassicura Marta Pellizzi – “La geolocalizzazione può partire sia da Telegram per condividere con un amico la mappa mentre ci si sposta nella città o per trovare persone vicine, sia al di fuori di Telegram magari se si attiva la posizione su Instagram”.