Con l’entrata in vigore delle stringenti norme che compongono il Dma, il corpus normativo finalizzato ad aprire la concorrenza nel mercato digitale, la Commissione europea ha dovuto anche decidere quali piattaforme e servizi fossero a rischio oligopolio o monopolio e, sulla base di ciò, sottoporle a regole più severe per aiutare i competitor che partono da situazioni di svantaggio. A inizio anno l’esecutivo guidato da Ursula von der Leyen aveva – un po’ a sorpresa – scelto di non classificare Edge come gatekeeper – sebbene Microsoft, ovvero la sua casa madre, sia ritenuta tale – escludendolo così dalle conseguenze del Dma. Una decisione che molte associazioni e pure diverse rivali non hanno affatto preso bene. E infatti sono tornate alla carica chiedendo a Bruxelles di riconsiderarla.
RIVALI ALL’OPERA
Tutto è nato da una richiesta inoltrata da Otello Software, studio norvegese noto soprattutto per il browser Opera. La multinazionale di Oslo fondata da Jon Stephenson von Tetzchner e Geir Ivarsøy per la sua segnalazione inoltrata alla Commissione ha saputo raccogliere attorno a sé un buon numero di attori del mercato e di associazioni e, secondo la testata The Register, che ha potuto visionare la missiva indirizzata a Bruxelles, è firmata da Vivaldi, Waterfox e Wavebox. “La Commissione – si legge nel testo – ha deciso di non applicare la Dma a Microsoft Edge e, di conseguenza, attualmente è consentito il persistere di pratiche sleali nell’ecosistema Windows per quanto riguarda Edge, non mitigate dalle schermate di scelta che esistono su mobile”.
LE ACCUSE RIVOLTE A EDGE DI MICROSOFT
Per le ricorrenti la decisione della Ue ha permesso il protrarsi di pratiche vietate dall’Antitrust comunitario come l’inserimento di pubblicità nei siti web di altri browser, l’uso di pop-up costanti con messaggi fuorvianti sui browser concorrenti e ostacoli software nel cambiare sul proprio device il browser che l’utente vorrebbe indicare come predefinito. Tutte pratiche che, se accertate, falserebbero di certo la concorrenza nel mercato dei browser. “Questi ostacoli – lamentano gli appellanti – scoraggiano i consumatori dall’utilizzare browser indipendenti”.
COSA CHIEDONO ALLA UE
Da qui “l’appello alla Commissione europea in quanto – si legge sempre nella missiva – convinti che si debba avere la stessa scelta di browser su Windows come su Android o iOS”. Altrimenti, paventano i ricorrenti, “nel caso in cui Edge non venga designato, la promessa del Dma di equità, contestabilità e scelta dei consumatori non si materializzerà nei PC Windows.”
QUALI SONO I BROWSER PIU’ USATI?
Sebbene, secondo gli ultimi dati di Statcounter, non ci sia partita con Chrome, l’offerta Google che è scelta da circa il 65 per cento dei naviganti via PC e laptop, Edge rappresenta comunque la seconda scelta, al 13,78, seguita da Safari al 9,22, Firefox, la ricorrente Opera e, in fondo, 360 Safe. La quota raggiunta da Microsoft sembra comunque di peso. Sulla libera scelta del browser la Commissione battaglia da parecchio con la software house di Redmond: nel 2013 le aveva elevato una multa da oltre mezzo miliardo in quanto circa 15 milioni di utenti di Windows non erano stati informati, attraverso il Browser Choice Screen (BCS), dell’esistenza di altri browser oltre a Internet Explorer.