skip to Main Content

Pagamento Facebook Ue

Facebook, che cosa pensa Zuckerberg del Regolamento europeo sulla privacy Gdpr

Fatta la legge trovato l’inganno. Per il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, il Regolamento europeo sul trattamento dei dati personali Gdpr (che entrerà in vigore venerdì 25 maggio) è uno standard globale solo a parole A metà aprile Facebook ha pubblicato un post in cui ha spiegato gli adeguamenti della piattaforma alle disposizioni sulla privacy…

A metà aprile Facebook ha pubblicato un post in cui ha spiegato gli adeguamenti della piattaforma alle disposizioni sulla privacy previste dal Gdpr, indicando: “A tutti, indipendentemente da dove vivono, sarà chiesto di rivedere le informazioni su come Facebook utilizza i dati e di compiere scelte in merito alla privacy su Facebook. Tutto ciò avverrà in Europa a partire da questa settimana”. E per i cittadini non-Ue? Dopo quanto successo con Cambridge Analytica, Mark Zuckerberg si è cosparso il capo di cenere e ha ammesso che “è tutta colpa mia” in una serie di post pubblicati sul suo profilo social e di interviste concesse a siti Internet, tra cui Wired.

CAPTATIO BENEVOLENTIA DI MARK

Chiamato a deporre dal Congresso americano, il Ceo di Facebook ha concesso che servono delle regole “fatte bene, semplici” e si è profuso in elogi del General data protection regulation, la normativa europea che ha capito come si gestisce la privacy sui colossi Internet, e ha promesso di farne lo standard globale di Facebook, se non nella forma almeno nello spirito.

FACEBOOK LASCIA FUORI METÀ UTENTI

Per ora, però, sembra che il miliardo e mezzo di utenti Facebook in Africa, Asia, Australia e America Latina potrebbero restare fuori dalle protezioni del Gdpr, perché non governati dalla filiale Facebook irlandese e dalle leggi sui dati dell’Ue e non dalla casamadre Usa Facebook Inc – per quanto, incalzata da Reuters, la società di Menlo Park abbia negato che ci sia un doppio standard: “Applichiamo le stesse protezioni sulla privacy ovunque”.

EFFETTO NULLO SUGLI INSERZIONISTI…

A qualcuno importa? Non a chi fa affari con Facebook: la trimestrale al 31 marzo 2018 non risente neanche da lontano dello scandalo Cambridge Analytica; il business di Facebook basato su affinati strumenti di advertising mirato basati sull’analisi dei dati personali va a gonfie vele (da ricordare che della galassia Facebook fa parte il social delle foto Instagram, ricco bacino di dati sui giovani). Nei primi tre mesi del 2018 il fatturato del social network è cresciuto anno su anno del 49% a 11,97 miliardi di dollari; l’utile è di 4,99 miliardi di dollari, +63% anno su anno; il traino è la pubblicità su mobile (91% delle entrate complessive da pubblicità); il numero degli utenti giornalieri attivi è salito a 1,45 miliardi.

… E SULL’ANDAMENTO DELLA SOCIETÀ DI MENLO PARK

Ci potrebbero essere ripercussioni dal datagate nei prossimi trimestri? Gli analisti pensano di no e scommettono che il fatturato globale 2018 arriverà a 55,19 miliardi di dollari, facendo di Facebook il secondo maggior venditore di inserzioni dopo Google. Certo, c’è da mettere in conto l’aumento dei costi: nel primo trimestre Facebook ha speso il 39% in più rispetto a un anno prima sia per i contenuti video che per strumenti di sicurezza e intelligenza artificiale, che aiutano a proteggere gli utenti ma anche a profilarli meglio. Si tratta in tre mesi di un esborso di 6,52 miliardi di dollari: Zuck se lo può permettere.

Back To Top